L’Economist si chiede se Salvini fa il Mussolini o lo è davvero

The Economist dedica un articolo al leader della Lega, elencando alcuni elementi che lo avvicinano in maniera soprendente al famoso dittatore italiano.

La famosa testata inglese The Economist ha riportato in un articolo del 26 luglio 2018 un quadro generale della personalità politica del leader della Lega Matteo Salvini, al momento Ministro dell’interno e vicepremier dell’attuale governo guidato dal premier Giuseppe Conte. Vi presentiamo alcuni punti che The Economist raccoglie per poter tracciare un parallelismo abbastanza definito tra la politica salviniana e quella di Benito Mussolini durante la sua ascesa al potere in Italia prima e all’inizio degli anni ’20.

La celebrità di Salvini

“Iperattivo e onnipresente, Mr Salvini ha fin da subito impostato l’agenda del nuovo governo”, presenta il leader politico The Economist. Uno degli elementi più rilevanti secondo il giornale inglese è peraltro il fatto che Salvini continui a usare slogan da campagna elettorale, come “Salvini Premier”, che adorna ancora i siti e le pagine social del partito. “Solo adesso, dopo quasi 5 mesi dopo il voto, sta cominciando a diffondere un nuovo ritornello: Prima gli italiani, un’eco, consapevole o meno, di uno slogan di Trump”. Per ora la politica di Salvini ha avuto immenso successo, tanto che il favore per la Lega ha raggiunto quello del Movimento 5 Stelle, intorno al 30%.

La strategia TRT

“Mr Salvini ha realizzato questa impresa martellando sul problema dell’immigrazione illegale e sviluppando una strategia che, secondo Domenico Ferrara, uno dei suoi biografi, Mr Salvini riassume in un acronimo: TRT”. Ossia, Territorio, Internet e Televisione. The Economist sottolinea che Salvini non ha rinunciato ai vecchi media o il confronto diretto con il pubblico nelle piazze e nelle strade. Tuttavia, “il suo utilizzo dei social media è più furbo e incisivo di quello di Mr di Maio, che appartiene al M5S, presumibilmente più astuto dal punto di vista tecnologico”.

Il programma ‘The Beast’

“Con un iPad che porta con sé dappertutto”, continua l’articolo, “il capo della Lega tiene in piedi un fuoco di fila fatto da tweet e post su Facebook o Instagram. Mr Ferrara dice che Salvini non usa ghostwriter, ma si affida invece a un software, detto ‘The Beast’, scritto per lui da un professore universitario di Verona. Il programma monitora la reazione alle sue uscite pubbliche e gli permette così di dare maggiore enfasi a qualunque cosa susciti una reazione favorevole”.

Le due facce di Salvini

Sofia Ventura, professore associato di Scienze politiche all’università di Bologna, ha sottolineato un altra caratteristica peculiare della comunicazione salviniana. “Si atteggia da una parte come l’uomo forte in grado di risolvere i problemi dell’Italia, ma dall’altra come un tipo sensibile che ama i bambini e gli animali. In un tweet recente ha chiesto che gli altri paesi prendano parte nel salvataggio dei migranti e ha impedito l’accesso dei migranti in Italia. Allo stesso tempo ha trovato il tempo di commentare con orgoglio paterno i voti ottenuti dal figlio a scuola”.

Le giravolte politiche di Salvini

Una delle cose che attraggono più l’attenzione del giornale inglese è l’incredibile capacità del leader della Lega di cambiare le proprie posizioni. “Una persona che affermava di continuo di non potersi identificare con la bandiera nazionale, ora siede in Senato come rappresentante della Calabria, la ‘punta’ d’Italia”. Ora il capro espiatorio della Lega non sono più i meridionali, bensì gli immigrati. Il Leitmotiv rimane comunque il nemico comune da combattere con estrema durezza. “Salvini non è certo estraneo alle acrobazie ideologiche”, aggiunge The Economist: “Membro della lega dall’età di 17 anni, si è fatto un nome come leader dell’ala comunista di quello che una volta era peraltro un partito molto diverso. Da giovane, frequentava assiduamente un centro milanese conosciuto per i suoi stretti rapporti con l’estrema sinistra, radicale e persino violenta”.

La somiglianza con Mussolini

“I suoi modi autoritari e le sue origini da sinistra; la combinazione tra agenda nazionalista e un potere legittimato dalla classe media; l’ostilità contro gli outsider e le minoranze etniche. Tutto ciò finisce per delineare un profilo che ricorda fastidiosamente gli anni ’20. È infine il Capitano, come lo chiamano i suoi accoliti, una sorta di Mussolini?”. Alessandro Franzi, un altro dei suoi biografi, afferma: «Per ragioni elettorali, ma anche per convinzione, ha adottato in linguaggio che solletica coloro che guardano con nostalgia al fascismo». Ma mette subito in guardia: «Salvini è molto cinico e opportunista. Forse, tra dieci anni, il nazionalismo non “venderà” più e dovrà abbandonarlo». Nel frattempo però, scrivono su The Economist, “l’abilità di Mr Salvini nel trasformare la sua retorica estremista in realtà dipenderà in gran parte dal modo in cui egli sarà limitato da alleati ed elettori”.

Prospettive future

Secondo The Economist, Salvini può sperare di mantenere i suoi risultati solo se il governo cui appartiene rispetterà almeno alcune delle promesse elettorali. In particolare quelle che riguardano un miglioramento degli standard di vita dei suoi sostenitori. “Nello specifico si tratta del reddito di cittadinanza promosso da M5S e la flat tax proposta dalla Lega. Il problema è che non ci sono soldi per pagare entrambe – sempre ammesso che l’Italia intenda rispettare gli impegni con l’Europa. Inoltre, Mr Salvini sembra quasi sicuramente puntare verso una decisa rottura con Bruxelles”.

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Foto di copertina: ©Bundesarchiv, Bild 102-09844,  Mussolini in Mailand, 1930, CC 3.0.