Crisi mercato immobiliare tedesco: il Governo non costruisce e soffre anche l’edilizia privata

Continua la crisi del mercato immobiliare tedesco: il Governo non mantiene la promessa di costruire 400mila nuovi appartamenti all’anno. Problemi anche per l’edilizia privata a causa dell’inflazione.

«Un dramma al rallentatore».
Viene definita così la crisi del mercato immobiliare tedesco, iniziata circa un anno e mezzo fa, che coinvolge sia l’edilizia pubblica che quella privata.
La peggiore degli ultimi dieci anni secondo gli esperti.

La crisi immobiliare tedesca

Dai numeri emerge una situazione preoccupante: in Germania mancano centinaia di migliaia di appartamenti.
Eppure, il programma dell’attuale governo, presentato a fine 2021, annunciava la costruzione di 400mila appartamenti all’anno, per un totale di un milione e 600mila entro la fine della legislatura.
Una promessa impossibile da mantenere. Gli investimenti sul mattone diminuiscono inesorabilmente tra progetti abitativi già approvati che vengono annullati e i grandi costruttori che chiedono il fallimento a causa della scarsità di domanda di nuove costruzioni.
La situazione immobiliare è complessa soprattutto a Berlino, Monaco e Stoccarda.
Nella capitale mancano decine di migliaia di appartamenti: il progetto governativo presentato dalla coalizione CDU e SPD, prevede la costruzione di 20mila abitazioni all’anno ma nel 2022 ne sono state edificate 17.310 e la stima per il 2023 è di circa 16mila.
C’è pessimismo anche per il 2024.
Per questo l’Associazione edile di Berlino e Brandeburgo richiede un’azione politica per «rivedere le norme edilizie», mentre Lars F. Lindemann, segretario generale del FDP, afferma che la sua coalizione è «favorevole al progresso».

Numeri e cause

Secondo i numeri dell’indagine dell’Ifo (uno degli istituti di ricerca economica più influenti del Paese) lo scorso ottobre il 48.7% delle aziende accusava mancanza di ordini, registrando un considerevole aumento rispetto alla percentuale del 18.7% del 2022.
Nei primi nove mesi del 2023 il 22.2% delle aziende edili ha riportato progetti ed ordini cancellati, mandando in difficoltà più di 10 imprese su 100.
I nuovi progetti abitativi si arenano a causa «del mix esplosivo di aumenti di tassi di interesse, costo dei materiali e prezzo energetico» ha dichiarato Andreas Mattner, presidente della Zentraler Immobilier Ausschuss.
Basti pensare che il costo delle materie prime è aumentato del 40%.
A ciò bisogna aggiungere le limitazioni imposte dalle amministrazioni locali che rendono difficile l’ottenimento di finanziamenti soprattutto per l’edilizia privata e la carenza di manodopera qualificata. Concessi fino ad ora 68.700 permessi per costruire, con un calo del 25.7% rispetto ai 92.500 del 2022. La crisi dell’edilizia causa pesanti ricadute sulla crescita del PIL.
Nel frattempo la richiesta abitativa aumenta, di pari passo con l’incremento demografico con un milione di profughi ucraini arrivati in Germania dall’inizio della guerra e più 162 mila richiedenti asilo da Siria, Afghanistan e Turchia.
Per tenare di risolvere la situazione lo scorso settembre il Governo e le aziende hanno stipulato un piano d’azione di 14 punti che prevede benefici fiscali, sussidi e semplificazioni burocratiche.

Crisi non solo in Germania

Oltre la Germania, in Europa sono soprattutto Svezia e Finlandia a registrare problemi immobiliari.
Anche in Italia il mercato immobiliare è «in decisa contrazione» con un rallentamento del 12.5% nei primi mesi del 2023 rispetto all’anno precedente.
Secondo il Consiglio Nazionale del Notariato i primi sei mesi del 2023 hanno registrato una diminuzione dell’8.7% delle compravendite.
La media stimata per ottenere un permesso di costruire in Italia è di 233 giorni, mentre in Germania ne occorrono 97.

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