«Io, tenore italiano, ho fatto della mia passione il mio lavoro»
Marco Ciaponi, giovane promessa della lirica, riesce a conquistare la Deutsche Oper interpretando Alfredo Germont ne La traviata di Verdi.
«La mia passione per il canto lirico è nata grazie a mia mamma, che era un soprano. Andavo a vedere le sue prove e pensavo: “come sarebbe bello, mi piacerebbe molto!”. Anche mio nonno ascoltava l’Opera ed era un grande appassionato. La mia famiglia mi ha sempre spinto ad avvicinarmi a questo mondo. Quando avevo dieci anni, in occasione di una recita scolastica, mia mamma notò che la mia voce aveva già un’impostazione lirica. Ho deciso di partecipare a Bravo Bravissimo, il talent show condotto da Mike Bongiorno, e sono arrivato in finale con l’operetta Cin Ci La. Poi, a 16 anni, la passione è diventata uno studio vero e proprio». Marco Ciaponi, classe ’89, originario di Portoferraio, aveva le idee chiare sin da piccolo. Ha debuttato nel 2014 con L’elisir d’amore al Teatro Municipale di Piacenza nel ruolo di Nemorino e da allora ne ha fatta di strada. «Devo ringraziare la mia agenzia, la Stage Door, che ha sempre creduto in me e mi ha promosso. Ringrazio la mia insegnante, Cinzia Forte, che mi guida nel mio percorso». Bravura, determinazione e sacrificio hanno portato in poco tempo il tenore elbano a cantare in alcuni dei più importanti teatri d’Opera italiani e tedeschi, tra cui il San Carlo di Napoli, la Scala di Milano, la Semperoper di Dresda e la Deutsche Oper di Berlino. «Eravamo tutti emozionati, piangevamo come fontane. Questo a quanto pare è arrivato anche a voi del pubblico e ne sono molto felice. Alfredo è un ruolo a me caro, mi ha portato molta fortuna e cerco sempre di renderlo al meglio», ha commentato così il suo debutto berlinese, avvenuto lo scorso 13 dicembre.
«Il mestiere del cantante lirico ti dà tanto, ma ti toglie tanto»
«Salire sul palco, vedere tutta quella gente che ti acclama, urla ed è felice perché hai cantato bene e hai trasmesso emozioni è una soddisfazione indescrivibile. È un mestiere stupendo, quello del cantante lirico. Ti appaga sotto tanti punti di vista, come quello personale e quello economico, ti fa conoscere persone, ti mette a contatto con teatri bellissimi, ti fa scoprire l’arte e la storia della città. Ti dà tantissimo, ma purtroppo ti toglie anche una buona fetta di gioventù. Io non ho mai fatto la vita di un ragazzo di 20 anni, perché non potevo uscire e andare a bere qualcosa con gli amici se il giorno dopo avevo le prove, oppure andare in discoteca e strillare fino alle cinque del mattino. È difficile anche a livello affettivo, perché sei spesso lontano dai tuoi familiari. Devi essere sempre con la valigia in mano pronto a partire. È un mestiere fatto di solitudine. Avrei potuto lavorare nel negozio di abbigliamento dei miei genitori, ma sono sicuro che non sarei la persona che sono adesso. Non ho mai pensato di intraprendere un’altra strada. Non saprei fare altro se non cantare. Mi è capitato di insegnare, ma fare l’insegnante di canto non mi appagherebbe allo stesso modo, non è quello per cui io ho studiato e lottato una vita».
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«Non ho un modello preciso a cui mi ispiro»
«Ascolto diversi tenori a seconda del ruolo che devo interpretare. Ad esempio, per il ruolo di Nemorino mi sono ispirato molto a Sabbatini, per il repertorio francese ascolto tantissimo Alagna, Alfredo invece l’ho fatto molto mio. In genere, prima cerco di trovare nella mia voce la chiave tecnica e interpretativa giusta, quella che si adatta a me, poi prendo spunto da Pavarotti, Alagna, Domingo, Carreras e così via. Se dovessi dire qual è la voce che più mi arriva e mi tocca, direi assolutamente quella di Pavarotti. Per il timbro riconoscibile, la bellezza e la purezza della voce lui mi dà qualcosa in più».
Operalia e l’incontro con Domingo
Nel 2017 Marco Ciaponi è stato tra le 40 eccellenze di tutto il mondo selezionate per partecipare a Operalia, la competizione canora ideata da Plácido Domingo. «Mi ero detto: come va va, sarà comunque una bellissima esperienza, conoscerò Domingo, canterò davanti a lui». Anche stavolta il giovane tenore è riuscito a farsi apprezzare e ad arrivare in finale, vincendo il primo premio per la sezione Zarzuela. «Canti questa Zarzuela meglio di Gigli», sono state le parole del big della lirica dopo aver diretto Ciaponi nella sua esibizione.
«In Italia l’Opera non viene valorizzata abbastanza»
«I teatri italiani sono dei gioielli. Penso che nessun teatro estero possa essere eguagliato a tanti nostri teatri. L’Italia è la patria dell’Opera ed è un peccato che non riusciamo a valorizzarla come dovremmo. I teatri si riempiono anche in Italia e, recentemente, alcune iniziative nelle scuole stanno cercando di far conoscere l’Opera ai giovani permettendogli di assistere alla prova generale. Le cose funzionano, ma potrebbero funzionare meglio. Il problema è che lo Stato ancora non investe molto sull’Opera, cosa che invece Germania e Francia fanno».
«Mi piace cantare all’estero, ma non lascerei l’Italia»
«Mi è stata data l’opportunità di lavorare fisso in un teatro tedesco ma ho rifiutato, perché per me l’Italia è l’Italia. In Germania mi sono sentito davvero a casa, il pubblico è sempre stato caloroso, i teatri sono delle macchine, tutto funziona perfettamente. Mi piace molto cantare all’estero, ma l’Italia rimane il grande amore, con tutti i suoi problemi e i suoi difetti».
I prossimi impegni
Marco Ciaponi sarà prossimamente Ferrando in Così fan tutte a Saint-Etienne, Nemorino ne L’elisir d’amore a Rovigo, Arlecchino in Pagliacci ad Amsterdam, il duca di Mantova in Rigoletto a Piacenza e a Modena. «Un ruolo che sogno e spero di interpretare presto è Rodolfo nella Bohème».
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