“Ha riunito la città dopo il Muro”: Dj chiedono che la techno di Berlino diventi Patrimonio Unesco

Gli esponenti della scena elettronica berlinese vogliono preservare il simbolo della rinascita di Berlino. La Techno patrimonio dell’Unesco.

I maggiori esponenti della scena elettronica berlinese vogliono preservare la cultura della musica techno. Dj, produttori musicali e organizzatori riconoscono il bisogno di custodire e proteggere il simbolo, dapprima della riunificazione e poi della rinascita, dell’intera Berlino. La sfida che li attende, li vede schierati in prima linea per la tutela del patrimonio artistico e culturale che ha ridefinito l’anima di una città ferita. Sorta nella metà degli anni ottanta a Detroit, la musica techno viene adottata dai giovani berlinesi per esprimere la volontà di ribellione, rinascita e libertà. Gli spazi liberi occupati, i vecchi bunker e gli edifici dismessi, ereditati dopo la caduta del Muro e simboli della scena elettronica emergente, sono stati negli anni inghiottiti dal vortice della gentrificazione. In aggiunta, anche la pandemia con la quale ci troviamo a convivere, rappresenta una minaccia concreta per il settore e per l’indotto della città. Come sottolinea Alan Oldham, negli ultimi anni sono molti i locali che hanno chiuso i battenti. Istituzioni come il Tresor e il Berghain sono i luoghi simbolo della musica elettronica e per questo è importante preseversare la loro identità. Una motivazione che ha spinto lui stesso e il noto Dr. Motte, organizzatore della Love Parade, a sollecitare le autorità tedesche affinchè la cultura legata alla musica techno possa essere riconosciuta come patrimonio culturale immateriale.

 

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Legittimare la cultura Techno

La legittimazione del patrimonio culturale immateriale garantirebbe a Berlino la piena protezione da parte dell’Unesco e il supporto delle istituzioni della capitale. Il genere techno, la storia, la cultura e i luoghi simbolici otterrebbero il riconoscimento necessario a garantire la loro preservazione in un futuro pieno di incognite. Nell’ultimo decennio si stima che siano stati chiusi oltre un centinaio di club nella capitale tedesca. L’attuale situazione pandemica e le restrizioni, giuste e doverose, rappresentano al contempo una grande minaccia per la cultura del club. La legittimazione che si cercherà di ottenere, permetterà di accedere a un pacchetto di sussidi e fondi per garantire il sostegno economico in una fase di forte instabilità. L’ottenimento di un riconoscimento culturale è una sfida ancora più grande per gli esponenti berlinesi. L’Unesco sembra favorevole in merito alla proposta iniziale anche se, secondo le previsioni, potranno volerci un paio di anni. L’obiettivo resta solo uno: preservare il patrimonio culturale che rende Berlino unica nel suo genere.

Il valore della techno dopo la caduta del Muro

In una Berlino libera dal Muro i giovani dell’est e dell’ovest si riunirono nuovamente grazie al potere della musica elettronica. Fu il simbolo della rinascita per un’intera generazione che forse, faticava a vedere la luce in fondo al tunnel. La speranza di un cambiamento, il bisogno di riscatto e la scoperta del profumo di libertà furono i valori che resero la città la culla della musica techno. Giovani da tutta Europa giungevano a Berlino e inconsciamente furono parte del cambiamento che trasformò la capitale tedesca negli anni a venire. La musica techno divenne una costante capace di pervadere il contesto urbano e sociale, in un modo così unico che non trova paragoni altrove. Ha inoltre contribuito a definire l’identità che oggi conosciamo: la reputazione di città permissiva, alternativa, dove tutto è un po’ più permissivo ha attirato e attira tuttora gli individui che ricercano una maggiore libertà di espressione.

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In copertina: Clubbing ©Alexander Popov Unsplash