Mimmo Lucano, gli asinelli e la raccolta differenziata a Riace. Un ricordo
Ripubblichiamo, dopo aver ottenuto la sua autorizzazione, un post Facebook dello sceneggiatore Fabio Bonifacci a proposito di Mimmo Lucano, sindaco di Riace arrestato nei giorni scorsi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e affidamento fraudolento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative della zona. Il post di Fabio rappresenta un suo ricordo personale e non ha ambizione di essere inteso alla pari di un articolo giornalistico.
Mimmo Lucano, gli asinelli e la raccolta differenziata a Riace
di Fabio Bonifacci
Su Mimmo Lucano leggo anche di “irregolarità negli appalti sulla gestione dei rifiuti”.
Io a Riace ci sono andato. La storia dei rifiuti la so così.
A Riace non si poteva fare la raccolta differenziata, è un borgo di stradine minuscole, non passano i mezzi pesanti. Si potevano comprare quelli piccoli ed elettrici ma costavano un sacco di soldi, il Comune non li aveva.
Mimmo Lucano allora ha un’idea: usare i somarelli come nei tempi antichi, loro nelle strette vie del paese ci passano benissimo. Crea una cooperativa dove, come in tutte le attività di Riace, lavorano per metà riacesi e per metà immigrati. Iniziano a raccogliere rifiuti coi somarelli, così non si inquina, si può fare la differenziata, e si abbattono i costi sino ad abbassare notevolmente la tassa sui rifiuti per i cittadini (tra l’altro i somari figliano e la cooperativa può vendere i nuovi nati). C’è anche un lato poetico perchè in paese torna un’immagine dei tempi antichi: il trasporto coi somari.
Infatti va ricordato che Mimmo Lucano da giovane non era partito per fare accoglienza. Quel che voleva era ridare vita a un paese quasi morto, da cui la gente emigrava ininterrottamente dagli anni 50.
Per riportare vita nella morente Riace, il giovane Mimmo con pochi amici fece come il colonnello Buendia: combattè 33 guerre e le perse tutte. Nonostante mille iniziative, il gruppetto non cavava un ragno dal buco, Riace continuava a spopolarsi. Poi un giorno, nel 98, arrivò un barcone di profughi curdi. Da lì, lentamente, nacque il Modello Riace, all’inizio dal nulla, senza risorse, facendosi prestare case abbandonate da decenni e dandole ad immigrati che ci vivevano a lume di candela, perché non c’erano i soldi per gli allacci della corrente. Per il cibo si facevano collette e ci si affidava ai doni dei paesani, alcuni solidali verso gli immigrati perché a Riace tutti hanno un figlio, una sorella o un fratello emigrati altrove. Poi, passo dopo passo, grazie ai finanziamenti per l’accoglienza ma anche a uno sviluppo dell’economia locale creato dai nuovi arrivati, il Modello Riace è cresciuto fino a diventare un caso di accoglienza studiato e premiato in tutto il mondo.
L’idea di usare somarelli guidati da riacesi e immigrati per fare la raccolta differenziata, è un passo di questo percorso. A me, per quel che posso capire, è sempre parso un tocco di genio, sia in termini economici che, oserei dire, poetici. Oggi si scopre che gli appalti del Comune alla cooperativa dei somarelli non sono regolari in termini di legge? Questo io non lo so, non voglio dire niente. Al contrario di tanti altri, io rispetto i giudici anche quando colpiscono persone che stimo.
Una cosa però la dico: ho conosciuto Mimmo Lucano e, per quel che vale la mia capacità di valutare le persone, sono certo che lui non abbia mai intascato una lira non dovuta. Proprio mai. E’ molto più probabile che abbia messo soldi suoi nei progetti in cui credeva, è quel tipo di persona. Forza Mimmo.
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Photo: © Kualchevolta – Mimmo Lucano – CC 4.0