Cose che succedono al Comune di Roma quando ti ritrasferisci dopo aver vissuto a Berlino
di Ilaria Ravarino*
Ho vissuto a Berlino, zona Friedrichshain, per cinque anni, l’età di mio figlio. Poi per ragioni familiari, sono stata costretta a tornare a Roma, la mia città. Oggi sono andata all’ufficio del Comune e ho scoperto che la mia famiglia da qualche mese ha lasciato Berlino Est e la DDR. Sì, sul terminale, a causa di un programma condiviso con i consolati italiani di tutto il mondo e datato chissà quando, accanto ad ogni quartiere della città di Berlino c’è scritto o D (come Deutschland) o DDR, come nel mio caso (Friedrichshain è nell’ex Berlino est, quindi per l’impiegata io e la mia famiglia venivamo dalla DDR. Non solo.
Mio marito risulta disperso, forse prigioniero politico dei comunisti. Io, a casa con mia madre.
Nostro figlio Noè, 5 anni, vivrebbe da solo all’Esquilino. La sua residenza coinciderebbe con quella di una famiglia cinese.
Nessuno è in grado di dirci come il cinquenne possa procurarsi i soldi per pagare il subaffitto.
A parte il quadro familiare leggermente deprimente che emerge dal database del Comune, e a parte che il database del Comune è stato aggiornato prima del crollo dell’Unione Sovietica, mi piacerebbe che chiunque abbia “pasticciato” (questo il termine tecnico, pare) il mio cambio di residenza lo “spasticci” al più presto.
“Tecnicamente signò, sarebbe pure abbandono di minore. Fa ride”. Fa. Ride.
Volevo solo un medico per mio figlio.
Facevo prima a sacrificare un capretto a #Spelacchio sperando nella pietà degli dei.
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*Ilaria Ravarino, giornalista e sceneggiatrice, vive e lavora tra Berlino e Roma (ora più Roma che Berlino). È firma di Gioia, Il Messaggero e Leggo.
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