Sindaco di Berlino: “Troppo piccolo il centro rifugiati nell’ex aeroporto di Tegel”

Il principale centro per rifugiati della Germania, che si trova nell’ex aeroporto di Tegel, arriverà ad ospitare fino a 7000 persone

Lo afferma il sindaco della città di Berlino, Kai Wegner, che pur ritenendo il numero già elevato, non esclude che “possano diventare ancora di più”. La città si impegna a creare un nuovo centro di accoglienza per i rifugiati, il quale però non potrà essere pronto prima del 2025. La mancanza di fondi però rende il tutto ancora più complicato, non solo per Berlino, ma in tutta la Germania. E il sindaco continua “la situazione è insostenibile e siamo arrivati a un punto di rottura”.

L’ex aeroporto di Tegel è il più grande centro d’accoglienza per rifugiati in Germania, fino a poco fa ospitava 5500 persone – destinate a diventare almeno 8000 – provenienti soprattutto dall’Ucraina. Chiuso a novembre del 2020, è stato riconvertito durante la pandemia in un centro vaccinale. Poi con l’invasione russa in Ucraina è stato trasformato in un centro d’accoglienza per i rifugiati ucraini. Nel progetto iniziale sarebbe dovuta essere una sistemazione temporanea,  dove le personale sarebbero dovute rimanere per qualche giorno, il tempo necessario per risolvere le questioni burocratiche. Ovviamente così non è stato. Il tasto dolente è il costo per mantenere il centro, il quale costa mezzo miliardo di euro l’anno10 volte di più di qualsiasi centro per rifugiati in Germania – e per il 2014 si stima un budget di altri 146 milioni di euro, in vista proprio dei nuovi arrivi.

Una prigione a cielo aperto

La situazione nel centro d’accoglienza a Tegel è drammatica. I rifugiati, molti dei quali fuggiti da guerre, sono costretti a vivere in condizioni disumane. Un’inchiesta condotta da Der Spiegel ha documentato una realtà sconvolgente: sporcizia dilagante, topi, cibo ammuffito e spazi ristretti.
Il sovraffollamento è uno dei problemi principali: centinaia di persone vivono stipate in tende, non c’è spazio nemmeno per i loro pochi effetti personali. La situazione igienica non è da meno: 16 bagni condivisi tra 700 persone, con docce e lavandini che spesso non funzionano. Una donna ha raccontato di aver convissuto per tre mesi con una donna con la tubercolosi, mentre altre malattia come la scabbia e la presenza di cimici dei letti aggravano ancora di più la situazione.

Le regole da seguire sono molte: i rifugiati devono portare un cartellino con un codice QR appeso al collo, unico modo per entrare e uscire dalle tende. Tramite questi le guardie di sicurezza controllano le presenze, sanno chi c’è e chi manca. Ogni volta che si entra nella tenda le guardie controllano le borse. Più che dei rifugiati, sono dei prigionieri. Le guardie sono proprio uno dei problemi più grandi. Quasi nessuna di queste ha esperienza con i rifugiati, sono spesso razziste, insultano i rifugiati e prendono parte alle risse e sono state denunciate più volte per molestie da parte delle donne. Chiunque osi lamentarsi, si sente rispondere: “Se non ti piace qualcosa, te ne puoi tornare a casa”.

I Verdi, i Linke e alcune organizzazioni umanitarie ne chiedono la chiusura , ma il problema rimane sempre lo stesso: dove mettere tutte queste persone?

Crisi migratoria in Germania

In Germania vivono oltre 3 milioni di rifugiati, più di qualsiasi atro paese europeo. Nel 2023 le richieste di asilo dono aumentate del 50% arrivando a 300mila richiedenti, il numero più alto dal 2015. Il sistema di accoglienza è entrato in crisi e l’estrema destra tedesca accusa il governo di non essere in grado di gestire la crisi dei migranti.
Il governo federale, vedendo anche la perdita di consensi, ha reagito con misure più severe, tra cui i controlli alle frontiere e tagli ai sussidi. Nel gennaio 2024 è entrato in vigore un pacchetto legislativo che facilita la deportazione per chi vede respinta la richiesta d’asilo. Il cancelliere Scholz ha segnato una stretta sull’accoglienza, mettendo in discussione la Willkommenskultur, la cultura dell’accoglienza promossa da Angela Merkel, che tra il 2015 e il 2016 aveva aperto le porte a più di un 1 milione di richiedenti d’asilo.

Il dibattito continua in Europa

Al consiglio Europeo appena concluso la migrazione è stata al centro del dibattito tra i leader dei 27 paesi membri. In particolare, è stata sollecitata una proposta legislativa urgente dalla Commisione Europea sui rimpatri dei migranti. Tra le ipotesi discusse, c’è qualche quella degli hub per il rimpatrio, una possibilità che la presidente della Commisione, Ursula von der Leyen, non ha escluso completamente.

Tuttavia, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha espresso perplessità riguardo ai centri di rimpatrio sul modello Italia-Albania. Secondo Scholz, questi centri “non sono la soluzione”, poichè la loro capacità sarebbe limitata e “possono assorbire pochissime persone, non sufficienti per un paese grande come la Germania”. Il cancellerie ha sottolineato l’importanza di un sistema che favorisca l’immigrazione di lavoratori qualificati per garantire la sostenibilità futura dell’economia.

Scholz ha inoltre ribadito l’impegno della Germania a offrire protezione a chi ne ha bisogno, affermando: “Lo faremo sempre e non metteremo mai in discussione questo principio. Ma non tutti possono venire: dobbiamo essere in grado di scegliere chi potrà entrare, in base alle nostre regole”.

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