Perché Figlia mia è bellissimo e merita un premio alla Berlinale 2018
Figlia mia di Laura Bispuri è il film italiano in concorso alla 68esima edizione del Festival del cinema di Berlino.
Dopo Vergine Giurata, la regista italiana Laura Bispuri torna alla Berlinale con il film Figlia mia interpretato da Alba Rohrwacher, Valeria Golino e Sara Casu. Al centro della pellicola un triangolo di donne: due madri (Rohrwacher e Golino) e una figlia contesa (Casu) sullo sfondo di una Sardegna rurale. Accolto tra gli applausi dalla stampa, il nuovo film di Bispuri articola una profonda e poetica riflessione sull’imperfezione della maternità e della femminilità e si presenta come uno dei migliori contributi in corsa per l’Orso d’oro alla 68esima Berlinale.
La trama
Vittoria è una bimba di quasi 10 anni, timida, insicura e isolata dagli altri coetanei. Tina è una madre amorevole e apprensiva, seppur incapace di rendersi conto del disagio della bambina, afflitta com’è dal timore di perderla. Tina infatti non è la madre naturale di Vittoria, che con i suoi capelli rossi e la sua carnagione chiarissima non le assomiglia neanche lontanamente. La bambina non è a conoscenza di essere in realtà la figlia di Angelica (Rohrwacher), una giovane donna del posto che conduce una vita sregolata, divisa tra alcol e uomini, e cui Tina presta regolarmente aiuto come previsto dal patto segreto stretto alla nascita di Vittoria. Nella consapevolezza di non poterla né volerla accudire, Angelica ha infatti ceduto la figlia a Tina in cambio del suo supporto. Tina ha così preso con sé una figlia non sua, investendo tutto nel ruolo di “madre perfetta”, ruolo che ora intende difendere a tutti i costi. Intenzionata a partire per sempre perché ricoperta di debiti, Angelica chiede a Tina di incontrare Vittoria. Sebbene tema che voglia portarle via la figlia raccontandole la verità, Tina decide di accontentarla. E così Vittoria e Angelica iniziano a frequentarsi e ad avvicinarsi sempre più, instaurando un rapporto completamente diverso da quello tra la bambina e Tina, un rapporto fatto di attrazione, ma anche di respingimento. Il nuovo legame mette le due madri in competizione per ottenere l’esclusiva della bambina.
Una storia di maternità e femminilità “imperfetta”
Quello del duello tra madre biologica e acquisita è un tema antico, come ha sottolineato la stessa Laura Bispuri in conferenza stampa citando Re Salomone e Brecht. Ciò che Bispuri fa in Figlia mia è integrare questa idea con riflessioni contemporanee che mettono in discussione l’assunto della perfezione della famiglia classica.
Figlia mia è un film di emozioni e sentimenti che racconta quanto i legami, di sangue o acquisiti, e i ruoli famigliari possano essere imperfetti e rivelarsi al contempo ineludibili. Bispuri si riferisce alla maternità, ruolo che nell’immaginario del sistema famigliare classico deve essere ricoperto da un’unica donna continuamente confrontata con l’ideale della madre perfetta. Figlia mia scardina questa credenza presentando due madri, una naturale, l’altra acquisita, entrambe imperfette, ma ciononostante entrambe madri a pieno titolo, sebbene in maniere diverse. Nel film è proprio Vittoria a trasformarsi da figlia contesa e causa della rottura ad anello di congiunzione tra le due madri.
La carica di emozioni del film arriva allo spettatore sia per la forte empatia dei personaggi sia per le eccezionali interpretazioni delle tre attrici, ma anche per i simbolismi di cui la regista arricchisce il contesto in cui è ambientata la storia, la Sardegna. Il paesaggio avverso, a tratti prepotente, dell’isola rispecchia la forza e la complessità delle tre donne protagoniste. Come dichiarato dalla regista stessa, il tema dell’identità, già al centro di Vergine Giurata, viene riproposto in Figlia mia e investe in questo caso sia i personaggi sia i luoghi. Bispuri riesce a rendere una Sardegna lontana dallo stereotipo, ma non svincolata dalla realtà, in cui dominano luci e colori caldi e saturi e i cui paesaggi meravigliosi, ma allo stesso tempo ostili, roventi e polverosi diventano il teatro in cui le protagoniste ricercano se stesse in funzione del loro legame.
La storia di Figlia mia è raccontata sfruttando le diverse prospettive di Tina, Angelica e Vittoria, scelta che rende possibile una descrizione complessa e diversificata del legame tra le protagoniste che è il vero nucleo tematico del film. Dal confronto le tre protagoniste escono imperfette, ma l’occhio della regista non giudica nessuno, al contrario le accetta nella loro complessità.
Forte delle eccezionali interpretazioni di Rohrwacher e Golino così come del superbo lavoro del direttore della fotografia Vladan Radovic, Figlia mia offre una potentissima riflessione sul tema della maternità e della femminilità e rappresenta senza dubbio uno dei più validi contributi di questa 68esima Berlinale.
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Foto di copertina: Figlia mia Competition 2018 ITA/DEU/CHE 2018 by: Laura Bispuri Sara Casu, Alba Rohrwacher, Valeria Golino © Vivo film / Colorado Film / Match Factory Productions / Bord Cadre Films / Valerio Bispuri