Fare musica in Germania: una scelta (quasi) obbligata
Basta, vado a vivere in Germania!
Una frase ricorrente tra musicisti, un ritornello accettato con crescente rassegnazione in Italia e variamente declinato sostituendo il verbo “vivere” con studiare, suonare, lavorare…
Per una volta, invece di rassegnarci, cerchiamo di capire i motivi profondi della differenza tra i due paesi a livello formativo, professionale e sociale.
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Conservatori vs. Hochschulen
L’offerta formativa delle Hochschulen tedesche non è troppo diversa da quella dei Conservatori italiani: un Bachelor di quattro anni (contro i tre del Triennio di primo livello nostrano) e un Master di due anni (come il nostro Biennio specialistico). Entrambi prevedono una materia principale (ad esempio il pianoforte se siete pianisti), una serie di discipline collaterali e altre a scelta, proprio come in Italia, anche se nel Master tedesco la struttura didattica è meno “scolastica” e il focus principale è posto più sul lavoro di ricerca del singolo studente. Le prove di accesso sono simili nella forma, ma il livello richiesto nelle Hochschulen è decisamente elevato. La differenza sta tutta in questa battuta ormai celebre tra gli addetti ai lavori: in Italia organizzi una grande festa con gli amici quando finisci il Conservatorio, in Germania invece la festa la fai se riesci a entrare. Anche i costi sono sensibilmente diversi: studiare in Italia dipende dall’ISEE della vostra famiglia e può costare anche oltre 2000 euro all’anno, mentre in Gemania si pagano circa 300 euro a semestre, quota che comprende anche l’abbonamento ai mezzi pubblici.
Musica per tutti
Le differenze nell’alta formazione non bastano e le ragioni del divario tra i due paesi vanno secondo noi ricercate altrove, nella formazione di base e nel contesto sociale generale. Se fare musica è spesso un’attività sporadica e trascurata nelle nostre scuole elementari, nei quattro anni della Grundschule tedesca la musica è fondamentale per tutti gli studenti, al pari delle altre discipline. Se in Italia suonare uno strumento e leggere la musica sono attività per pochi eletti, in Germania, oltre a 50 orchestre sinfoniche stabili e ad altrettante orchestre giovanili e da camera, è presente un numero impressionante di orchestre e di cori amatoriali. E sono proprio questi “amatori”, questi “appassionati” a fare la differenza. Facciamo un paragone sportivo: se in Italia non ci fosse quella diffusione dell’attività calcistica che tutti conosciamo tra bambini, ragazzi e giocatori amatoriali, gli stadi sarebbero vuoti e nessuno pagherebbe un euro per vedere le partite in tv, anche in presenza di squadre di altissimo livello. Quello che fa la differenza, in definitiva, è il pubblico, che in Germania ha una “fame di musica” a noi sconosciuta e mai educata.
E il pubblico, si sa, ha sempre ragione.
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Immagine di copertina: Orchestra, Pixabay, CC0