Quanto sono inquietanti i bassifondi di Berlino
«Berlino è vitale, sperimentale e aperta, gentile e dura, bella e orribile»
Negli ultimi quarant’anni il fotografo tedesco Miron Zownir ha immortalato la vita nei bassifondi di città come Berlino, New York, Londra e Mosca. L’autore americano Terry Southern lo ha definito “poeta radicale della fotografia”. Il suo stile è crudo, al limite della brutalità. Esprime una personale visione del mondo senza rinunciare a una cifra documentaria e testimoniale. I suoi soggetti sono i dimenticati, per scelta o per destino: gli appartenenti alle sottoculture punk e di protesta, ma anche i senzatetto, gli ubriachi, i drogati, i diseredati, gli outsider, coloro che non si riconoscono nell‘establishment, ma neanche in nessun altro gruppo. Oppure le persone comuni che, senza sapere come, si trovano in mezzo a una grande crisi politica, economica, sociale. L’ultimo libro di Miron Zownir, pubblicato da PogoBooks, si intitola Berlin Noir, con riferimento all’ “anima oscura” della capitale tedesca e al tratto stilistico più evidente con cui è rappresentata: il bianco e nero. In questa intervista Zownir commenta i suoi scatti berlinesi, la vita berlinese e i temi dell’esibizionismo, dell’autenticità e dell’influenza di internet sul mondo della fotografia.
Vivere a Berlino
«Berlino non ha un oceano, non ha un deserto e ha tanti altri difetti. Ma è vitale, sperimentale e aperta, gentile e dura, bella e orribile. È un melting pot per i giovani e per i confusi, i perduti e i rifiutati, i coraggiosi e gli arrabbiati, i sognatori e i perdenti. La scena notturna “alternativa” è ancora molto viva, il numero dei senzatetto sta crescendo e la città continua a essere piena di pazzi. I soggetti per il mio lavoro non mancano. Sono tornato a Berlino nel 1995, dopo 15 anni di vita negli Stati Uniti. Berlino è la mia base operativa. Del resto non posso più dire come negli anni ’60, ’70 e ’80 “Beh il prossimo anno mi trasferisco per un po’ di tempo a Londra, Parigi, Los Angeles, New York“. Oggi devi avere delle credenziali, un lavoro ben pagato e molti contatti. Devi recitare, produrre ed entrare in competizione. E che ti piaccia o no, devi fare il gioco di qualcuno. In tutte quelle metropoli invase dalla gentrification non è rimasto un grammo di sottocultura. Nessun alloggio economico, nessun dormitorio, nessun appartamento. Se vivo qui non è soltanto per l’eccitazione, l’attaccamento o l’affetto particolare che provo per la capitale tedesco. Berlino è una delle ultime città veramente eccitanti al mondo in cui la vita continua ad avere un costo accessibile».
Fotografia come testimonianza
«Immagino di essere un testimone del tempo. Il testimone di una sottocultura alternativa che sta lentamente scomparendo o si sta trasformando in qualcos’altro che non posso prevedere. lI testimone di alcune tra le maggiori crisi e di alcuni tra i più grandi cambiamenti della contemporaneità, come New York prima e dopo l’AIDS, Berlino prima e dopo la guerra, Kiev prima e dopo la rivoluzione. Il testimone della sofferenza del mondo e della crescente miseria che lo tormenta. Ma anche nelle grandi congiunture storiche mi soffermo sempre sulla situazione singola, sull’individuo. La mia fotografia suscita domande ed emozioni, ma non dà mai risposte. La fotografia può essere uno strumento contro l’ignoranza, la disinformazione, la propaganda e le bugie oppure può servire ai loro fini».
La fotografia nell’era social
«Negli ultimi anni è avvenuto un grande cambiamento nel mondo della fotografia. In passato era una cosa intima, la relazione tra il fotografo e i suoi soggetti era qualcosa di privato e di segreto. Nessuno vedeva l’immagine prima che fosse sviluppata e nessuno si aspettava di comparire nei giornali o in televisione. Da quando tutti hanno un fottuto smartphone, milioni di immagini sono state caricate su internet. E tutti quelli che fotografo vogliono essere rappresentati a modo loro oppure per niente. Tutti sono sospettosi nei confronti del fotografo. Tutti si mettono in posa. Ognuna delle mie foto ha la sua storia. Non so mai che cosa sto per incontrare in strada o a casa di qualcuno, in un club o nella metropolitana. Sono sempre pronto ad accogliere quella variabile che rende il mio lavoro imprevedibile. Non ho pregiudizi o riserve morali».
La seguente galleria include fotografie scattate a Berlino da Miron Zownir tra il 1979 e il 2016, apparse nel suo libro Berlin Noir, di recente pubblicazione.
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Tutte le fotografie © Miron Zownir
Immagine di copertina: Berlin 1980 © Miron Zownir