«Perché dopo Galles, Berlino e Lipsia sono tornato a fare il ricercatore scientifico in Italia»
Stefano Larsen è nato a Roma ma ha origini danesi. Si laurea in biologia, con una specializzazione in ecologia. La voglia di raggiungere l’indipendenza economica lo porta a compiere i suoi studi in Galles, a Berlino, poi a Lipsia
L’amore di Stefano per la natura è sbocciato in tenera età, quando, durante le vacanze estive nella casa del bisnonno di Copenhagen, osservava e distingueva con occhio attento i vari tipi di uccelli tra i rami delle betulle e i pini neri. Questa passione ora è diventata la sua professione. «Mi sono laureato in biologia a Roma, specializzandomi in ecologia. Ho studiato come le diverse specie di uccelli che nidificano lungo le sponde fluviali, offrono informazioni chiave sulla qualità del fiume stesso. Questo è il concetto di bio-indicatore: un bio-indicatore è un organismo sensibile alle alterazioni ambientali che fa da ‘sentinella’ della qualità ecologica. Gli uccelli ripariali (che prediligono le aree spondali dei fiumi e che si nutrono d’invertebrati acquatici) sono influenzati sia dall’habitat terrestre sia dalla qualità dell’acqua, e ci forniscono informazioni su diversi ambiti. I processi ecologici che legano l’ambiente acquatico e quello terrestre costituiscono tuttora il tema dominante della mia ricerca».
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Il desiderio di indipendenza mi ha spinto verso l’estero
Stefano voleva andare via di casa e desiderava ottenere uno stipendio migliore di quello che l’Italia offre ai suoi dottorandi. «Incontrai quello che sarebbe diventato il mio futuro insegnante supervisore durante un convegno a Roma e dopo una “chiacchierata” e qualche mese, ero in volo verso Cardiff, Galles. Ho trascorso cinque anni in Galles, studiando come le alterazioni dell’habitat fluviale da parte dell’uomo, impattano non solo la distribuzione e l’abbondanza degli organismi acquatici, ma anche l’interazione tra le specie stesse». Per chi fosse interessato e conoscesse bene l’inglese, lo studio di Stefano è consultabile sul sito phys.org.
Tappa successiva: Berlino
Conclusa l’esperienza gallese, bellissima ma piovosa, e ottenuta la laurea di dottorato, nel 2010 Stefano Larsen è approdato a Berlino. Ha ottenuto il contratto di post-dottorato e ha lavorato al Leibniz Institute of Freshwater Ecology, il maggiore centro di ricerca tedesco sull’ecologia acquatica. «Ho lavorato all’interno di due grandi progetti di ricerca finanziati dall’Unione Europea, il cui scopo primario era valutare gli effetti del cambiamento climatico sulla biodiversità. I progetti prevedevano sia un’analisi critica di dati preesistenti, sia una serie di esperimenti sul campo i quali si svolgevano in diversi luoghi, dalla Turchia alla Svezia. Infatti era necessario simulare il riscaldamento globale e per farlo si è deciso di sfruttare il naturale gradiente climatico, ovvero il rapporto tra la differenza di temperatura. Presso il Leibniz Institute ho anche collaborato strettamente con un amico e collega italiano, Alessandro Manfrin, studiando gli effetti ecologici dell’inquinamento luminoso».
«Berlino mi è entrata sotto la pelle»
«Più volte mi son chiesto in che modo Berlino fosse speciale per me. Una risposta non l’ho trovata ancora, ma credo sia la sua capacità di accoglierti qualunque siano i tuoi gusti e il tuo background. Mi piace l’ambivalenza di essere obbiettivamente al centro del modo in una metropoli multiculturale, ma poter passare lunghissime giornate vivendo a rallentatore, in totale ozio. Ammetto però che la lingua è stata, e rimane tuttora, motivo di frustrazione. Con la nascita di Chloe, mia figlia, ho dovuto parlare con le insegnanti di asilo e gli altri genitori e in queste occasioni ho fatto qualche passo avanti. A lavoro, naturalmente, solo inglese».
Grazie, Lipsia
«Berlino l’ho lasciata un po’ a malincuore nel 2014, per una nuova avventura accademica, questa volta a Lipsia, nel nuovissimo centro di studi sulla biodiversità o German Centre for Integrative Biodiversity Research- iDiv. Lipsia mi ha regalato moltissimo e non ho mai rimpianto la capitale. L’iDiv è un centro di eccellenza mondiale che mi ha permesso di collaborare con numerosi scienziati di altissimo calibro. Inoltre ho potuto dedicarmi a un progetto tutto mio, con grande soddisfazione. Ho dimostrato come l’estinzione locale di alcune specie sia un processo subdolo che interessa anche ambienti il cui ecosistema non appare disturbato da agenti esterni. Analizzando ben trent’anni di dati, ho mostrato come le specie che svolgono ruoli particolari negli ecosistemi, chiamate “gli specialisti”, possano lentamente lasciare il passo a quelle più comuni, o “i generalisti”, con potenziali ripercussioni sulla funzionalità dell’ecosistema». Lo studio è stato pubblicato qui.
Ritorno in Italia
«Nel 2016 mia moglie, anche lei ricercatrice, ha vinto la borsa di ricerca Marie-Curie, che le ha permesso di rientrare in Italia. Ora lavora presso l’Università di Trento. Tornare in Italia significava essere più vicini ai nostri genitori e, poiché nel frattempo era nato nostro figlio Samuel, l’idea era attraente. Dal 2017, anch’io lavoro all’Università di Trento grazie alla borsa Marie-Curie e collaboro con ingegneri ambientali per studiare le ripercussioni ecologiche date dallo sfruttamento dei fiumi alpini per la produzione di energia idroelettrica. Io e mia moglie siamo ufficialmente dei “cervelli rientrati”. Ma quanto durerà?»
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Foto di copertina: ©Stefano Larsen, 2008, “Io mentre catturo insetti acquatici”.