Berlino ti resta sulla pelle (e anche sotto)
Un segno. Una macchia. Un tatuaggio. Un graffio. Berlino è qualcosa che non riusciamo a toglierci di dosso.
Un solletico strano sulla pianta dei piedi, in mezzo alle mani, ai fianchi delle dita, un rumore in sordina che stuzzica i sensi, che non sa andarsene. Questa città sa raccogliere le nostre forze in un vortice instancabile, mescolandole come fossero colori di una tavolozza mai ripetitiva. Berlino, una combinazione di sfumature, il risultato anche delle più stravaganti, uno schizzo di pensiero, la bozza di quello che avremmo sempre voluto dire e che piano qui prende forma.
Quella nicchia dove il banale non trova posto. Dove ogni giorno è una pagina bianca, come un invito aperto a fare della nostra vita ciò di cui fino a ieri avevamo paura. E quel cielo che da grigio si apre sereno oppure il contrario, la pioggia da prendere a braccia aperte, le corse in mezzo alla strada che da qualche parte qualcuno ci ha impedito di fare.
Le persone da scoprire, se stessi da rinnovare
Noi che qui diventiamo il soggetto di nuovi punti di vista o l’oggetto di storie in cui non pensavamo di ritrovarci. Qui che al mattino non conosciamo l’ora del rientro, l’accompagnatore che verrà a casa con noi, le risate o le lacrime in cui ci ritroveremo, che ogni minuto è una sorpresa e nessun giorno è uguale al suo gemello. Berlino difficile da descrivere, nella sua essenza che completa lo spirito, che tace e ci osserva come uno sguardo che avremmo sempre voluto avere addosso, che ci ascolta come l’amico che non abbiamo ancora incontrato, che ci abbraccia come solo in fondo al cuore vorremmo essere abbracciati. Berlino che non è bella, ma è (im)perfetta come la donna dei sogni, immaginaria e immaginata, eppure finalmente davanti a noi. Lei, che a volte si gira dall’altra parte e ci nega il sorriso, noi che vogliamo averla in pugno ma non sappiamo che è sempre lei ad avere in pugno noi.
Perché Berlino si prende tutto di noi. Carne e cuore. Mente e pelle. E proprio sotto quella pelle, lei resta. Si insinua senza chiedere permesso, entra da ogni spazio lasciato aperto. Rimane nelle luci della sera, nei profili dei palazzi e nella cantilena della metro in partenza. Risuona nella testa come una canzone che non se ne va. Rimane nei crepuscoli brevi dell’autunno, nella luce fresca di una giornata estiva, nel brusio sommesso e festoso delle domeniche a Mauerpark, nel sapore di spremuta d’arancia per le strade di Kreuzberg, nel ritmo mai silente dei passi della sua gente, diversa e stravagante, che ci ricorda quanto davvero fra le sue strade ci sia spazio per tutti.
Perché Berlino c’è nel nostro modo di essere quotidianamente contraddittori, ci dà il respiro che manca alla fine di una giornata mal sopportata.
Lei c’è nella forza che hanno i nostri sogni e i nostri progetti, è nella fede di sapere che in fondo alla volontà ci sarà lei, con il profumo di legno umido di uno dei suoi locali, con la bellezza di uno dei suoi tramonti. E’ la macchia che non abbiamo paura di portarci addosso, che vantiamo come il ricordo di un qualcosa che ci appartiene per davvero. Berlino è la nostra migliore eccezione, lo sbaglio che rimpiangeremo di meno, la pazzia che ricorderemo per la vita. E’ il ricordo di un’estate, così come di una vita intera.
E nonostante gli inverni e le estati, i cambiamenti e i cliché, l’amore e la fatica di portarla con noi dentro e attraverso ogni giorno, non ci stancheremo di ricordarcelo. Con un sorriso e un brillare d’occhi che sa di cose arrivate in fondo al cuore.
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Immagine di copertina © Katri Niemi CC BY SA 2.0
2nd Photo © ANBerlin CC BY SA 2.0