Le 7 fasi d’ambientamento per il giovane italiano trasferitosi a Berlino
“Mamma mi hanno preso, vado a vivere a Berlino!”. È così che inizia l’avventura nella capitale tedesca di qualunque ragazzo, universitario in Erasmus o dottorando
Berlino, circa 4 milioni di abitanti, sede delle istituzioni nazionali della Repubblica Federale Tedesca, collage di etnie, religioni, colori, odori, suoni e lingue, è questa la città che sempre più giovani italiani, ormai prima comunità straniera a Berlino dopo quella turca e di nazioni dell’est Europa, scelgono come destinazione per studiare, realizzare un sogno, trovare un lavoro e chissà anche l’amore.
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1. Il salto nel vuoto
La scelta di trasferirsi in una grande città anche per un periodo limitato porta con se tante domande e timori, soprattutto se è la prima volta che si lascia la casa dei genitori, come molti studenti che da tutto il mondo scelgono la Germania come prima meta della loro vita all’estero. La prima preoccupazione è senza ombra di dubbio la lingua, non certo la più facile da studiare, e anche quando la si è studiata per un periodo di tempo non si è mai sicuri delle proprie capacità. A questa seguono tutti gli interrogativi di un ventenne medio, che nella grande città cerca spazi più grandi per ricreare il proprio mondo e realizzare i propri sogni, che ha piegato per bene nella valigia. Il timore di non riuscire ad adattarsi, di lasciare le abitudini, la quotidianità lascia però spazio a quella che i tedeschi chiamano Sehnsucht, la bramosia, la voglia di conoscere se stessi e il mondo.
2. Lo shock
Valige in stiva, zaino strapieno, cartina alla mano: si parte. L’aereo decolla pieno di aspettative, che puntualmente vengono meno non appena tocca il suolo tedesco, perché in primis c’è da cercare casa (se non lo hai già fatto), capire come funzionano i mezzi di trasporto, arrivare a destinazione sani e salvi con le valige integre senza sbagliare autobus o metro. Una volta superate tutte queste piccole “prove” e trovata la sistemazione: un divano da un amico, la camera dello studentato, la stanza in ostello una domanda sorge spontanea: cosa fare adesso? Perché se da un lato come turisti si è abituati a pianificare tutto, quando ci si trasferisce per un periodo in una città di tempo per “fare il turista” ce n’è in abbondanza. L’interrogativo resta, fino a che la fame chiama e c’è da cercare un posto dove mangiare e se la prima sera non siamo in vena di socializzare si finisce spesso al primo ristorante o fast food che abbiamo intravisto dall’autobus prima di arrivare a “casa”. La prima cena è sempre la più difficile, lo scoglio forse più grande da superare, perché la stanchezza mista allo sconforto e alla solitudine porta il nostro inconscio a ripetere: “ma chi te l’ha fatto fare?”
3. Lo straniero
Superato questo scoglio iniziale, il secondo giorno è dedicato di solito a: internet, telefono, Ikea e spesa. Parte il tour a cercare tutto ciò che è necessario per vivere da soli all’estero. Durante questo pellegrinaggio della sopravvivenza si capiscono due cose fondamentali: i tedeschi se non sei tedesco lo capiscono dalle prime due parole che tenti di pronunciare in tedesco, e ovviamente rispondono in inglese o tentano una finta comprensione; il fatto che sei italiano, abituato alla vera cucina italiana, ti rende scettico su qualunque cosa sia esposta al supermercato, soprattutto se sulla confezione c’è scritto made in italy (sughi in polvere o pasta al sugo confezionata da cuocere in padella). Latte, biscotti, tonno, mais, pane, lo stretto necessario insomma, perché la prima spesa non è mai la più completa.
4. In Maps we trust
Una città con 4 milioni di abitanti è ovviamente grandissima e per un italiano non abituato alla grande metropoli, avere dei mezzi di trasporto efficienti è sempre una sorpresa. L’itinerario è sempre affidato all’unico e solo mentore: Google Maps, a lui si chiede tutto, lui sa tutto, lui ti porta: un vero amico. L’unica cosa che non sa è che i tedeschi sono abituati a mostrare con orgoglio il loro biglietto al conducente dell’autobus, oppure che i controllori girano vestiti in borghese. Piccole cose che Maps non dice ma inevitabilmente scopri quando inizi a familiarizzare con la BVG.
5. Genau, well, allora
Se qualcuno pensa che la Germania non sia il luogo più gettonato per andare in Erasmus, o per trasferirsi per i giovani di tutto il mondo, ha sbagliato tutto. Berlino è un mix di culture e lingue e, ladies and gentlmen, gli italiani a Berlino superano nettamente tutti gli altri gruppi europei, come francesi, inglesi spagnoli ecc. Al bar, al centro commerciale, in università ovunque senti qualcuno che parla italiano. Se frequenti corsi come studente Erasmus non parli più una lingua ma ben 3 contemporaneamente, assumi come tuo l’intercalare genau, cerchi di spiegare cose in inglese a persone tedesche intercambiando le lingue. Non pensi più in una lingua sola anche i tuoi pensieri live ihre proper Leben.
6. Perché bussano sul tavolo?
Di cose strane in Germania ce ne sono un bel po’ una di queste è che a fine lezione gli studenti tedeschi bussano sul tavolo. Il perché non lo si capisce mai fino in fondo, abituati agli applausi a fine corso non è immediato associare quel pugnetto sul tavolo allo stesso significato o comunque simile. La lezione è finita, e parte il “toc toc toc”, e come un tedesco/a doc subito tenti di fare lo stesso: meglio passare inosservati quando si è nuovi.
7. Il mito del Club Mate
Mate? A Berlino? Se non si prova almeno una volta una bottiglia di Club Mate a Berlino non si può dire di aver tentato di essere berlinesi. Il mate è una tipica bevanda argentina: come è diventata famosa a Berlino? Non certo grazie a Papa Francesco (unico collegamento possibile appena si legge mate su una bottiglia), ci sono sicuramente ragioni un po’ più strutturate, perché questa non pare essere una moda passeggera. Tutti ma proprio tutti i ragazzi bevono Club Mate la mattina, il pomeriggio, sempre, è un energetico dal sapore abbastanza strano, un misto tra tè caffè e qualcos’altro (forse cannella), che all’inizio non piace mai a nessuno, ma c’è chi non riesce più a farne a meno. Berlino ha talmente tante facce che non si smette mai di conoscerla, si rimane stupiti ogni volta di più, sia in senso positivo sia in senso negativo. È una scoperta continua e l’elenco delle varie peculiarità di questa città potrebbe continuare per pagine e pagine. La vita all’estero di un giovane italiano è un’avventura sempre nuova. Anche il tempo scorre più veloce del solito quando sei fuori casa, non ci sono mai momenti di noia, i mesi volano via come come le foglie nell’autunno freddo ma accogliente di Berlino.