“Punk in der Kirche”, la mostra sul punk nella Berlino Est degli anni 1979-89
Arriva a Berlino “Punk in der Kirche. Ost-Berlin 1979-89”, la mostra che documenta il punk nella Berlino Est degli anni 1979-1989
Inaugurata il 7 luglio, la mostra “Punk in der Kirche” documenta la diffusione del punk nella Berlino Est del decennio 1979-1989. Lo spazio d’esposizione è inserito all’interno della mostra Berlin Global, presso l’Humboldt Forum e racconta la storia di questa “sottocultura” giovanile tra ribellione, persecuzione e tenacia. Al centro vi è il movimento punk che suscitò grande scalpore nella Berlino Est degli anni Settanta/Ottanta, tanto da spingere la DDR ad attuare una dura repressione. Dove la DDR costringeva la popolazione al silenzio e al rispetto di un rigido sistema di norme sociali, gli esponenti del movimento punk urlavano chiedendo libertà. Con i loro vestiti strappati, i capelli colorati e le catene, i punk occupavano addirittura le chiese pur di dare sfogo alla propria musica.
Tra filmati, musica, oggetti e vestiario, chiunque può vivere una totale immersione nell’universo punk.
Il movimento punk nella Berlino anni Ottanta
Negli anni Ottanta il punk dominava la parte est di Berlino, la cosiddetta DDR (in italiano RDT, Repubblica Democratica tedesca), controllata rigidamente dal regime comunista. La DDR era uno stato socialista con un rigido controllo governativo su tutti gli aspetti della vita quotidiana della popolazione, inclusa la cultura e l’espressione artistica. In questo contesto, il punk non poteva passare inosservato. Il movimento punk nella Berlino Est degli anni Ottanta rappresentava infatti una forma di ribellione giovanile contro il regime autoritario della DDR. Questo movimento, nonostante fosse influenzato dal punk occidentale, aveva caratteristiche peculiari determinate dal contesto politico e sociale della Berlino Est di quegli anni. Il desiderio di ribellione alle convenzioni sociali, alle norme e al sistema di classe animava giovani band ed artisti.
Tra le principali band i Namenlos, i Planlos, i Feeling B. I loro membri si distinguevano per le giacche in pelle, jeans strappati, capelli colorati, spille e catene. A causa delle restrizioni economiche cui erano sottoposti dal regime, i punk dell’Est dovevano spesso adattare i materiali disponibili per creare il loro look distintivo.
A differenza del punk occidentale, più orientato contro la società consumistica e capitalista, il punk dell’Est presentava una netta connotazione anti-regime, denunciando l’oppressione e la mancanza di libertà cui la DDR costringeva. Attraverso trasmissioni televisive e radiofoniche, i punk dell’Est riuscirono a preservare i contatti con la scena musicale occidentale, dalla quale riuscivano a ricevere merce di contrabbando come dischi e riviste.
Le band punk della Berlino Est occupavano cortili, studi privati, appartamenti e persino chiese. Tutto ciò perché, a causa della dura repressione cui presto la DDR li avrebbe condannati, non erano i benvenuti nei comuni pub o locali.
La repressione
Il movimento punk si diffuse soprattutto nella Berlino Est e a Lipsia, due centri nevralgici della DDR. Inizialmente, il governo comunista non prestò troppa attenzione alla portata del fenomeno, e il movimento punk prese piede molto velocemente. Tuttavia, ben presto l’Intelligence della Kriminalpolizei (K1) e la polizia politica Stasi attuarono una dura repressione. La DDR cominciò a valutare il punk come il movimento giovanile più pericoloso nel Paese e il principale stimolo dietro le attività antigovernative.
I giovani punk dissidenti furono costretti a firmare dei documenti ufficiali in cui si dichiaravano potenziali criminali. In seguito, ai punk fu vietato di accedere a tutti i locali pubblici, pena la revoca della licenza ai proprietari. Infine, e non stupisce, la DDR usufruì della tecnica dello spionaggio per controllare i giovani esponenti del movimento. In un intervista allo scrittore R. Klein, si legge che “negli anni Novanta, dopo che molti documenti segreti vennero aperti ed esaminati, saltò fuori che la Stasi infiltrava degli informatori anche nelle line-up delle band“. La Stasi usò questi strumenti per controllare i membri delle band e i loro fan, ampliando la rete di informatori non ufficiali.
La mostra
La mostra presso l’Humboldt Forum documenta le tappe principali del movimento che, nonostante persecuzione e repressione, ha portato un’ondata di libertà nella Berlino Est degli anni Ottanta. “Punk in der Kirche. Ost-Berlin 1979-89”, trova all’interno della mostra Berlin Global, offre la possibilità di osservare da vicino numerosi oggetti, spille, vestiti, strumenti collegati al movimento punk della Berlino comunista anni Ottanta.
Punk, oggi come allora, significa libertà, coraggio, ribellione, resistenza. Significa desiderio incontrollato di far sentire la propria voce, di esprimere se stessi. Chiunque può (e dovrebbe) essere punk.
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