La storia della Trilogia Berlinese dei Depeche Mode
Anche la band inglese può vantare una sua Trilogia Berlinese, dopo quella di David Bowie (che in realtà qui registrò solo due album)
Nel 1983 i Depeche Mode, nonostante avessero pubblicato solo due album, erano già una delle realtà più famose nella scena electro e synth-pop degli anni ’80. Quell’anno, Martin L. Gore, Andrew Fletcher e Dave Gahan, orfani del primo compositore delle canzoni della band, Vince Clarke, volarono a Berlino, agli Hansa Tonstudio. Qui cominciarono le sessioni di registrazione per Construction Time Again, seguito di A Broken Frame del 1982 e primo album che comporrà la Trilogia Berlinese del gruppo di Basildon.
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Il primo atto della Trilogia Berlinese dei Depeche Mode: Costruction Time Again
Dopo l’abbandono di Vince Clark nel 1982, i Depeche Mode persero il maggiore compositore delle loro canzoni. Ma non tutto il male venne per nuocere, visto che, di lì a pochi mesi, fece l’ingresso tra le fila della band di Basildon quel geniaccio di Alan Wilder. Martin Gore si trovò a essere l’unico compositore delle canzoni dei Depeche Mode, ma trovò un prezioso aiuto in Wilder. Già con il precedente album A Broken Frame si poteva notare un certo cambiamento nello stile della band che, da canzoni più ‘leggere’ come Just can’t get enough, cominciò ad intraprendere un percorso che li stava portando a una certa maturità musicale. Il primo risultato di questa crescita fu Construction Time Again. L’atmosfera dark di una Berlino divisa dal Muro influenzò non poco i testi composti da Gore che erano caratterizzati da una visione più profonda, a tratti nichilista della vita rispetto ai primi lavori della band. Anche le melodie si allontanavano da quel synth-pop che li aveva resi famosi in tutto il mondo, questo anche grazie al fondamentale apporto di Wilder e all’influenza di gruppi krautrock e industrial tedeschi. Il video di uno dei più famosi brani contenuti nell’album, Everything Counts, fu girato interamente a Berlino Ovest. Il successo dell’album in Germania fu tale che, nel successivo Costrunction Time Again Tour furono ben 12 le date, e la nazione diventò il secondo paese in Europa con più concerti, dopo l’Inghilterra.
Some Great Reward, il secondo atto della Trilogia Berlinese
Forti del successo di Construction Time Again, i Depeche Mode, finito il tour a supporto dell’album, ritornarono subito in studio per registrare nuove tracce. Scelsero ancora gli Hansa Studios. Some Great Reward continuava quel percorso di rinnovamento musicale iniziato con Costruction Time Again, accentuandolo ancora di più. Il nichilismo di Gore vede in Blasphemous Rumours uno dei suoi apici. La canzone narra la storia di una ragazza di 16 anni che prima aveva tentato il suicidio, per poi ritrovarsi vittima di un incidente stradale che l’avrebbe fatta cadere in coma, attaccata ad un macchinario per sopravvivere. Hit by a car, ended up; on a life support machine. Morirà poco tempo dopo tra le lacrime della madre. Gore immagina che Dio osservi divertito le vicende che hanno condotto alla morte della ragazza, una divinità con un macabro e sadico senso dell’umorismo come canta Gahan nella canzone, I don’t want to start any blasphemous rumours; but i think that God’s got a sick sense of humor; and when I die i expect to find Him laughing. Ma anche l’amore comincia a venire descritto in maniera più oscura, come in Master and Servant, sintesi di una storia sadomasochistica. Anche per il Some Great Reward Tour, svoltosi tra 1984 e 1985, la band scelse, come paese europeo con più date, l’amata Germania.
L’ultimo atto della Trilogia Berlinese: Black Celebration
Nel 1985 Gore si fidanzò con una ragazza di Berlino Ovest, Christina Friedrich, e qui si trasferì, imparando perfettamente la lingua tedesca. Nel 1985 i Depeche Mode si riunirono nuovamente agli Hansa Studio, dove cominciarono a registrare uno dei loro lavori più cupi, Black Celebration. Questa celebrazione nera fu il punto di arrivo e lo sviluppo più oscuro dei due precedenti album della Trilogia Berlinese. Con Black Celebration i Depeche Mode si scrollano di dosso definitivamente l’etichetta di band synth-pop da ragazzini, staccandosi definitivamente dall’immagine che si erano guadagnati con canzoni come New Life o Just Can’t Get Enough. Così come successe pochi anni dopo con gli U2, anche i Depeche Mode furono influenzati da quell’aura nera ma affascinante che avvolgeva Berlino, una città che, nonostante le apparenze, poteva offrire degli importanti stimoli di crescita e un’ispirazione che in altri luoghi era impossibile trovare. Dopo il Black Celebration Tour Gore lasciò la sua ragazza e andò via da Berlino, i Depeche Mode non ritornarono più agli Hansa Studios per registrare album, ma il profondo rapporto che avevano stretto con la città continuò anche negli anni successivi. Furono una delle poche band a esibirsi a Berlino Est: il 7 marzo 1988 al Werner-Seelenbinder-Halle, arena nel quartiere di Prenzlauer Berg. Nel 2014 fu pubblicato il film concerto Depeche Mode – Live in Berlin a testimonianza dei trionfali concerti tenuti all’O2 World Arena durante il Delta Machine Tour. L’ultimo atto d’amore verso la Germania è avvenuto nel 2017 quando, alla Funkhaus, hanno presentato in anteprima mondiale l’album Spirit, di fronte a pochi fortunatissimi fan.
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Immagine di copertina: Andrew Fletcher, David Gahan, Martin Gore © Ro hie CC BY-SA 4.0