Germania e Francia premiano il dottore di Lampedusa di Fuocoammare
Il Ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, e il suo omologo francese, Jean-Marc Ayrault, hanno conferito per la prima volta il Premio franco-tedesco dei Diritti Umani. Tra i 15 premiati internazionali “per il coraggio civile e lo straordinario impegno per i diritti umani” c’è anche un medico italiano, il Dr. Pietro Bartolo.
Chi è il Dr. Pietro Bartolo. Come Direttore del Poliambulatorio di Lampedusa, Bartolo si occupa fin dagli anni ‘90 della prima assistenza medica ai migranti che sbarcano a Lampedusa e della necessità di trovare valide soluzioni europee. Inoltre è uno dei protagonisti del film Fuocoammare, premiato con l’Orso d’oro alla Berlinale 2016, del regista italiano Gianfranco Rosi. In tutti questi anni Bartolo si è sempre distinto per il suo impegno in prima linea nei soccorsi ai migranti, come in occasione di una delle più grandi tragedie del Mediterraneo, in cui persero la vita 366 persone a bordo di un peschereccio che ne trasportava oltre 500.
La cerimonia di premiazione. Il premio sarà consegnato ai 15 prescelti il 10 dicembre in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani. I caschi bianchi siriani riceveranno un premio speciale. Lo scorso 29 novembre il Dr. Pietro Bartolo è stato ricevuto dall’Ambasciatore tedesco Dr. Susanne Wasum-Rainer e dalla sua omologa francese, Catherine Colonna, assieme al Sottosegretario di Stato Domenico Manzione del Ministero dell’Interno e al Dottore Flavio Di Giacomo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, per un intenso scambio italo-tedesco-francese sulle questioni migratorie e integrative. In sostegno all’azione, in data 18 novembre il Dr. Bartolo, l‘associazione della Legione d’Onore in Italia e l’Ambasciata francese avevano consegnato un ecografo per il dispensario del Dr. Bartolo a Lampedusa, acquistato grazie alla raccolta fondi effettuata a Palazzo Farnese lo scorso aprile con a una proiezione di Fuocoammare.
Fuocoammare. Samuele è un bambino di dodici anni di Lampedusa che preferisce di gran lunga passare le giornate a cacciare con la sua fionda piuttosto che andare a scuola. Il suo futuro è il mare così come lo è stato per suo padre, suo nonno e decine di generazioni prima di lui. Per lui e per tutti gli abitanti dell’isola il mare significa la vita. Per qualcuno, invece, quello stesso mare significa morte, soprattutto per le migliaia di migranti che tentano il tutto per tutto attraversando il canale di Sicilia. Quelle acque in cui muoiono centinaia di persone l’anno, sono le stesse da cui i pescatori dell’isola, e le loro famiglie, traggono di che sostentarsi. Le storie degli abitanti dell’isola e dei migranti non si intrecciano mai, ma dalle parole dello stesso Rosi e da quelle del dottore dell’isola Pietro Bartolo appare chiaro come gli sparuti abitanti di Lampedusa (5.000 circa) abbiano un ruolo fondamentale nell’accoglienza dei migranti e come la solidarietà mostrata dagli stessi sia un vero esempio. La natura è tanto piena di contrasti, quanto apparentemente “normale” se si pensa alla regolarità con cui reitera i suoi paradossi. Gianfranco Rosi riesce a documentare e ricostruire rendendosi apparentemente invisibile. Nessuna voce fuori campo, nessuna inquadratura che voglia sottolineare, in maniera “palese” ciò che pensa o vuole dire l’autore, solo il monologo del medico lega direttamente le immagini ad un giudizio, il resto è apparentemente lasciato allo sguardo dello spettatore. Nessuna accusa, se non alla situazione. Nessun colpevole, solo eroi. Il già citato medico, la guardia costiera, chi lavora sulle imbarcazioni salvando vite che non possono non essere salvate.
Foto di copertina © Paul Katzenberger CC BY 4.0