Perché l’alternanza scuola lavoro in Germania funziona (e dovrebbe essere un modello per l’Italia)
di Denise Lo Cicero
Sono stata di recente in vacanza in Italia, e, tra le notizie del momento sentite di sfuggita al telegiornale ce n’è una che mi colpito: “gli studenti italiani manifestano in strada, e ciò che rifiutano è l’alternanza scuola lavoro”. Rimango scioccata e mi ripeto che il nostro paese non cambierà mai.
Il sistema scuola-lavoro: un meccanismo mal funzionante in Italia
Io, studentessa in Germania nel sistema di alternanza scuola-lavoro (duale Ausbildung), penso da un po’ che un sistema del genere potrebbe essere la nostra fortuna, il modo esatto per inserire i giovani nel mondo del lavoro e fare ripartire il motore dell’economia. Viene introdotto in Italia. Sogno o son desta? E i giovani? …cosa fanno? Lo rifiutano. Siamo senza speranze. Ci rifletto su e penso di documentarmi sulla legge in questione. Lì capisco tutto. L’idea c’è, ma solo quella. Mancano i presupposti. L’alternanza italiana è ben lontana dal consolidato sistema di Ausbildung tedesco che conosco. Voglio condividere con voi una panoramica su questo tipo di percorso, così che possiate voi stessi notare in cosa differisce il sistema tedesco da quello proposto dai ministri italiani, rendervi conto di quanto sia efficace un sistema del genere se ben attuato, e di quanto sia in realtà indispensabile.
Non tutti i percorsi di studi si svolgono in alternanza
Partiamo col dire che è obbligatoria, sì, ma solo nei percorsi per i quali è prevista. Lo studente è libero di scegliere un percorso che preveda alternanza o meno. Dopo le scuole obbligatorie, all’età di 16 anni, è ora di decidere: la scelta è tra l’equivalente delle nostre scuole superiori, che rilasciano diploma, oppure per la formazione professionale: scolastica o in sistema duale. Solo in quest’ultimo caso avverrà la parte pratica in azienda. Esistono più di 300 indirizzi di studi in sistema duale. Credetemi, ce n’è uno per ogni mestiere.
Chi intraprende un percorso di formazione professionale duale è definito “Azubi”, ossia “colui che riceve una formazione”.
I diritti sono quelli di uno studente, ma la sensazione è di essere lavoratore
Contrariamente a quanto si possa pensare, la parte svolta a scuola è minima. Il percorso ruota principalmente intorno all’azienda: la procedura non parte infatti con l’iscrizione a scuola, ma con la ricerca di un posto di lavoro dove possa avvenire la formazione.
Si tratta di percorsi che vanno dai due ai tre anni e mezzo, a seconda del mestiere. Per la maggior parte sono tre. Parliamo a tutti gli effetti di un “primo lavoro”, nel quale naturalmente è concesso sbagliare. In quanto studente, l’Azubi ha diritto a diverse agevolazioni e sconti, tra cui la più importante è una consistente riduzione sull’abbonamento ai mezzi pubblici.
Così si svolge il percorso:
I tre anni sono regolati da contratto a tempo determinato. Il contratto regola le ore lavorative settimanali (circa 40), i giorni di ferie (circa 25) e lo stipendio. Non vi aspettiate che l’Azubi ottenga un alto compenso, si tratta di una cifra che può andare dai 500 agli 800€. La formazione professionale duale è infatti paragonabile a una gavetta, solo che regolata dalla legge.
Il contratto si ottiene con una procedura del tutto simile a quella della ricerca di lavoro: candidatura (lettera di presentazione e curriculum scolastico ed eventualmente lavorativo), successivo colloquio, e, se hai convinto l’azienda ed è te che vuole scegliere, ottieni il tuo posto da Azubi. Solo le aziende iscritte ad un determinato registro sono autorizzate a formare gli Azubi.
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Ottenuto il posto si effettua dunque l’iscrizione a scuola
Le lezioni si svolgono una volta a settimana per certi percorsi, due a settimana per altri, una settimana al mese per altri ancora. Le giornate di scuola sono considerate orario lavorativo e quindi retribuite.
Nel corso dei tre anni l’Azubi non fa da aiutante, ma impara per gradi tutte le mansioni fino a svolgere, nell’ultimo anno, il mestiere a tutti gli effetti. La figura dell’Azubi è integrata nell’ideale collettivo, il cliente che usufruisce di un servizio e se ne trova uno davanti sa che l’Azubi sta ancora imparando e mostra apprensione davanti ad eventuali imprecisioni. Dietro all’Azubi c’è comunque una figura professionale sempre pronta a riprenderlo dove necessario. Non è prevista una pausa estiva perché in compenso ci si organizza da sé le proprie ferie, le si distribuisce nell’arco dell’anno nella maniera che si preferisce. Le ferie sono ovviamente retribuite.
In cosa differisce dunque da un normale percorso lavorativo?
Abbiamo visto che si tratta di un ciclo continuo, lavoro e scuola. Gli unici momenti che differiscono dalla “routine” sono gli esami. Essi sono due: uno intermedio e uno finale. Entrambi prevedono una parte teorica e una pratica, e servono ad attestare che l’Azubi è in grado di svolgere il mestiere per il quale si sta formando. Una volta superato l’esame finale, all’Azubi viene rilasciato un titolo di studio riconosciuto a livello statale. Adesso non è più Azubi, ma personale qualificato in un determinato campo. Ha competenze professionali e pregressa esperienza: è pronto ad essere assunto.
Uno strumento utile per giovani, adulti, tedeschi e non (oltre che per stato e imprese)
Ecco come a 19 anni i tedeschi sono già inseriti nel mondo del lavoro. Non solo: qualora avessero intenzione di andare a vivere da soli già durante il periodo di formazione, possono chiedere allo stato di ricevere un ulteriore supporto economico oltre al compenso ricevuto dall’azienda.
Il bello è, però, che i percorsi di Duale Ausbildung non sono uno strumento utile solo ai giovani: non c’è un limite di età per prendervi parte. Chiunque abbia terminato le scuole dell’obbligo può accedervi. È così che chiunque si renda conto di aver sbagliato professione, non sia più soddisfatto del lavoro che svolge, o semplicemente abbia voglia di mettersi nuovamente in gioco in un campo totalmente differente, è libero di farlo, e in tre anni sarà automaticamente immesso nel nuovo campo scelto.
Nemmeno essere tedeschi è un requisito. Infatti, per intraprendere un percorso di duale Ausbildung, non è necessaria la cittadinanza, basta avere una buona (ma non necessariamente eccellente) conoscenza del tedesco.
Abbiamo visto dunque che il sistema di formazione duale, in Germania, è un ottimo strumento per la creazione di personale qualificato, valido dunque per lo stato, per le aziende, per i cittadini e anche per i nuovi arrivati, tutto in un ciclo continuo. Fondamentale, però, è che questo sistema non venga sostituito ai tradizionali percorsi di studi, quali diploma e laurea. Certi percorsi non possono prevedere formazione duale in quanto è difficile trovare un campo pratico che corrisponda a certi indirizzi di studi, e quello che si rischia è che gli studenti si trovino come pesci fuor d’acqua a svolgere mansioni per le quali non posseggono le competenze, e vengano dunque sfruttati come tuttofare.
Sii intelligente Italia, preserva la tua dote storica: la cultura
E, voi studenti, che avete il mondo in mano, lottate sì, ma non perché l’alternanza venga abolita. Lottate perché la formazione venga strutturata a favore dello studente! Non è sicuramente un processo veloce, ma se noi prendiamo il mondo in mano, faremo in tempo a dare almeno ai nostri figli un futuro migliore nel nostro bel paese. A quel punto non ci sarà più bisogno di andare per il mondo a cercare fortuna e lasciare le proprie famiglie, o soffrire di questa “demotivazione del secolo” perché il sistema non funziona, e piuttosto che vivere ci tocca sopravvivere. Smettiamo di aspettare che la soluzione arrivi dal prossimo: siamo noi stessi a salvarci, e a dare a noi stessi, e a chi verrà dopo, un’opportunità.
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Immagine di copertina: © CC0 Creative Commons by ernestoeslava