Berlino queer-friendly? Il caso di omofobia contro Oziel Inácio-Stech
Un insegnante gay vittima di omofobia a Berlino. Ignorato per due anni da scuola e istituzioni, oggi se ne parla grazie ai media
Berlino è spesso celebrata come la città dell’espressione individuale senza compromessi. Ma è una libertà ancora in costruzione. Lo dimostra il caso di Oziel Inácio-Stech, insegnante gay alla Carl-Bolle-Grundschule di Moabit, vittima per anni di bullismo omofobico da parte dei suoi stessi alunni. Dal 2023, dopo aver fatto coming out, Inácio-Stech ha cominciato a subire insulti e vessazioni in classe, documentandole scrupolosamente e chiedendo aiuto alla sua scuola, che lo ha ignorato. Solo nel maggio 2025, quando un’inchiesta della Süddeutsche Zeitung ha portato il caso alla ribalta nazionale, l’opinione pubblica ha iniziato a interrogarsi: è davvero Berlino quel rifugio sicuro che raccontiamo?
Due anni di silenzio
Secondo le informazioni, i primi episodi di insulti a sfondo omofobico sono iniziati nel 2023, poco dopo che Inácio-Stech aveva parlato apertamente della propria omosessualità. L’episodio scatenante si sarebbe verificato nel maggio di quell’anno, durante una lezione di tedesco, quando uno studente avrebbe rivolto gravi insulti omofobi al docente, innescando un clima ostile e derisorio tra i compagni. Nei mesi e negli anni successivi, le aggressioni verbali sono proseguite, senza che la direzione scolastica intervenisse.
In congedo per trauma
Nel marzo 2025, dopo due anni di tensione costante e crescente isolamento, a Inácio-Stech è stato diagnosticato un disturbo da stress post-traumatico. Da allora si trova in congedo per malattia. Ha dichiarato con estrema amarezza il sentimento di solitudine nell’affrontare la situazione: i colleghi sapevano ma non hanno fatto nulla. Le sue parole sono diventate un atto d’accusa contro il sistema scolastico berlinese, già provato da croniche carenze di personale e da difficoltà di integrazione. Il caso è esploso a livello nazionale solo nel maggio 2025, grazie a una serie di articoli che hanno ricostruito la vicenda nel dettaglio. Da allora, il senatore per l’Istruzione Günter Krings ha promesso una verifica completa, ma la sensazione è che la reazione politica sia arrivata tardi.
Contestualizzabile?
Non si tratta di un caso isolato. Altri docenti della Carl-Bolle-Grundschule hanno riferito di episodi gravi e ricorrenti, segnalando un clima problematico all’interno dell’istituto. Queste testimonianze delineano una situazione strutturale di disagio, che va oltre la singola vicenda. La Carl-Bolle-Grundschule si trova in un quartiere densamente popolato da famiglie con background migratorio. Alcuni commentatori hanno sollevato la questione – controversa e politicamente sensibile – di come l’omofobia sia talvolta tollerata o minimizzata per non turbare equilibri culturali già fragili. Ma questo tipo di approccio rischia di trasformarsi in una forma di razzismo benevolo: evitare di condannare l’intolleranza in nome del rispetto della diversità, dimenticando che i diritti umani non sono relativi o contestualizzabili.
Un dibattito aperto
È possibile costruire una scuola davvero inclusiva, che non lasci soli gli insegnanti LGBTQ+? E cosa significa educare al rispetto quando le strutture educative stesse non offrono modelli coerenti? Il caso Inácio-Stech non è solo una storia individuale. È la punta di un iceberg che riguarda il clima nelle scuole pubbliche, e soprattutto il coraggio – o la paura – delle istituzioni nel prendere posizione. In un momento storico in cui Berlino si racconta come città progressista, queer-friendly, antifascista e femminista, il silenzio delle istituzioni educative su episodi di omofobia sistemica lascia l’amara sensazione che la strada sia ancora lunga.