6 esempi di architettura modernista a Berlino dichiarati patrimonio Unesco
Agli inizi del ‘900, in opposizione alla costruzione selvaggia del periodo imperiale, un gruppo di architetti esponenti della corrente modernista si adoperò per rispondere alla grande richiesta di unità abitative, al grido di «luce, aria e sole»
Nacquero così sei insediamenti urbani che lasciarono un segno profondo nell’architettura del XX secolo, e che ancora oggi ricoprono un ruolo importante nell’urbanistica berlinese, tanto da essere stati proclamati patrimonio dell’Unesco nel 2008. Abbiamo già parlato della Wohnstadt Carl Legien, la “città residenziale” lungo la Prenzlauer Allee, eretta negli anni venti ad opera di Bruno Taut e Franz Hillinger (per l’intero articolo clicca qui). Mancano all’appello altri cinque complessi abitativi del modernismo, che furono concepiti per venire incontro ai bisogni dei cittadini meno abbienti, case dotate di cucine, bagni, terrazze e spazi comuni per lo svago di coloro che vi abitavano. Un vero manifesto di modernità, oggi patrimonio mondiale. Le case-museo sono aperte al pubblico e le visite guidate nei complessi originali sono l’occasione giusta per conoscere da vicino questo modo innovativo di concepire lo spazio urbano.
Gartenstadt Falkenberg
Letteralmente la “Città Giardino di Falkenberg”, è la più antica tra i sei insediamenti del modernismo a Berlino. Eretta tra il 1913 e il 1916 su progetto di Bruno Taut e Heinrich Tessenow, si trova nel quartiere di Bohnsdorf appartenente al distretto di Treptow-Köpenick, e si estende per quasi 4,5 ettari. La Gartenstadt Falkenberg è profondamente e inconfondibilmente legata al concetto della Garden City sviluppato da Ebenezer Howard in Inghilterra. Le caratteristiche più evidenti dell’insediamento sono l’organizzazione degli edifici – di diverse proporzioni in file sfalsate e gruppi – e la sua colourfulness espressiva, che articola i principi di composizione architettonica e urbana, e al tempo stesso offre una valida alternativa alla costosa decorazione fatta di sculture e motivi ornamentali comunemente usati fino a quel momento. Nel linguaggio popolare è soprannominata Tuschkastensiedlung, “quartiere tavolozza”, proprio per i colori vivaci delle facciate. Costruire aggiungendo dettagli a contrasto, come ad esempio finestre, persiane, cornicioni, balaustre e terrazze, aumenta la resa dei colori delle facciate, formando una cornice artistica che lega tra loro tutti gli edifici.
Schillerpark Siedlung
Questo insediamento, realizzato nel distretto di Wedding, fu un grande piano di edilizia abitativa metropolitana a Berlino durante la Repubblica di Weimar. Il primo progetto è datato 1915 ma, a seguito dello scoppio della prima guerra mondiale, gli studi urbanistici vennero interrotti e ripresero nel 1924. Il piano di Bruno Taut riflette l’architettura olandese moderna, in particolare il lavoro di Jakobus Johannes e Pieter Oud. La scelta dei materiali riflette le costruzioni in mattoni di Amsterdam. Per la prima volta vennero utilizzati tetti piani, e non spioventi, nella costruzione dei palazzi di Berlino. Il colore come elemento di design è limitato agli interni delle abitazioni. Il disegno delle facciate è ricavato tramite l’utilizzo di materiali assemblati a creare una composizione spaziale. Ogni edificio consta di tre appartamenti per piano. Esiste una differenza tra i nuclei abitativi del primo progetto e quelli costruiti in un secondo tempo: in questi ultimi è visibile una riduzione di forma, tendente al minimalismo, che non solo riflette la tendenza architettonica contemporanea, ma è anche economicamente vantaggiosa. Nel complesso, furono realizzati 303 appartamenti divisi in tre lotti, dal 1924 al 1930. Le aree fra gli edifici furono sistemate a verde, con aree gioco per i bambini. Nel quartiere era anche presente un asilo infantile. Durante la seconda guerra mondiale il quartiere fu parzialmente distrutto. Venne ricostruito nel 1951 su progetto dell’architetto Max Taut, fratello di Bruno Taut che era morto nel 1938. Fra il 1953 e il 1957 il quartiere venne ampliato, su progetto dell’architetto Hans Hoffmann. Gli edifici furono restaurati nel 1991. L’intero quartiere, compresi gli spazi verdi, è oggi sotto tutela monumentale.
Groβsiedlung Britz Hufeisensiedlung
Il nome reale è Großsiedlung Britz, ribattezzato Hufeisensiedlung per la sua forma a ferro di cavallo. Concepito per ospitare 5000 persone, si estende per sette ettari, ed è stato eretto a partire dal 1925 nei pressi del distretto di Britz. Ancora una volta l’architetto fu Bruno Taut che, insieme con Martin Wagner, integrò nel progetto della costruzione architettura e topografia circostanti. Taut usò asimmetrie dando vita a una disposizione sfalsata dei blocchi di edifici. L’Hufeisensiedlung è considerato il simbolo della politica architettonica della Repubblica di Weimar. L’insediamento comprende più di mille appartamenti, organizzati in edifici di tre piani d’altezza. Centro del complesso è l’edificio a ferro di cavallo, che racchiude un’area verde pubblica ornata da uno stagno centrale; questa particolare disposizione intendeva simboleggiare l’attenzione posta alla vita sociale e comunitaria degli abitanti. L’insediamento assunse, all’epoca della costruzione, forti significati ideologici: la facciata su Fritz-Reuter-Allee fu dipinta di rosso e battezzata “fronte rosso”, a simboleggiare l’unità fra le forze operaie, e formava quasi una demarcazione provocatoria nei confronti del vicino insediamento di Eierteich e del suo design tradizionalista. L’uso del colore nelle facciate vivacizza l’architettura senza aumentare i costi di costruzione. Contrariamente alle intenzioni iniziali, a causa degli affitti più alti del previsto, l’insediamento non fu abitato dalla classe operaia, ma da impiegati e piccola borghesia. Bruno Taut, l’architetto che diresse i lavori, si costruì proprio qui una casa vacanze privata, la Tautes Heim, che è stata completamente ristrutturata e arredata nello stile degli anni venti e vi aspetta per un autentico viaggio nel tempo.
Weiβe Stadt
La “città bianca” fu sviluppata tra il 1929 e il 1931 su iniziativa dell’architetto Martin Wagner, che si avvalse dell’aiuto di Otto Rudolf Salvisberg, Bruno Ahrends e Wilhem Büning. Questo insediamento metropolitano sorge nel distretto di Reinickendorf, e prevede un piano urbanistico basato sulla rete stradale preesistente in cui si alternano file di nuclei abitativi e spazi verdi. Il nome Weiße Stadt deriva dal colore delle facciate, elemento tipico dell’architettura moderna di quegli anni; un analogo quartiere londinese, realizzato negli stessi anni, assunse per gli stessi motivi il nome di White City. Al momento della costruzione, razionalità ed efficienza economica sono stati gli aspetti dominanti: è stato così possibile prefabbricare componenti per l’edilizia. Le uniche note di colore si trovano sui tetti, sugli infissi delle finestre e sulle porte d’ingresso, con lo scopo di evidenziare il bianco neutro delle facciate. Il complesso residenziale prevedeva una moltitudine di servizi pensati per i suoi abitanti: una ludoteca, uno studio medico, una caffetteria e uno spazio comune per la lavanderia.
Groβsiedlung Siemensstadt
È un insediamento che si trova nel quartiere di Charlottenburg-Nord, nei pressi del Volkspark Jungfernheide. Il progetto è meglio conosciuto come Ringsiedlung in quanto tutti i progettisti coinvolti – Hans Scharoun, Walter Gropius, Otto Bartning, Fred Forbat, Hugo Häring e Paul R. Henning – erano membri dell’associazione di architetti chiamata Der Ring. Dopo la stesura di un piano urbanistico generale, l’area fu suddivisa in sei zone, ognuna assegnata a un architetto per la progettazione delle abitazioni. Il progetto persegue il concetto del vivere in un’atmosfera rilassante nella città: la vegetazione composta da vecchi alberi è stata conservata, sottolineando il carattere bucolico dell’insediamento. Nonostante il suo design urbano rigoroso, l’insediamento appare architettonicamente diversificato: oltre al modernismo si sente forte l’influenza del funzionalismo di Walter Gropius.
Wohnstadt Carl Legien
Complesso abitativo costruito a Prenzlauer Berg tra il 1928 e il 1930 da Bruno Taut e Franz Hillinger. Per l’articolo completo clicca qui.
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Immagine di copertina: Großsiedlung Britz Hufeisensiedlung CC BY-SA 2.0.