Diario di un neo papà italiano a Berlino: i primi abbracci paterni

Gabriele Iaconis racconta le prime settimane di vita del suo bellissimo Leonardo, piccolissimo cittadino italo-berlinese venuto al mondo il 16 febbraio 2019

Diario di un neo papà italiano a Berlino è un progetto di Gabriele Iaconis, scrittore da poco diventato papà a Berlino. Gabriele e Bruna (sua moglie), originari di Napoli, vivono a Berlino dal 2013. Leonardo, la loro splendida creatura, è venuta al mondo in una bella giornata di metà febbraio.

La rubrica ha periodicità incostante e invita tutti i lettori a partecipare raccontando la propria, di esperienza, di genitori in Italia o all’estero che sia. La prima serie di racconti, dalla nascita alla prima settimana, li trovate cliccando qui.

Giorno 5: le prime smorfie

“Il mio analista dice che dovrei ridere di più. È l’unico modo, secondo lui, di buttarmi alle spalle il mio passato burrascoso. Gli ho risposto che dopo l’Operazione Placenta ho perso la gioia di vivere, che nulla al mondo sembra farmi tornare il sorriso.

Nove mesi al buio e parte dei quali a testa in giù, demolirebbero anche il più vivace degli spiriti. Madre cerca di tirarmi su il morale, offrendomi a sazietà il suo nettare bianco. Ma neanche la soddisfazione del rigurgito post-pranzo mi risolleva dal pozzo depressivo in cui sono precipitato.

Improvvisamente però, il miracolo. Padre, in un attimo di confidenza, mi si è avvicinato e mi ha raccontato i suoi sogni più intimi. Dice che lui è uno Scrittore. Padre Scrittore. Non sa però che nei nove mesi appena trascorsi, io e Madre abbiamo letto tutti i suoi scritti. Non sa che le sue nausee mattutine erano dovute proprio a queste letture. Non sa che da oggi in poi, ogni volta che si autocelebrerà come Padre Scrittore, la mia reazione sarà questa!
Grazie Padre per avermi ridato il sorriso!”

Giorno 8: abbracci

“Sono appena ritornato a casa dopo due giorni rinchiuso nel centro di recupero e igiene mentale di Berlino sulle sponde del Fiume Giallo nell’Arkansas.

Come mi aveva già anticipato il mio analista, non è raro per noi reduci dall’Operazione Placenta, avere ricadute psicologiche pesanti in cui si regredisce ad uno stato neonatale durante il quale si piange a dirotto e si chiama la mamma a gran voce nel sonno.

Per mia fortuna Madre ha subito intuito la situazione prima che precipitasse del tutto, anche perché Padre, come potete vedere nello scatto rubato a tarda notte, era piombato – insieme al sottoscritto – in uno stato confusionale sotto il più che probabile effetto di alcool e stupefacenti”.

Giorno 11: in marcia

“Oggi io e Padre siamo passati in concessionaria a ritirare il mio nuovo bolide. Ho sempre sognato una decappotabile e con il bonifico appena ricevuto a conclusione di Operazione Placenta ho deciso di farmi un regalo, come suggeritomi anche dal mio analista.
Prendersi cura di se stessi e concedersi qualche sfizio sono passaggi importanti in seguito ad esperienze così lunghe e dolorose. Credo che suggellerò il tutto verniciando le fiancate con decorazioni fiammeggianti come piace alle pupe di quartiere, che già oggi non mi staccavano i ciucciotti di dosso.
Padre cerca maldestramente di darsi un tono, ma il suo tempo è finito ormai, arranca faticosamente sui quattro gradini di casa e prende l’ascensore anche per fare un solo piano. Ogni scarpa diventa scarpone, sosteneva Pereira.
Come dargli torto!”

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