Rivalità Italia-Germania sul posto di lavoro a Berlino: i simpatici sfottò dei colleghi tedeschi
Se ancora non l’avete notato, ve lo dico io: è tempo di mondiali.
Qui a Berlino le bandiere nero, rosso e giallo hanno da ormai giorni e giorni invaso la città e sono letteralmente ovunque. Come ovunque sono le persone di qualsiasi età, sesso e razza che incontro continuamente e che con orgoglio indossano la maglietta della nazionale tedesca. Come se tutto ciò non bastasse, anche nell’hotel in cui lavoro il tifo e il sostegno per la squadra di Joachim Löw mi perseguita e non mi da tregua un secondo. La sana e simpatica rivalità Italia-Germania con i miei colleghi tedeschi inizia proprio in questi giorni ad entrare nel vivo e in me aumenta sempre di più la voglia di tifare e di sbandierare sfacciatamente di fronte a loro l’orgoglio per la mia, di patria, e il sostegno per la squadra azzurra. (Ci tengo a sottolineare che quando scrivo “sana e simpatica rivalità” non sono ironica: in un clima lavorativo in cui fortunatamente sopra ogni cosa regna il rispetto per il prossimo, le varie parole di sfida, che in questi giorni reciprocamente ci scambiamo, hanno come unico obiettivo quello della risata e allegria comune).
Gli sfottò veri e propri sono iniziati il giorno della partita Italia- Inghilterra: tutti i colleghi tedeschi si sono alleati con l’unico ragazzo inglese del gruppo e appositamente di fronte a me hanno iniziato, con gioia quasi preoccupante, a fare pronostici secondo i quali l’Italia sarebbe stata clamorosamente sconfitta. Sappiamo invece tutti come è andata a finire e lo sanno bene anche loro. É stato infatti mio grandissimo piacere fargli notare come fosse cosa buona e giusta abbandonare immediatamente e senza rimpianti la loro carriera da pronosticatori professionisti. Il 2 a 1 con l’Inghilterra non è stato però per loro un motivo sufficiente per porre fine alle provocazioni nei miei confronti. Nei giorni seguenti le battute contro la nazionale di Prandelli non sono di certo mancate. Coloro inoltre che si reputano grandi esperti di calcio hanno più volte provato a imbastire con me un discorso basato su dati tecnici e riferimenti a partite di vent’anni fa, credendo probabilmente di trovarsi di fronte alla versione femminile di Trapattoni e aspettandosi quindi una risposta competente e che al tempo stesso gli venga sbraitata addosso in un tedesco italianizzato. Se senza ombra di dubbio il mio tedesco è decisamente migliore di quello di Trapattoni, la mia competenza calcistica non è però a un livello tale da poter risponder loro con altri dati e dettagli tecnici o storici che siano. Ciò che mi limito quindi a fare è dare l’unica risposta che in genere riesce a zittirli. Quanto meno per qualche ora. Gli faccio semplicemente notare che se rimarcano in continuazione questa rivalità tra Italia e Germania non è, come loro vogliono farmi credere, perché sono convinti di essere superiori ma è perché in realtà hanno lo strafottuto terrore di giocare contro di noi e che il fatto di non aver mai vinto contro la nazionale azzurra li manda in paranoia. Con un “paura ehhhh??” accompagnato dal gesto della mano che si apre e si chiude (gesto che faccio pur consapevole che probabilmente loro non abbiano la minima idea di ciò che significhi), riesco in genere a concludere brillantemente ogni conversazione.
La partita Italia-Costa Rica ha dato però loro di nuovo modo di prendersi amorevolmente gioco di me. Già decisamente irritata dal fatto di non poter vedere la partita per motivi di lavoro, ho dovuto inoltre affrontare quelle due ore tutta sola e indifesa, circondata ovunque dai quei gufi dei miei colleghi. Tra una cosa da fare e l’altra, sono riuscita a controllare in diretta il risultato ogni dieci minuti, ogni volta con la speranza sempre maggiore di poter avere un motivo per esultare alla faccia loro. Motivo che purtroppo non ho avuto. Anzi. Al goal del Costa Rica i colleghi degli altri dipartimenti dell’hotel hanno avuto addirittura la premura di telefonarmi per aggiornarmi in tempo reale sul risultato con un “Scusa…ma pensavo non lo sapessi ancora!” seguito da una risata malefica. Coloro invece che mi erano nelle vicinanze hanno spudoratamente mostrato la loro gioia ed entusiasmo, nonostante molto probabilmente a stento sappiano dove si trovi il Costa Rica. Non vi dico poi le varie battute che mi sono state lanciate dopo il fischio finale. Sembrava una gara a chi infieriva meglio. Io non ho potuto a quel punto far altro che ignorarli e mostrare loro la mia grande capacità di autocontrollo, compostezza nonché aplomb. In fondo non mi posso lamentare: i due colleghi spagnoli sono stati decisamente massacrati in maniera ancor più straziante. Massacro reso ulteriormente più pesante dalla presenza nel gruppo di un cileno puro sangue che di certo non si è fatto perdere l’occasione per mettere ripetutamente il dito nella loro piaga.
Ormai manca poco a Italia-Uruguay e questa volta fortunatamente sarò libera e potrò tifare in santa pace con chi parla la mia lingua e con chi sa che il tricolore non può essere altro che verde, bianco e rosso. Spero solo di poter tornare il giorno dopo sul lavoro a testa alta, pronta a sbeffeggiare quegli iettatori teutonici. Quindi: forza azzurri! Se proprio non volete vincere per dimostrare che tutti i milioni che vi guadagnate sono almeno in minima parte meritati, fatelo per me…e per tutti quelli che si devono subire gli sfottò tedeschi e non che siano!
la foto dell’articolo è © Calcio Streaming / CC BY – SA 2.0