Berlino mi piace perché
di Salvatore Bonanno
A Berlino ci sono venuto per caso. Lo so, lo dicono in molti, ma per me è stato davvero così. Quando cominci una relazione a distanza non sai mai se crederci, in fondo ti dici “un giorno finirà”, ed anche se non te lo dici lo pensi, perchè non immagini, non puoi immaginare, che a un certo potresti mollare tutto e andare via, andare via per sempre, dal tuo posto, abbandonare la tua vita per radicarti nella vita di qualcun altro. A me è capitato proprio così: a Berlino ci sono venuto per amore.
È la storia di milioni di coppie, secondo me ancora oggi una delle più belle. Se è vero che l‘amore è fatto di momenti, gli unici, che non possiamo controllare, allora bisognerà pure ammettere che l‘amore a distanza ha un sapore un po‘ diverso: le sofferenze perchè sei lontano e l‘unica persona che vorresti stesse con te è a chissá quanti chilometri, le telefonate interminabili e sfinenti, soprattutto, la sensazione di ricominciare la tua storia dall‘inizio ogni volta che ci si rivede dopo settimane o mesi, perché è sempre diverso incontrarsi ed anche i corpi, quei disgraziati, hanno bisogno di abituarsi ad un odore che ricordano nel tempo, certo, ma non nello spazio.
È una galassia l‘amore a distanza, come lo sono tutte le passioni, ma più selvaggia e imprevedibile.
Insomma è andata a finire con una valigia piena di vestiti inutili ed una coda, interminabile, per il check-in, all‘aeroporto di Catania. La settimana prima di partire avrei dovuto girare un documentario antropologico. Titolo: il prepartenza in Sicilia. Per dire:
– Compare ti offro una granita.
– Veramente ho già mangiato.
– Ma che fai mi rifiuti una granita ora che parti?
– Certo hai ragione mangiamoci questa granita.
– Compare ci prendiamo una brioscia col gelato?
– Guarda come se avessi accettato è che ho finito di mangiare ora una granita.
– Ma che sei indegno però, la granita con Alessio sì e la brioscia con me no, onestamente sei poco serio.
– Hai ragione, andiamo a mangiarci una brioscia col gelato.
– Miii Salvo ma domani tu parti vero, vieni al bar che ti offro un amaro, qualcosa.
– Guarda non me la sento sono le 8 di mattina.
– Vabbé ma che fai scherzi, scusa parti domani e non ti fai offrire niente al bar? Mi offendo, veramente te lo dico, mi offendo assai.
Per non parlare della famiglia. “L´ultimo pranzo prima di partire” è per antonomasia la sfida più importante che un uomo del Sud si trova a dover affrontare in tutta la sua vita. Invitati: tutti. Dove per “tutti” si intendono anche i cugini dell Australia che non hai mai visto ma tuo padre chiama per comunicargli che stai abbandonando la famiglia per trasferirti in Germania; tua nonna che non apre la televisione da un bel po‘ e ti dice “Salvuccio non andare, a Berlino ci sono i nazisti ed un uomo con i baffi che parla tutto strano”; le sorelle di tua madre, quattro, con mariti, figlie, nipotini e animali da passeggio al seguito, le quali sorelle se va bene portano due teglie di peperonata a testa ed una serie di preparati sott‘olio che il piu leggero lo digerisci dopo cinque settimane. Tuo zio Luigi invece porta il vino. Rosso. Fatto in casa da lui con il concetto tutto siciliano per cui “se non è almeno 16 gradi il vino non è buono Salvo, assaggia, e assaggia che poi domani te ne vai e chissá che cosa ti fanno bere là in Germania (non ha tutti i torti comunque su questo…)”. Se ne esci vivo, da un pranzo così, allora niente può più farti paura nella tua esistenza. Se dopo 40 minuti (il tempo di finire gli antipasti), stai ancora respirando e riesci a fingere di rifiutare l‘offerta di tua sorella che ti spiega con garbo come “un poco di sarde a beccafico le devi assaggiare, sennò la zia Concetta si offende, lo sai”, allora sei già coperto per tutte le decine di cene dalla famiglia tedesca della tua ragazza, quelle dove ti siedi e a tavola vedi un poco di insalata, un piatto con un liquido che chiamano Suppe ed una bella portata di riso con gli asparagi, li mangi e pensi “minchia buoni gli antipasti” e poi invece arriva la Frau suocera con il dolce e capisci, ancora una volta, che non hai cambiato soltanto città, ma tutto un mondo.
Quello che volevo dire è che di Berlino mi piace quando torno a casa in bicicletta la sera e passo sotto le volte dell‘Oberbaumbrücke a Warschauer Straße, mi giro a sinistra e vedo da lontano una scultura sospesa nell‘acqua di due uomini che non si sa se litigano o se si vogliono abbracciare, e penso che non conta che cosa stiano facendo, conta piuttosto che in qualche modo si stanno in fondo amando.
Mi piace camminare nei pomeriggi di sole sulla riva della Sprea a Paul-Lincke Ufer, guardare i berlinesi che giocano a bocce in un modo diverso da come ci giocavo io, le ragazze con le facce serene che conversano sul prato, abbandonate accanto alla riva del fiume, e andare sino alla fine della strada e continuare dritto attraverso le curve del parco che ti portano su Puschkinallee e al Treptower Park.
Mi piace andare a Schöneberg il sabato mattina e passeggiare per le bancarelle del mercato di Winterfeldt Platz.
Mi piace questa sensazione strana di sentirmi in un‘altra città, in un posto tutto diverso, non appena passo da Kreuzberg a Prenzlauer Berg, o da Neukölln a Tiergarten.
Mi piacciono tutti questi enormi parchi verdi che spuntano quando non te li aspetti e pensi che allora si può costruire anche una capitale senza dimenticarsi che in fondo siamo esseri umani.
Mi piace quando mi imbarazzo, io, perchè vedo due persone delle stesso sesso camminare mano nella mano e sono l‘unico a girarsi per strada e dopo una manciata di secondi mi accorgo che guardano tutti me, non loro, e penso “ecco la civilità”. Poi con la mente trasferisco la stessa scena al mio paesotto siciliano e di colpo mi sento invaso da un senso di libertà così profondo, così immenso, che non basterebbero milioni di parole per spiegarlo.
Non lo se Berlino è la mia casa, che non sempre la propria casa la si sceglie, ma di certo è un posto dove puoi provare a sentirti te stesso. Non è male che esistano al mondo luoghi come questo ed è più semplice andarsene via, partire, se ad aspettarti é una città come Berlino: ve lo volevo solo raccontare.
Foto di copertina: © tischy CC0 Public Domain