valigia, StelaDi, https://pixabay.com/it/photos/aeroporto-viaggio-viaggiatore-519020/ CC0

Rientrano dall’estero grazie agli incentivi, ma per il fisco italiano sono evasori: beffati 13 “cervelli in fuga”

Tornare in Italia non conviene, alcuni ricercatori sono stati multati in quanto evasori fiscali

L’anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire), a cui bisogna iscriversi se stabiliti da oltre dodici mesi in un altro paese, negli ultimi dieci anni ha registrato circa due milioni di persone e metà di queste detiene un alto titolo di studio. Secondo le statistiche, circa il 2,3% dei laureati italiani lavora oltre confine. Per contenere questo trend negativo, nel 2010 l’Italia aveva introdotto il decreto legge 78 per agevolare e favorire il ritorno di italiani dall’estero. In base a questo provvedimento, per i rimpatriati l’imponibilità del reddito da lavoro dipendente o autonomo prodotto in Italia era limitata al 50% del totale. Metà dello stipendio era quindi esentasse per un quinquennio. Per i ricercatori e i docenti, il reddito era invece previsto al 10% per quattro anni, mentre i talenti in rientro (chi si è trasferito all’estero e aveva poi deciso di tornare entro la fine del 2015) godevano di un reddito imponibile al 20% per le donne e al 30% per gli uomini. A questi è stato anche concesso di accedere alla tassazione sul 50% del reddito, dal 2016 al 2020. Tante sono le persone che hanno fatto uso di queste agevolazioni negli ultimi anni. A partire dal 2017, nonostante le agevolazioni consentite precedentemente (le persone in questione avevano comunque pagato le tasse nel paese in cui svolgevano ricerca), l’Agenzia delle Entrate ha stabilito in modo retroattivo che era possibile accedervi solo se iscritti all’Aire. Sono state ora previste pesanti sanzioni per coloro i quali hanno goduto dei benefici senza difatti essere iscritti all’anagrafe.

Cervelli rientrati costretti di nuovo a fuggire

Tredici ricercatori che avevano fatto richiesta ed erano stati autorizzati ad accedere ai benefici, senza però essere iscritti all’anagrafe così come tenuti per legge, sono stati multati migliaia di euro in quanto evasori fiscali. L’iscrizione all’Aire non era stata accertata nel momento in cui hanno ottenuto e usufruito delle agevolazioni e ora il fisco li ha multati per importi fino a 100 mila €. La legge sul rientro dei cervelli sta così danneggiando i suoi beneficiari, dissuadendoli dal rientrare o costringendoli a rimanere in Italia e provocando, così, l’effetto opposto da quello desiderato.

Perdite per l’Italia e guadagni all’estero

I cervelli in fuga rappresentano una perdita ingente per l’Italia dal punto di vista della qualificazione e dello stipendio. Nel 2016, infatti, anno in cui è entrato vigore il regime agevolato per i lavoratori impatriati, sono state rilevate 1.500 persone (aderenti all’agevolazione) con un reddito medio di circa 85 mila €, quattro volte superiore al reddito medio in Italia. Risorse economiche di questa portata emigrano all’estero per fuggire da un sistema fiscale che non li favorisce, portando ricchezza e competenze fuori dall’Italia. Per il 2019, l’Istat ha registrato 90 mila residenti  in meno nel nostro Paese rispetto all’anno precedente, dato che conferma la tendenza ad emigrare. Nel 2018 i cittadini italiani hanno infatti continuano ed emigrare invece di rientrare: solo 47 mila sono le persone tornate e 120 mila quelle andate via.

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Immagine di copertina: Valigia, © StelaDi, CC0