La provocazione tedesca alla Biennale di Venezia: metà del padiglione è vuoto, solo pareti bianche
Toni provocatori alla Biennale di Architettura di Venezia. La Germania presenta un padiglione semi vuoto, con pareti bianche decorate da QR code.
Uno sguardo indietro direttamente dal futuro. Questo è ciò che attende i visitatori che quest’anno si recheranno al Padiglione Germania della Biennale di Architettura di Venezia. Nessuna forma architettonica sensazionale, soltanto pareti bianche e vuote, QR code posizionati strategicamente e tanti contenuti digitali. L’intento è sicuramente provocatorio: scatenare una reazione di sconcerto nello spettatore, generando così una riflessione e, di conseguenza, una spinta, uno stimolo all’azione. Il concept del padiglione, denominato non a caso “2038 – The New Serenity”, è quello rendere attive e partecipi quante più persone possibile nei confronti del nostro futuro.
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I curatori del Padiglione tedesco Arno Brandlhuber e Olaf Grawert: “un progetto per l’inclusione e per la partecipazione sociale”
Come affermato da Arno Brandlhuber e Olaf Grawert, curatori del Padiglione tedesco, le parole chiave alla base del progetto sono state sostenibilità e partecipazione sociale. Attraverso l’uso della multimedialità, infatti, è stato possibile coinvolgere nel progetto sempre più persone, avvicinandole all’idea di un mondo futuro in cui non ci saranno più distinzioni tra uno Stato e un altro. Per citare le loro parole: “La Biennale di Venezia può essere un formato globale, ma è molto esclusivo. La maggior parte delle persone rimane esclusa per ragioni economiche, sociali e politiche. Abbiamo concepito il nostro progetto come un bene comune fin dall’inizio, per creare la massima accessibilità possibile.”
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“Come sarà vivere di nuovo insieme?” è la domanda alla base dell’edizione della Biennale di quest’anno. Uno sguardo indietro dal 2038 verso una nuova serenità
Del progetto fa parte anche un cortometraggio, intitolato “Interrail 2038”, che racconta la storia di due diciottenni, nati durante la pandemia, che si incontrano a Venezia e ripercorrono insieme tutto quello che è cambiato nel corso degli anni. La domanda “come sarà vivere di nuovo insieme?” è il filo conduttore della Biennale, ed è quella che esprime meglio ciò che ciascuno di noi si sta chiedendo da ormai più di un anno. I curatori del Padiglione tedesco hanno dato una loro risposta, ipotizzando un 2038 in cui i cambiamenti sistemici avranno aiutato a capirci l’un l’altro, a rinegoziare e plasmare la nostra convivenza. Un futuro che non è una distopia, ma un processo verso una “nuova serenità”.
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Immagine di copertina: Biennale di Venezia da Flickr © Bas Boerman CC2.0