Mai parlare italiano all’estero convinti di non essere capiti: gli italiani sono ovunque

Trovare connazionali a Berlino non è certo un’impresa complicata. Tra chi è espatriato e ormai ha la residenza fissa nella capitale tedesca e gruppi di turisti provenienti in continuazione da ogni angolo del Bel Paese, non mi sorprendo più nel veder sempre più spesso visi dai tratti familiari e nel sentire voci esprimersi nella mia lingua madre. Ma soprattutto non mi stupisco ormai più nel sentire voci italiane esporsi in assoluta libertà, dando per scontato il fatto che, essendo in terra straniera, le persone circostanti non capiranno una mazza di ciò che verrà detto. E non c’è nulla di più divertente dell’assistere a discorsi tra persone che in quel momento sono assolutamente convinte tu sia praticamente sorda. Il luogo in cui di solito mi capita di assistere a tali scene è la U-bahn o la S-bahn. Con connazionali seduti di fianco o di fronte a me, ho sentito così infinità di discorsi di vita privata, di liti, di parolacce, di apprezzamenti o di prese in giro di altri passeggeri presenti nello stesso vagone. Mai però mi era capitato di beccare qualcuno che parlasse di me. Fino a qualche giorno fa.

Ore 23.30. Esco dal luogo di lavoro e mi mi reco alla stazione. Fortunatamente non devo aspettare molto e dopo un paio di minuti la S-bahn sta già per arrivare. Salgo sulla metro e mi siedo di fronte a due a ragazzi. Italiani. Le porte si chiudono e la metro parte. A questo punto sento il ragazzo di fronte a me pronunciare testuali parole “Ma tu guarda questa che faccia da stronza!” più altre parole ancor più volgari, il cui senso non esprimeva di certo simpatia nei miei confronti.
Io convintissima che non stesse parlando di me, con nonchalance mi volto per sbirciare chi fosse di fianco o dietro a me. Ma non c’è nessuno. Mister Finezza 2014 sta proprio parlando di me. L’amico interviene “perché faccia da stronza? Che cosa te lo fa pensare?”. “Ma è evidente! Guarda gli occhi, l’espressione….se la tira proprio!”. “ Ma non è vero! È solo la forma del suo viso che ti da quell’impressione!”.

La forma del suo viso. Scusate, ma che forma ho? Perché nessuno fino ad ora si è mai degnato di dirmi che la forma del mio viso è tipica da stronza? Inizio a farmi paranoie. Mi specchio nel riflesso del finestrino e cerco di capire che cosa ci sia di strano nel mio volto. Saranno gli zigomi? O forse la fronte? Probabilmente il taglio degli occhi.
Mentre io continuo a scrutarmi attentamente, il simpaticissimo giovanotto di fronte a me continua a sostenere la sua tesi, aggiungendo che lui in genere non è assolutamente una persona che da giudizi affrettati e che anzi ha sempre disprezzato chiunque lo facesse. “Ma lei so lo merita proprio!”.

Tutta questa cattiveria gratuita nei miei confronti non me la riesco davvero a spiegare. Ma che cosa ti ho avrò mai fatto di così atroce? Ti ricordo forse qualcuno che ti ha traumatizzato da bambino?

Io resto ovviamente basita. Non cerco nemmeno di spiegarvi la difficoltà nel fingere totale indifferenza e di comportarmi come se in realtà non capissi nulla. L’istinto di rispondergli è fortissimo ma riesco a trattenermi solo per il puro gusto di vedere quale piega avrebbe preso il discorso.

Fortunatamente c’è il suo amico che prende le mie difese: “secondo me ti stai sbagliando di grosso! A me non pare assolutamente che se la tiri, mi sembra solo stanca! Ma che ne sai tu, che giornata ha appena passato! Magari ha litigato con il fidanzato…magari ha perso il portafoglio…magari ha appena finito di lavorare e sta tornando a casa solo adesso!”.

A questo punto avrei dovuto fargli un applauso.
Bravo!!Ecco qualcuno che capisce qualcosa!
Scusami tanto signorino se dopo nove ore di lavoro non sorrido a ogni sconosciuto che incontro sulla metro!

Ma nulla. Lui non cambia idea. “Noooooooo…non centra nulla la giornata! Lei è proprio fatta così”.
Mi rassegno: quest’uomo mi odia senza un reale motivo e niente sarà mai in grado di fargli cambiare idea. Sopravviverò.

Finalmente interrompono il discorso monotematico sulla mia stronzaggine e arriva la stazione in cui devono scendere. Si stanno per alzare. È arrivato il mio momento. Il momento di vendicarmi e fargli fare una figura di emme epica. Mentre si stanno alzando, lo guardo e fissandolo negli occhi gli dico “grazie mille per i complimenti!”.
L’amico scoppia a ridere e lui in preda all’imbarazzo perde tutta la parlantina che lo aveva caratterizzato fino a quel momento. Non riesce a pronunciare nemmeno mezza parola. Di fretta escono dalla metro e io continuo a guardarli sorridendo. Un ampio e bel sorriso. Un sorriso da stronza.

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