«Europee, AIRE, carte d’identità, sanità e rapporti Italia-Germania». Intervista a Luigi Mattiolo, nostro Ambasciatore a Berlino
Europa, italiani in Germania e Aire: abbiamo intervistato Luigi Mattiolo, nuovo Ambasciatore italiano a Berlino
«L’Europa è un progetto straordinario ed ambizioso, su cui c’è ancora però molto da fare. L’integrazione deve essere più equilibrata, deve riguardare tutti gli ambiti e non tenere quello politico all’ultimo posto. Purtroppo a questo si aggiunge l’abitudine di molte classi dirigenti continentali: quando c’è un successo il merito è nazionale, mentre quando c’è una lacuna, si comincia invece a cercare un capro espiatorio». A parlarci così, nel suo ufficio berlinese, è Luigi Mattiolo, romano, classe 1957, da ottobre 2018 Ambasciatore italiano in Germania dopo aver svolto lo stesso ruolo ad Ankara e Tel Aviv nonchè svariati incarichi nelle ambasciate di Mosca, Berna, Belgrado, alla sede Onu di New York e a quella del Consiglio Atlantico di Bruxelles. «Per capire dove ci stiamo dirigendo come Europa è fondamentale l’attuale dibattito sul bilancio dell’Unione 2021 – 2027. Bisogna andare avanti per non trovarci un’Europa regolata solo sulla base di considerazioni legate al controllo della massa monetaria, alla lotta all’inflazione e al peso del deficit. Sono un grande assertore dei meriti dell’UE e dell’euro, ma se non si cambia marcia si rafforzerà la percezione che i dividendi della moneta unica siano ripartiti in maniera squilibrata. Dobbiamo lavorare seriamente sugli strumenti a disposizione dell’Unione Europea e sull’opinione pubblica».
Le sfide future dell’Unione Europea e il ruolo della Germania
«L’Unione Europea è partita in maniera molto decisa negli anni ’90 anche per effetto della riunificazione della Germania. Successivamente a quella fase si è deciso di puntare più sull’allargamento che sull’integrazione. Ora ci troviamo a metà del guado. Fermo restando che l’adesione all’Euro è nel futuro di tutti i membri dell’unione europea, tranne di quelli che fin dall’inizio hanno fatto il cosiddetto “opt-out”, il problema è che ora non possiamo stare fermi nel processo di integrazione, senza rischiare di perdere terreno nel contesto internazionale. Bisogna fare ancora dei grandi passi in materia di unione economica andando verso un bilancio comune. Non parlo di “comunizzare” il debito, ma almeno di iniziare ad approntare risorse adeguate alle sfide dell’Unione. In questo senso la Germania può diventare, trovando i giusti compromessi, uno dei nostri alleati».
L’iscrizione all’Aire, un obbligo senza sanzione a cui tanti italiani a Berlino si sottraggono
«Iscriversi all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero è sia un diritto che un obbligo per chi si trasferisce per più di dodici mesi. Farlo significa accedere a servizi importanti tra cui il voto per corrispondenza e il rilascio o il rinnovo di documenti e certificazioni. In questi primi mesi in Germania mi è stato fatto notare che c’è chi non si iscrive perché ha il timore non solo di perdere il diritto all’assistenza sanitaria italiana, obbligandosi quindi a pagare una cassa malattia tedesca nel caso in cui non sia un lavoratore dipendente, ma anche perché per un certo timore verso la sanità tedesca, sia per la lingua che per l’approccio. È una questione che deve merita di essere approfondita. Certo è che siamo consci di come il numero di iscritti AIRE sia diverso dai numeri reali della comunità italiana a Berlino e in Germania e anche su questo c’è da acquisire maggiori informazioni».
Perché all’Ambasciata d’Italia a Berlino non è possibile ottenere la carta d’identità elettronica
«È un problema che ho riscontrato fin dalle primissime ore del mio arrivo qui. La carta d’identità cartacea a volte non è riconosciuta negli uffici tedeschi, con tutti i disservizi che ne conseguono. È una questione seria, purtroppo dobbiamo ancora ricevere dal Ministero degli interni il materiale e la tecnologia necessari. Mi rendo conto che esiste una discrasia rispetto a quello che si riesce ad ottenere in Italia, si tratta di un processo che stiamo seguendo molto da vicino insieme ai ministeri competenti».
Il ricordo della caduta del Muro di Berlino
«Lo ricordo bene e ci ho ripensato ascoltando il discorso che Angela Merkel all’ultimo congresso della CDU ad Amburgo, quando ha spiegato il ruolo del suo partito all’epoca e la lungimiranza di Bush padre. Fu fondamentale l’apertura di credito che l’amministrazione americana fece nei confronti della Germania di Kohl per condurre la trattativa con Gorbaciov avendo ampi margini di manovra e la sicurezza di una garanzia euro-atlantica a proteggere la soluzione trovata. Sono momenti che ho vissuto molto da vicino, mentre già facevo questa professione. Nel 1989 lavoravo all’ambasciata italiana a Belgrado. La Jugoslavia all’epoca aveva una sua originale collocazione, come amava chiamarla Tito, era esattamente fra i due blocchi, leader dei paesi non allineati. Forse proprio per questo la caduta del Muro fu vissuta fino in fondo come una svolta epocale, come la fine di un’epoca dura e la grande speranza che si aprisse una nuova stagione di collaborazione con tanti paesi vicini. A questa grandissima emozione positiva per le prospettive di riunificazione della Germania e quindi dell’Europa – ricordo molto bene le dirette dal Muro di Berlino di Lilli Gruber – si sommò la preoccupazione per quanto stava accadendo in Romania. C’era la consapevolezza che si apriva una grande stagione di opportunità, di speranza poi disgregatesi rapidamente anche se quello che è poi accaduto in Jugoslavia nel ’91, le guerre di indipendenza e il suo sgretolamento, hanno risposto a ragioni endogene».
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Foto e video: © Anna Agliardi per Berlino Magazine