Come Hitler aveva immaginato il futuro di Berlino
Il progetto di riqualificazione avrebbe dovuto trasformare radicalmente la città di Berlino
Nel film per la TV Fatherland del 1994, così come nella serie The Man in the High Castle realizzata nel 2015, gli autori narrano di un futuro distopico in cui la Germania nazista ha trionfato sugli Alleati. In entrambi gli sceneggiati compare, nella nuova Berlino, un edificio dalle dimensioni colossali: la Groβe Halle. L’immensa costruzione, però, non è un’invenzione degli scenografi. La Große Halle faceva parte di un piano di rinnovamento urbanistico per la costruzione di una Nuova Berlino, il nome del progetto era Welthauptstadt Germania (Capitale Mondiale Germania).
Il piano fu progettato dall’architetto del Reich, Albert Speer, e da Hitler stesso
Deus ex machina del progetto fu l’architetto Albert Speer. Egli era diventato, dal 1934, primo architetto del Terzo Reich e iniziò la sua carriera progettando l’allestimento per il Raduno di Norimberga allo stadio Zeppenfield, immortalato nel film di propaganda Triumph des Willens (Il Trionfo delle Volontà). Dal 1935, insieme a Hitler stesso, Speer cominciò a lavorare al progetto Welthaupstadt Germania. Nelle intenzioni del Fuhrer il piano urbanistico doveva intervenire sulla città di Berlino dandole una nuova fisionomia che ponesse la città tedesca al di sopra delle altre capitali mondiali. Il piano prevedeva la costruzione di nuovi assi viari e di nuovi edifici che avrebbero dovuto sostituire alcune vecchie costruzioni ottocentesche di Berlino, considerate ormai desuete da Hitler e non adatte a esprimere la potenza del Terzo Reich.
Il progetto Welthauptstadt Germania non fu mai realizzato completamente
A causa dello scoppio della guerra, solo alcune parti del progetto Welthaupstadt Germania vennero realizzate. Nel 1936 venne costruito lo Stadio Olimpico dove, lo stesso anno, si svolsero le Olimpiadi. Nell’ottica della costruzione di nuovi assi viari venne allargata la Charlottenburger Chaussee, che oggi è la Straße 17. Juni. Questi sono gli unici due progetti realizzati nell’ambito del programma di riqualificazione urbana. Nelle intenzioni di Speer e Hitler, Berlino avrebbe dovuto essere riorganizzata partendo da un lungo viale che avrebbe attraversato il Tiergarten. Questa nuova strada avrebbe dovuto essere usata per la parate del Partito e i veicoli sarebbero stati deviati in un’autostrada sotterranea. Tratti di questo viale sotterraneo sono stati costruiti e sono visibili ancora oggi. A sud del viale avrebbe dovuto essere costruito un immenso Arco di Trionfo che, nella sua apertura, poteva accogliere l’Arc de Triomphe parigino. Ma è l’edificio che doveva chiudere il viale a nord, la Große Halle, la costruzione più ambiziosa di tutto il progetto.
L’edificio più ambizioso era la Große Halle
La Große Halle, conosciuta anche come Volkshalle (Sala del Popolo), era stata progettata seguendo il modello del Pantheon di Roma, ricostruito dall’imperatore Adriano a partire dal 120 d.C. Hitler visitò il tempio romano durante la sua visita a Roma nel maggio del 1936 e ne rimase affascinato. La Volkshalle avrebbe dovuto seguire il concetto di Stadkrone (Corona della Città), introdotto dall’architetto Bruno Taut. Questa teoria affermava che la riqualificazione di una città sarebbe dovuta partire da un edificio che avrebbe dovuto, con la sua grandezza e maestosità, caratterizzare il profilo della nuova città. La Große Halle, con la sua cupola alta più di 300 metri, sicuramente avrebbe svolto molto bene questo compito. All’interno l’edificio avrebbe dovuto accogliere un’aquila di 24 metri che con i suoi artigli ghermisce un globo terrestre, simbolo della vittoria della Germania nazista su tutto il mondo, e varie sculture realizzate da uno degli scultori più apprezzati da Hitler, Arno Breker. La Volkshalle e le sue decorazioni avrebbero dovuto seguire, ovviamente, uno stile neo-classico, allontanandosi da quel Movimento Moderno che si stava imponendo come uno dei più importanti stili architettonici e che Hitler disprezzava. Per poter capire il significato che questa costruzione aveva per Hitler, illuminanti sono le parole di Speer in un’intervista per Playboy del 1971: «la sua sala, con la sua enorme cupola avrebbe acquisito un forte significato sacrale e sarebbe diventata un santuario del Nazionalsocialismo come San Pietro per il Cattolicesimo. Tale tendenza al sacro era alla base dell’intero piano».
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Immagine di copertina: Hitler e Speer © Bundesarchiv, Bild 146-1971-016-31 / CC-BY-SA 3.0