“Quando Mussolini non è più un tabù”. Notiziario tedesco preoccupato per l’ascesa del partito di Giorgia Meloni
Fratelli d’Italia, il partito di estrema destra guidato da Giorgia Meloni, con il 20% delle preferenze si attesta come il secondo partito in Italia. Un fatto che, oltre che preoccupare gran parte di noi, ha sollevato alcuni interrogativi anche nel maggiore notiziario della Germania
“Quando Mussolini non è più un tabù”. È questo il programmatico – e inquietante – titolo di un articolo pubblicato sul Tagesschau – principale telegiornale di Das Erste, la prima rete nazionale tedesca – il 3 gennaio. A spingere l’autore a intitolare l’articolo in questo modo è la costante ascesa di Fratelli d’Italia – il partito sovranista, populista e xenofobo guidato da Giorgia Meloni – nel panorama politico italiano. Una crescita che ha portato lo schieramento di estrema destra a guadagnarsi il 20% delle preferenze degli italiani attestandosi al secondo posto dopo il Partito Democratico, che lo supera con un risicatissimo 21%. Fino a qui niente di sconcertante dato che siamo in democrazia. Ma a preoccupare il maggiore notiziario tedesco – e non solo – è l’ambiguo rapporto di Fratelli d’Italia e della sua leader con il passato fascista e la figura del dittatore Benito Mussolini, nonché alcuni atteggiamenti molto discutibili e al limite della legalità di alcuni suoi compagni di partito negli ultimi mesi.
Un fascismo paradossale all’acqua di rose
Di certo Giorgia Meloni non va a sbandierare ai quattro venti la sua appartenenza alla fede fascista, ma il suo è un modo cerchiobottista di raggranellare voti dai nostalgici pur conservando un’immagine ‘pulita’. Nell’articolo del Tagesschau si può leggere un interessante intervento della professoressa Giulia Albanese – dell’Università di Padova – una delle maggiori ricercatrici italiane sul fascismo. Albanese ha infatti dichiarato che Fratelli d’Italia “è caratterizzato da elementi di continuità, soprattutto in termini culturali e ideologici”. Ritornano alla mente le immagini, e le parole, della famosa inchiesta “Lobby Nera” realizzata da Fanpage pochi mesi fa. Andata in onda nel programma di La7 Piazza Pulita, l’inchiesta mostrava gli strettissimi rapporti tra gruppi neofascisti extra-parlamentari ed esponenti di Fratelli d’Italia invischiati in attività illegali, tra saluti romani e lodi a Mussolini e Adolf Hitler. Dopo la messa in onda, Giorgia Meloni aveva semplicemente dichiarato di voler visionare tutti i filmati girati, non fidandosi del montaggio finale. “Verificheremo i fatti nella loro interezza e, se necessario, prenderemo provvedimenti” recitava una nota ufficiale diffusa da Fratelli d’Italia. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Una mancata presa di posizione forte di fronte ad atteggiamenti nostalgici – e, ripetiamo, illegali – che poco hanno a che vedere con il montaggio del video, anche se fosse stato realizzato a regola d’arte. Un atteggiamento di finta ingenuità – che, quindi, ha portato alla solita non condanna – è stato assunto anche in occasione dell’assalto alla Cgil portato avanti da esponenti del partito neofascista di Forza Nuova. Dopo l’attacco Meloni ha infatti dichiarato di non sapere quale fosse la matrice politica che avesse portato all’assalto.
La furbizia di Giorgia Meloni è proprio stata quella di allontanarsi e condannare alcuni atteggiamenti estremisti (colpo al cerchio) ma di continuare, comunque, a portare avanti un’ideologia che rispecchia quella dei neofascisti, adattata sia agli elettori più nostalgici che ai moderati, definendo Mussolini una “personalità complessa che va vista in un contesto storico” (colpo alla botte). Durante i comizi si è sempre presentata come una madre cristiana guardiana della famiglia e delle tradizioni, una sorta di attualizzazione dei Lares Familiares, gli spiriti della religione romana che proteggevano la famiglia e la società. Usando una buona dose di furbizia e intelligenza politica è riuscita a consolidare e far crescere il suo gradimento evitando atteggiamenti da galletto o spacconate tipiche del suo compagno di coalizione, Matteo Salvini, riuscendo comunque a imporsi alla guida di un partito che affonda le sue radici in un’ideologia fortemente patriarcale. Da tenere in alta considerazione il fatto – riportato anche da Tagesschau – che Giorgia Meloni e il suo partito si pongono come l’unica grande opposizione a Mario Draghi. Un aspetto che – in questo periodo storico caratterizzato da un’emergenza sanitaria e dall’introduzione di leggi necessarie ma impopolari – ha giocato sicuramente a suo favore nella corsa alla conquista dell’elettorato scontento.
L’Italia deve, purtroppo, ancora fare i conti con il suo tragico passato.
Pochi mesi chi sta scrivendo ha avuto il piacere di intervistare per Berlino Magazine Franco Grillini – attivista per i diritti Lgbtq+, ex parlamentare e fondatore di Arcigay – con cui abbiamo parlato anche del fatto che, in Italia, ancora è radicata una certa ideologia strettamente legata al fascismo. Il problema, anche secondo Grillini, è il fatto che in Italia – a differenza della Germania – non c’è stato un forte processo di ripensamento del nostro passato. “Secondo me l’Italia non ha mai fatto i conti fino in fondo con il fascismo perché, anche per colpa dell’allora partito comunista, venne steso un velo pietoso su quello che era stato il regime e non vi fu una defascistizzazione del Paese” ci ha spiegato Grillini. “Non solo non c’è stata una defascistizzazione forte come, per esempio, è avvenuto in Germania ma il regime è rimasto intatto all’interno nell’apparato burocratico, nella polizia, nella magistratura, nei ministeri, nelle scuole” ha continuato Grillini. Questo aspetto è sottolineato anche nell’articolo del Tagesschau, sempre attraverso le parole della professoressa Albanese: “Non è ancora penetrato nella coscienza generale in Italia ciò che la ricerca storica ha scoperto sul fascismo e sulle sue responsabilità per la violenza, per l’ascesa del dominio nazista, per la Seconda Guerra mondiale e per quanto riguarda la partecipazione al genocidio degli ebrei”. Tutti questi aspetti e questa forte presa di coscienza, secondo Albanese, purtroppo “non fanno ancora parte della conoscenza degli italiani sul fascismo”. Un’ignoranza alimentata, anche, dallo scarso supporto dato dall’insegnamento scolastico che, nella maggior parte dei casi, si sofferma poco su una delle pagine più tragiche del nostro passato recente. Una lacuna culturale che ha portato al successo di gruppi sovranisti e xenofobi che giocano con i sentimenti populisti assopiti in gran parte del popolo italiano come, appunto, Fratelli d’Italia o la Lega di Matteo Salvini. Per fare un debito confronto Alternative für Deutschland – il partito di estrema destra tedesco – ha raggranellato poco più del 10% dei voti in Germania alle ultime elezioni.
La poca conoscenza della storia del fascismo e la sua non-assimilazione nella nostra coscienza ha portato al successo elettorale di Fratelli d’Italia
Ovviamente Giorgia Meloni conosce benissimo la storia del fascismo, le sue conseguenze e le ferite che ha inferto a milioni di persone. Ma è anche perfettamente conscia che moltissimi italiani – proprio a causa dei motivi che abbiamo riportato poco sopra spiegati da Grillini e Albanese – ancora si dichiarano nostalgici e sperano in un ritorno di quello che potremmo definire un fascismo 2.0. Un movimento caratterizzato da un certo disprezzo – ma anche una forte paura – nei confronti di tutta quella fetta di popolazione considerata ‘diversa’ e che potrebbe minare la nostra società che, secondo Meloni e i suoi seguaci, dovrebbe essere composta da cristiani eterosessuali, che figliano per portare avanti il fiero popolo italiano. E sono proprio questi aspetti che fanno sì che il fascismo 2.0 non sia quello macchiettistico con saluti romani, camicie nere e picchiatori rasati – che la stessa Meloni ha definito “paranazismo da operetta” – ma, invece, assuma i toni di un’ideologia ben più pericolosa volta ad appiattire e a eliminare le differenziazioni della nostra società, proprio come fecero nazismo e fascismo. Un processo volto a togliere, pian piano, fondamentali diritti che dovrebbero spettare a tutti i cittadini italiani garantendo una pluralità che, nell’opinione del sottoscritto, va ad arricchire la nostra cultura e la nostra società. Una grave minaccia che, negli ultimi tempi, è portata avanti anche in altri Paesi europei come Polonia e Ungheria entrambi retti da Governi populisti guidati, rispettivamente, da Mateusz Morawiecki e Viktor Orbàn. Il rischio che ciò succeda in Italia è estremamente alto. E non dovrebbe esserne preoccupato solo il Tagesschau.
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Immagini di copertina: Giorgia Meloni – Screenshot da YouTube