«Profughi? Prima di tutto attori». A Berlino la prima compagnia di rifugiati
Un “ensemble in esilio” con attori rifugiati: questa l’idea di Shermin Langhoff, direttrice artistica del teatro Maxim Gorki di Berlino, nonché fondatrice del cosiddetto “teatro postmigrante”. Un teatro multiculturale e multilingue specchio della società contemporanea.
Lo scopo dell’Exil Ensemble? Aiutare gli artisti che hanno richiesto asilo in Germania a inserirsi nel panorama teatrale tedesco. Rifugiati, ma innanzitutto artisti. «I nuovi arrivati in Germania portano con sé nuove biografie, esperienze e prospettive. Un notevole arricchimento per il teatro tedesco. Ma sarebbe ipocrita pensare che possano inserirsi nell’ambiente da subito. Senza ricevere alcun supporto professionale» spiega Langhoff a rbb|24. E continua: «Il rischio è lo sfruttamento delle loro identità e storie personali soltanto perché autentiche. È invece necessario prenderli sul serio innanzitutto come artisti per poi raccontare le loro storie». Ed ecco che entra in gioco l’Exil Ensemble, struttura deputata a formare gli artisti-rifugiati in questione.
Il ruolo dell’Exil Ensemble
«L’aiuto che l’Exil Ensemble mira a fornire agli artisti-rifugiati non è soltanto linguistico, ma anche e soprattutto professionale. Non si tratta di un bonus per compassione o di un gesto paternalistico. Si tratta di sostenere l’arte», queste le parole di Langhoff. Su un periodo di due anni i membri dell’“ensemble in esilio” avranno modo di specializzarsi attraverso workshop e seminari, tenuti fra gli altri da affermati registi come René Pollesch, Sebastian Nübling e Yael Ronen. Grazie a questo percorso gli artisti-rifugiati impareranno a orientarsi nel panorama teatrale tedesco e a trovare la propria strada. Grazie all’Exil Ensemble, gli artisti-rifugiati diverranno al Gorki co-autori a tutti gli effetti. Al termine dei due anni di formazione almeno due degli artisti partecipanti al progetto verranno inseriti nella compagnia stabile del teatro. «Confidiamo che gli altri avranno attirato su di sé attenzione sufficiente da venire convocati da altri teatri» aggiunge Langhoff. Al momento il teatro Gorki è ancora in fase di reclutamento di artisti per il suo Exil Ensemble, che potrà accogliere fino a sette persone. I criteri per l’ammissione sono la provenienza da zone di conflitto e la qualifica di attori o performer professionisti.
Il retroscena del progetto
Quanto alla motivazione che sta dietro tale progetto, Langhoff spiega. «I teatri sono storicamente luogo d’esilio per gli attori, basti pensare allo Schauspielhaus Zürich durante il nazismo o alla Berliner Schaubühne negli anni ’80 dopo il colpo di stato in Turchia, quando Peter Stein fondò una compagnia di attori turchi». La scelta della denominazione Exil Ensemble non è casuale. «Abbiamo evitato volontariamente l’etichetta Refugee Ensemble perché “rifugiato” non è una professione. Il termine “esilio” sta a indicare l’intento di occuparsi non soltanto del trauma della fuga e dell’immigrazione in un nuovo Paese, ma di un processo molto più ampio» dichiara Langhoff. Il progetto Exil Ensemble viene finanziato dalle fondazioni Kulturstiftung des Bundes e Stiftung Deutsche Klassenlotterie Berlin.
Il teatro Gorki dal 2013 sensibile al tema “immigrazione”
Shermin Langhoff dirige il teatro Maxim Gorki insieme a Jens Hillje dal 2013. Da allora i due portano avanti con successo la propria concezione di “teatro postmigrante”, appoggiandosi a un ensemble internazionale. Con il loro teatro multiculturale e multilingue, Langhoff e Hillje intendono rispecchiare la società contemporanea che muta anche per via dei flussi migratori. Per il loro engagement, i direttori del Gorki sono stati premiati a maggio 2016 con il prestigioso premio Deutscher Theaterpreis.
[adrotate banner=”34″]
[adrotate banner=”34″]
Immagine di copertina © Maxim-Gorki-Theater