Berlino vuole davvero espropriare le più grandi agenzie immobiliari cittadine
Espropriare le grandi agenzie immobiliari sarà tema del referendum del 26 settembre. Migliaia gli appartamenti in ballo
Il 26 settembre sarà una data che cambierà le sorti della Germania. In ballo non c’è solo l’elezione dei nuovi parlamentari, ma anche il voto per l’esproprio delle più grandi agenzie immobiliari in città. Il referendum “Deutsche Wohnen & Co. enteignen” (Espropriare la Deutsche Wohnen & Co.) deciderà la politica abitativa futura nella capitale. Grandi cifre sono in ballo. In primo luogo l’iniziativa ha portato alla raccolta di 360.000 firme, scalando qualsiasi record di petizione berlinese. In secondo luogo il numero di appartamenti espropriati: sarebbero migliaia. Basti contare che la soglia per l’esproprio scatterà per tutte quelle compagnie (in città circa una dozzina) che posseggono più di 3.000 appartamenti. Nel mirino soprattutto due colossi del mercato immobiliare: Deutsche Wohnen e Vonovia. La prima agenzia, che dà il nome all’iniziativa, possiede 160.000 appartamenti, principalmente a Berlino. Vonovia, invece, guadagna il secondo posto con 40.000 case nella capitale.
?Nach dem Sammeln ist vor dem Volksentscheid. ?
Am 26.09. hat Berlin die Wahl ?️
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— Deutsche Wohnen & Co Enteignen (@dwenteignen) August 6, 2021
Iniziativa contro il caro-affitti
Il cuore dell’iniziativa è causare un abbassamento dei canoni d’affitto. Infatti a causa della gentrificazione e del turismo di massa i prezzi sono quasi raddoppiati dal 2007 al 2019. A questo dato va aggiunto il fatto che oltre l’80% dei berlinesi sono affittuari e non proprietari. Il tema è far tornare al centro il bene comune, con affitti equi e accessibili. Lo scopo sarebbe unire gli appartamenti espropriati nel nome di un’istituzione pubblica. La chiamata alla socializzazione degli appartamenti si basa sull’Articolo 15 della costituzione tedesca, che afferma: “Terreni, risorse naturali e mezzi di produzione possono essere trasferiti alla proprietà comune o ad altre forme di economia pubblica ai fini della socializzazione attraverso una legge che ne regoli il tipo e l’entità dell’indennizzo”.
La situazione politica e i costi dell’esproprio
Un altro punto su cui si discute è il costo complessivo dell’operazione. La stima per il momento ondeggia tra gli 8 e i 36 miliardi di euro. Per legge infatti, le compagnie espropriate devono essere ripagate. Ad aver calcolato 8 miliardi sono i promotori del referendum, che indicano anche 40 anni come lasso di tempo necessario allo Stato per saldare il conto senza appesantire eccessivamente il budget pubblico. La stima ufficiale del Senato di 36 miliardi, invece, peserebbe molto di più sulle finanze statali. Anche la politica è divisa. La coalizione al governo della capitale tedesca non si è pronunciata chiaramente in merito perché le parti che la compongono sono in disaccordo. Tra i Verdi e l’SPD figurano numerose voci contrarie, come quella di Franziska Giffey (SPD), candidata sindaco alle vicine elezioni. Solo la Sinistra (Die Linke) appoggia senza riserve l’iniziativa.
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Immagini di copertina: Berlino da Pixabay, joshoon_2000, CC0