La Germania riforma l’esercito per essere “pronta in caso del peggiore scenario possibile”
Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha annunciato una riforma dell’esercito. L’obiettivo? Rendere le forze armate pronte alla guerra
In data giovedì 4 aprile Pistorius, parlando a un evento organizzato dalla Nato in occasione dei 75 anni della sua fondazione, ha sottolineato l’urgenza per la Germania di una riforma per il Bundeswehr, ovvero l’esercito tedesco. Queste le sue parole: “Il nostro obiettivo è di ristrutturare il Bundeswehr nelle sue strutture in modo tale che esso sia preparato al meglio anche per il caso più grave, anche per il caso di una guerra”. Inoltre ha aggiunto che “quello che vogliamo trasmettere è che nessuno dovrebbe avere l’idea di attaccare il territorio della Nato”.
La riforma: i 2 pilastri e le sue possibili conseguenze
La riforma è articolata in due pilastri. Il primo pilastro riguarda la semplificazione della catena di comando, da realizzarsi attraverso la formazione di un centro operativo di comando (Operatives Führungskommando). Il nuovo centro di leadership congiunto dell’esercito tedesco non servirà solo come punto di riferimento per la NATO e l’UE ma anche per le autorità tedesche che si occupano di sicurezza a livello nazionale e statale.
Il secondo pilastro della riforma dell’esercito concerne l’opera di elevazione del dipartimento cyber e IT a vera propria quarta componente delle forze armate. In sostanza la riforma dispone l’equiparazione del dipartimento cyber ai tre corpi che tradizionalmente compongono le forze armate, e cioè la marina, l’esercito e l’aeronautica. E’ una novità questa dalla portata davvero storica, che potrebbe avere conseguenze anche sulla politica interna.
Difatti è noto che in ogni paese nel Ministero della Difesa trova rappresentanza sia la forza militare di terra, ossia l’esercito, che quella ‘di mare’, ossia la Marina, che quella di aria, ossia l’Aeronautica. Ebbene la decisione del governo tedesco di equiparare il settore della sicurezza cybernetica ai tre corpi tradizionali rischia di creare un precedente molto significativo. Altri paesi potrebbero decidere di seguire l’esempio della Germania.
La Zweitenende di Scholz
La riforma dell’esercito si inserisce a pieno titolo nella svolta (Zeitenwende) auspicata e promessa dal primo ministro social-democratico Olaf Scholz. Il Cancelliere infatti sin dalle prime fasi del conflitto scoppiato nel febbraio 2022 a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, aveva maturato la decisione di imprimere una svolta epocale alla sicurezza del paese. L’obiettivo di questa svolta è di ricostruire le capacità difensive dell’esercito.
La zona ‘grigia’ della riforma: il servizio militare
Un aspetto abbastanza grigio e affatto chiaro di questa riforma riguarda la questione del ‘servizio nazionale’, formula con cui i tedeschi indicano il servizio militare obbligatorio. La leva obbligatoria, soppressa in Germania solo nel 2011, potrebbe essere reintrodotta. Il ministro della Difesa Pistorius ha pubblicamente dichiarato che secondo lui “dovrebbe essere presa la decisione di rintrodurre il servizio militare”.
A questo punto si pone il problema di che modello di leva obbligatoria adottare. Pistorius ha elaborato una sua proposta che “porterà all’attenzione dei politici tedeschi nelle prossime settimane”, ha dichiarato.
Stando a quanto scritto in un articolo del Financial Times, un’ipotesi che si sta facendo strada è quella di adottare il cosiddetto modello scandinavo. Per modello scandinavo si intende un modello in cui il servizio militare è su base volontaria e ‘gender neutral’, ossia aperto a tutti i cittadini senza distinzioni e barriere di genere. Un modello simile è vigente in effetti proprio in Svezia.
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