Berlino e quel presente da vivere ora
A casa, a Roma, in salone, abbiamo un bellissimo divano giallo. Anzi, in verità non è giallo, così come non è né rosso né blu. Quelli sono i colori dei teli che, alternandoli, utilizziamo per coprirlo. Non vogliamo che si logori, che il suo verde, perché è verde sotto, si macchi di acqua, caffè, vino, che entri in contatto con i jeans che abbiamo utilizzato tutto il giorno o con i nostri piedi scalzi che ameremmo distendere lungo le sue due piazze. Quel divano è pronto per ospiti futuri che vengono solo ogni tanto e anche quando vengono su quel divano non ci si siedono, perché non ci entreremmo tutti, loro e noi, e così si rimane a chiacchierare intorno al tavolo in cui si è cenato senza che a nessuno venga in mente di spostarsi di là, sul divano. Chissà, forse anche gli ospiti a casa hanno un divano che, ecco, è meglio se lo si utilizza il meno possibile, così almeno dura e quindi capiscono, non dicono, si comportano di conseguenza senza mettere in difficoltà i padroni di casa.
A volte mi chiedo se, ad una certa età, quando ormai alcune scelte sono state fatte con l’idea che siano per sempre, anche se in realtà ci sarebbe tutto il tempo per cambiarle ancora, le persone non si dividano tra chi quel telo continua a tenerlo lì, a protezione di un futuro che prima o poi si godrà, e chi invece lo toglie godendosi il verde dell’ora, del presente. A Berlino, sarà perché in pochi sono davvero di Berlino e già il fatto di viverci significa aver salutato il passato, sarà che ormai la città è diventata un catalizzatore di queste anime in cerca di futuri che siano già presenti, ebbene, ci sono poche persone che coprono i divani o a mettere a posto una casa in cui entra ed esce senza fermarcisi troppo perché la vita è soprattutto fuori, a contatto con gli altri, intorno ad una tavola senza tovaglia sorseggiando una birra trapassata dai caldi raggi di sole di una primavera arrivata in anticipo e che non è detto che durerà. E’ un bene? E’ un male? Non lo so. In tanti poi tornano indietro, forse non si può vivere sempre così o forse non tutti possono, ma è questo ciò che si respira, è questo ciò che è ora e forse viverlo e assecondarlo è meglio che il rimorso dell’esserselo fatto sfuggire per sempre.
“Perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!»”
Jack Kerouac, Sulla strada
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