«Dal diritto d’autore e societario alla tutela del lavoro: il mio lavoro di avvocato (italiano) a Berlino»
A tu per tu con Vittorio De Vecchi, avvocato italiano a Berlino da quasi 10 anni presso lo studio Thomas – The Startup Lawyers
«Sono arrivato a Berlino poco dopo la laurea conseguita nel 2011 a Milano e subito ho cominciato a lavorare nello studio Thomas – The Startup Lawyers. Parlo tedesco fin dall’asilo, ovvero da quando fui iscritto alla scuola italo-tedesca di Milano. Trasferirmi a Berlino è stato il naturale proseguimento di una fascinazione per la città nato in tante visite precedenti». Nonostante la sua età, è un classe 1984, Vittorio De Vecchi è uno dei più conosciuti avvocati di lingua italiana a Berlino. Socio di quel Raphael Thomas che dà il nome allo studio vanta una solida esperienza in vari campi del diritto, da quello della proprietà intellettuale a quello del lavoro, passando per societario e commercio elettronico».
Il lavoro di Vittorio De Vecchi con gli italiani
«Ho svolto il praticantato tra Berlino e Torino, nel 2015 ho ottenuto l’iscrizione all’albo degli avvocati in Italia, un titolo che in Germania mi ha dato la possibilità di essere definito “avvocato stabilito”. Poi, dopo tre anni ho ricevuto l’abilitazione di “Rechtsanwalt”, ovvero avvocato tedesco. Parallelamente ho ottenuto la certificazione di Responsabile della Protezione dei Dati Personali ai sensi del RGPD e, negli ultimi anni, sono stato docente di un seminario su diritto d’autore e protezione dei dati personali presso l’Università Viadrina di Francoforte sull’Oder e docente dei corsi “Basics of Law” e “Media Law” presso la Macromedia Hochschule di Berlino. Fin dal mio trasferimento mi sono occupato però di tante questioni diverse. Non ci sono molti avvocati italiani in città e anche se i miei connazionali rappresentano una quota rilevante della nostra clientela, circa il 20 %. La maggior parte del lavoro arriva dal diritto societario ovvero da tutti quei piccoli e medi imprenditori italiani che fondano in Germania una propria società o trovano qui aziende per joint-venture internazionali, ma di tanto in tano capita anche di prestare consulenza per la compravendita di immobili o sul diritto delle locazioni. In questi mesi poi, a causa della situazione generale, abbiamo ricevuto diverse richieste riguardanti il diritto del lavoro. Purtroppo su questo tema c’è da dire che in Germania, a differenza per quasi tutti gli altri ambiti, anche se si va davanti ad un giudice e si vince la causa, anche la parte vittoriosa sopporta le proprie spese legali. La situazione nasce da un retaggio storico non ancora risolto, quando a farsi carico della difesa in giudizio del lavoratore erano i sindacati. Si può dire in generale che ciò che non trattiamo sono il diritto familiare, finanziario e di successioni».
I punti di forza e di debolezza del sistema legale tedesco
«Prima di tutto sfatiamo un mito: qui non è tutto veloce ed efficiente come pensano molti italiani. Ci sono però tre punti di forza innegabili. Il primo è che la burocrazia, per quanto lunga e spesso complicata, funziona. Alla fine di ogni iter ricevi una risposta. Il secondo è che il costo della giustizia è relativamente accessibile. Il terzo è che normalmente, tranne come abbiamo visto per il diritto del lavoro, chi perde una causa davvero paga le spese legali della controparte. In Italia il principio è lo stesso, ma come spesso accade, l’eccezione diventa la regola e spesso e volentieri i giudici “compensano le spese”. Qui la prassi è reale. A livello personale invece posso fare un confronto sull’immagine dell’avvocato tra qui e Milano. Sicuramente a Berlino anche l’ambiente avvocatesco è molto più informale: spesso sono proprio i clienti i primi ad avere l’aspettativa che ci presentiamo in jeans, mentre a Milano l’avvocato spesso non toglie l’abito neanche per andare a letto. Al di là delle forme, di Berlino apprezzo molto la franchezza e la schiettezza dei rapporti non solo tra cliente e avvocato, ma anche tra avvocati o tra avvocati e magistrati».
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