A Kreuzberg, Berlino, Google e i suoi uffici non sono i benvenuti
Gli abitanti del quartiere berlinese di Kreuzberg temono che l’insediamento di Google porterebbe un ulteriore incremento del costo degli affitti e che snaturerebbe la zona.
“Cacciare e resistere” sono le parole d’ordine del movimento anti-Google. Kreuzberg, quartiere alternativo di Berlino, si sta opponendo con fermezza alla volontà della multinazionale di aprire un suo campus nei pressi di un’ex centrale elettrica del quartiere. Secondo gli attivisti del movimento FuckoffGoogle, il campus del colosso di Internet porterebbe ad un aggravamento delle condizioni di vita degli abitanti, oltre a stonare nel contesto in cui sorgerebbe.
Google a Kreuzberg, Berlino
Si tratta di un progetto analogo a quelli presentati in città come Londra, Varsavia, Tel Aviv, San Paolo e Seul. In queste altre metropoli il colosso non ha ricevuto la stessa accoglienza negativa avuta a Berlino. Il campus di Kreuzberg dovrebbe interessare un’area di 3.000 metri quadrati, riporta Blastingnews.com. Gli edifici verrebbero utilizzati da parte di imprenditori e start-up formati dalla multinazionale. Il progetto servirebbe a Google per attrarre e rilevare nuove aziende.
Le proteste
Dal sito del movimento FuckoffGoogle si legge che «gli uffici di Google darebbero il via alla speculazione di Kreuzberg». Gli attivisti lamentano infatti che gli impianti del colosso aggraverebbero le condizioni di vita degli abitanti, già da anni in peggioramento per via del continuo aumento dei costi del mercato immobiliare. Il problema del caro affitti riguarda tutti i quartieri della capitale tedesca, ma per Kreuzberg la situazione è particolarmente critica. Il quartiere ha infatti subito un cambiamento radicale passando da zona alternativa di artisti e musicisti ad area altamente turistica. Secondo gli attivisti Google applicherebbe inoltre politiche di censura e sorveglianza di massa. Infine il movimento accusa la multinazionale di recidività nell’evasione delle tasse europee. Si legge sul sito: «Google evita abitualmente le imposte spostando grandi capitali alle Bermuda per trasferire poi i suoi profitti in Europa». Le proteste hanno dunque come obiettivo sia il modus operandi dell’azienda, sia le conseguenze negative che riguarderebbero il territorio e i suoi abitanti. l movimento anti-Google annuncia proteste periodiche e durature, riporta Il Corriere.
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Immagine di copertina: screenshot © Youtube