La Germania registra sempre più casi di violenza domestica

Nel 2023, la Germania ha registrato più di 250.000 casi di violenza domestica, le cui vittime sono soprattutto donne

Ormai da anni la Germania assiste ad un aumento esponenziale dei casi di violenza domestica, soprattutto nei confronti delle donne. Nel 2023, i casi di violenza domestica registrati sono stati più di 255.000, con un aumento del 7% rispetto all’anno precedente. Si tratta di aumento in parte collegato al lockdown cui la pandemia ha costretto la popolazione. Tuttavia, e ancora una volta, le principali vittime di questa ingiustificata ondata di violenza sono le donne. E, come ci si può facilmente aspettare, 3 volte su 4 i colpevoli sono uomini.

I dati e le (inquietanti) statistiche

Il 2023 è stato segnato da un nuovo e decisivo aumento dei casi di violenza domestica in Germania. Ad ogni modo, triste da ammettere, non si tratta di una sconvolgente novità. Il 2022 aveva già visto un aumento dei casi di violenza tra le mura domestiche dell’8% rispetto al 2021. Secondo il rapporto dell’Ufficio federale di polizia criminale (BKA), nel 2o23 le vittime di violenza domestica sono state circa 255.000. Un buon 70,5% delle vittime è costituito da donne, il 65,5% delle quali è stata vittima di violenza da parte del proprio compagno all’interno di relazioni di intimità. In totale, si tratta di 168.000 casi, il 6,4% in più rispetto al 2022. Il 34,5% delle vittime di violenza domestica sono state invece colpite all’interno della famiglia, come nel caso di violenza protratta dai genitori nei confronti dei figli o viceversa. Da questo punto di vista, le vittime registrate nel 2023 erano 78.341, con un aumento del 6,7% rispetto all’anno precedente.

Nel 2023, il 75,6% dei sospettati di violenza domestica era di sesso maschile. All’interno delle relazioni di intimità tra partner, il 79,2% delle vittime erano donne, mentre solo il 20,8% era costituito da uomini. Un inquietante numero di casi di violenza domestica è sfociato nell’omicidio: 155 donne e 24 uomini sono stati uccisi dai loro partner o ex partner nel 2023.

Secondo Martina Link, vicepresidente dell’Ufficio federale di Polizia Criminale, l’aumento dei casi di violenza domestica è in parte collegato ai lockdown derivati dalla pandemia da Covid e alle loro conseguenze dirette sulle persone. Della stessa idea è Stefanie Knaab, attivista sopravvissuta alle violenze fisiche e psicologiche da parte del compagno e oggi membro dell’associazione “Gewaltfrei in die Zukunft” (Senza violenza verso il futuro). “Mi aspettavo questo aumento di numeri. I numeri sono in aumento da anni. E ogni anno siamo scioccati di nuovo, ma ancora non cambia nulla. Questo mi fa venire il mal di stomaco”, ha riferito Knaab a DW.

Come il governo tedesco pensa di frenare l’ondata di violenza?

Knaab lamenta poi l’arretratezza della Germania circa il sostegno alle vittime in cerca di tutela e protezione. Attualmente, i rifugi per le vittime di violenza sono occupati da circa 7.000 donne e bambini. Tuttavia, le stime rivelano che sarebbero necessari 14.000 posti aggiuntivi per riuscire ad aiutare tutte le donne in cerca d’aiuto. “Sentiamo dai nostri rifugi per donne che devono respingere le donne ogni giorno”, ha riferito inoltre l’amministratrice delegata dell’associazione “Frauenhauskoordinierung” (Coordinamento dei rifugi per donne), Sibylle Schreiber. “La protezione non è gratis”, lamenta. Secondo le stime del Ministero della Famiglia tedesco, è necessario stanziare 1,6 miliardi di euro (invece che i 300 milioni previsti) per aiutare davvero le vittime di violenza domestica in Germania.

A complicare ulteriormente la situazione vi è il federalismo tedesco. Spiega infatti Schreiber: “Può succedere che una donna non possa rimanere a Berlino, ad esempio, perché il suo partner violento potrebbe trovarla rapidamente. Poi deve semplicemente spostarsi più lontano, in un altro Stato. E poi ci possono essere problemi su chi paga cosa”. Si auspica dunque che il nuovo progetto di legge possa garantire alle vittime di violenza domestica di ottenere sostegno presso qualunque istituto, a prescindere dal Paese in cui si trovano o da cui provengono.

Oltre all’aumento dei posti nei rifugi per vittime di violenza domestica, il governo tedesco sta finanziando nuove linee telefoniche di assistenza, tra cui il telefono “Violenza contro le donne”, nonché l’applicazione “Gewaltfrei in die Zukunft” (“Senza violenza nel futuro”). Quest’ultima, in particolare, può essere nascosta all’interno del proprio cellulare per documentare gli episodi di violenza e richiedere supporto e aiuto. Inoltre, si stanno diffondendo nuovi strumenti di prevenzione come le cavigliere elettroniche per monitorare gli ordini restrittivi. Il governo federale ha poi intenzione di investire sulla rieducazione dei carnefici, attraverso l’obbligo di frequentare corsi di formazione antiviolenza.

Un confronto con l’Italia

La violenza domestica e soprattutto il femminicidio costituiscono dei fenomeni tristemente radicati nella società italiana. Secondo i dati attuali provenienti dal Ministero dell’Interno di Roma, quest’anno l’Italia ha già visto commettere almeno 35 femminicidi. La legge “Codice Rosso” del 2019 ha introdotto un iter più accelerato per i casi di violenza domestica e di genere. Essa prevede l’obbligo per le forze di polizia di riferire immediatamente al pubblico ministero le notizie di reato. In secondo luogo, l’obbligo per il pubblico ministero di ascoltare la testimonianza della vittima entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato nel registro degli indagati. Infine, la legge prevede l’introduzione di nuove tipologie di reato, come ad esempio la deformazione dell’aspetto fisico della vittima attraverso lesioni permanenti al viso (con pene da 8 a 14 anni di reclusione).

La legge italiana prevede il finanziamento di centri e rifugi per il supporto e la tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Inoltre, le vittime di violenza domestica possono richiedere un ordine di protezione, con l’allontanamento dell’aggressore dalla casa familiare e il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla vittima.

Tutto ciò basta a salvaguardare la sicurezza di vittime che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono donne? La risposta è un enorme, arrabbiato, frustrato NO.

Una svolta nella storia della violenza di genere in Italia

In Italia, il brutale femminicidio di Giulia Cecchettin nel novembre del 2023 ha scosso fortemente l’opinione pubblica, arrivando a costituire uno spartiacque decisivo nella storia italiana della violenza di genere. Donne, uomini, bambini hanno iniziato a scendere in strada, vestiti di rabbia, frustrazione, ma soprattutto voglia e desiderio di trasformare la realtà. Le linee di assistenza telefonica hanno visto un raddoppiamento delle richieste di aiuto, mentre le denunce alle autorità sono aumentate significativamente. Solo nella provincia di Padova, il numero di denunce per maltrattamenti in famiglia e atti persecutori è aumentato rispettivamente del 22% e del 30% nei mesi successivi all’omicidio di Giulia.

Tutta l’Italia è stata attraversata da un’ondata di proteste, manifestazioni, sentimenti di rivalsa. Ma tutto ciò non è sufficiente. Non è sufficiente nella misura in cui l’essere umano donna continui ad essere ridotto a oggetto su cui tutti possano prendere decisioni, eccetto la donna stessa. Non è sufficiente in un Paese in cui si discute ancora sul diritto all’aborto, che dovrebbe essere inoppugnabile ma che invece, ancora nel 2024, è oggetto di infinite battaglie. In un’Italia in cui la retribuzione di una donna in ambiente lavorativo continua ad essere aprioristicamente inferiore rispetto a quella del collega maschio, la parità di genere continua ad essere un’utopia.

Perché la violenza non è solo quella fisica esercitata all’interno delle mura domestiche, ma è anche quella economica, emotiva, psicologica. È la violenza esercitata da un mondo la cui costituzione patriarcale è ancora lontana dall’essere sradicata. Un mondo in cui una donna è ancora costretta a urlare per far sentire la propria voce.

I numeri sono persone

In nome dell’onesta e obiettiva informazione, siamo costretti a riportare un’infinita successione di numeri e percentuali quando parliamo delle vittime di violenza domestica e di genere. Ma in nome degli umani sentimenti di rabbia, delusione, tristezza, frustrazione, dovremmo ricordare il nome e il volto di ogni donna strappata alla propria vita e alla propria famiglia. La stampa tedesca spesso non riporta i nomi e i volti delle vittime di femminicidio per rispetto della privacy della famiglia e della vittima stessa.

Ma per ricordare è necessario conoscere, osservare. Dobbiamo ricordare Giulia, Elisa, Ester, Annalisa, Rosa. Dobbiamo ricordare ogni volto, perché il loro volto è il nostro. “Siamo tutte sulla stessa barca”, recita il buon vecchio proverbio. Ma la nostra barca è stata costruita faticosamente. È piena di buchi, rattoppi, e rischia ogni giorno di affondare.

Su questa barca, nessuna donna deve dimenticare le proprie compagne.

 

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Immagine da: Pixabay