Berlinale: Helle Nächte, la recensione del film tedesco sul conflitto padre-figlio

Diretto dal regista Thomas Arslan, Helle Nächte (Bright Nights) è uno dei tre film tedeschi in concorso alla 67esima edizione della Berlinale. Al centro della pellicola il conflitto tra un padre e un figlio che non riescono a comunicare, dispiegato durante un viaggio in macchina per la Norvegia nel periodo delle notti bianche.

La trama

Michael (Georg Friedrich), ingegnere civile austriaco residente a Berlino, viene a sapere della morte del padre che non incontra ormai da anni. Al fine di occuparsi delle formalità legate alla sepoltura, Michael parte per la Norvegia, luogo dove il padre viveva solo, e decide di portare con sé anche il figlio adolescente Luis (Tristan Göbel). Michael si è separato presto dalla madre di Luis e con il figlio non ha un vero e proprio rapporto. Consapevole degli errori commessi in passato, Michael cerca di sfruttare il viaggio per riconciliarsi con Luis, il quale però lo respinge continuamente.

Un conflitto irrisolto

Il film di Arslan riesce a ritrarre efficacemente il dramma di un uomo che ha commesso diversi errori nel suo ruolo di padre e che a fatica cerca di recuperare il rapporto col figlio, che non sembra interessato. Arslan sceglie di lasciare aperto il conflitto: i chilometri macinati in auto e a piedi per una Norvegia in cui il sole non tramonta mai non corrispondono a dei progressi nell’avvicinamento tra i due. Se il punto di forza della pellicola è l’intensa interpretazione del cast che riesce a trasmettere con empatia la difficoltosa ricerca di dialogo tra padre e figlio, Helle Nächte soffre della mancanza di ritmo e soprattuto di una struttura drammaturgica: il risultato è un film ben recitato e carico di potenzialità, ma purtroppo sprecato perché statico e irrisolto.

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Foto di copertina: Helle Nächte | Bright Nights – Wettbewerb 2017 -DEU/NOR 2017 – von: Thomas Arslan – Tristan Göbel, Georg Friedrich © Schramm Film / Marco Krüger