Le orchestre di Berlino: la loro storia, quali sono e come si può diventarne membri
“Ripartiamo da battuta 530. Flicorno, prego”. Silenzio. “E il flicorno? Dov’è il flicorno?”. Silenzio. “Non è venuto”. “Che vuol dire non è venuto?” “Il flicorno non è venuto in segno di protesta, d’accordo con il sindacato provinciale….”
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Tutte le volte che si esibisce una grande orchestra tedesca risuonano, ironicamente, in me certe scene di “Prova d’orchestra” di Federico Fellini. Dietro la metronomica perfezione e la teutonica compostezza sul palco, già vedo il direttore che si altera, i violini che perdono le parti, i tromboni che sbagliano l’attacco, i timpani che si distraggono, i flicorni che non si presentano.
In Germania ogni città, grande o piccola, ha una o più orchestre. Duisburg, per esempio, vanta orgogliosamente i Duisburger Philharmoniker ma anche la più piccola Augsburg (la “nostra” Augusta) ha i suoi personalissimi Augsburger Philharmoniker. Immaginatevi quante, più o meno prestigiose, ne può avere Berlino: tantissime.
Dei Berliner Philharmoniker, o meglio della Berliner Philharmonisches Orchester, abbiamo tutti sentito parlare non fosse altro perchè hanno una spazio tutto per loro, l’incantevole Philharmonie appunto, “il cuore musicale di Berlino”. Fin dalla loro nascita, nel 1882, i filarmonici hanno adottato un’organizzazione consociativa, che garantisse l’autonomia artistica e amministrativa dell’orchestra. A tuttora sono proprio i suoi stessi componenti che eleggono il direttore che li dirigerà e possono opporsi alle proposte di nuovi strumentisti. Se va bene a tutti, sei accettato, se all’orchestra non vai bene sei fuori. Durante l’audizione ogni membro dell’orchestra ha diritto al voto, e quello del direttore, vale esattemente quanto quello degli altri.
Nella loro storia ci sono solo nomi di direttori importantissimi, da Hans von Bülow a Wilhelm Furtwängler, da Arthur Nikisch a Sergiu Celibidache e Herbert von Karajan e, last but not least, il nostro Claudio Abbado. Karajan volle mettere in piedi una scuola, la Orchester-Akademie, in cui i giovani musicisti avrebbero potuto ottenere un’adeguata formazione e che ancora oggi prepara ad altissimi livelli le nuove leve. Adesso di accademie di “eccellenza” di questo tipo ce ne sono diverse al mondo, ma all’epoca – circa 40 anni fa – questa fu un’idea straordinaria che non aveva eguali.
Essere accettati in accademia tuttavia non apre una porta diretta al palco della Philharmonie, è prevista anche per gli studenti la solita trafila dell’audizione. Ma – citando le parole di Sir Simon Rattle, direttore dei Berliner – l’istituzione dell’accademia fu una soluzione a un problema reale, perchè i filarmonici hanno sempre avuto una concezione del fare musica diversa rispetto alle altre orchestre. Loro, in qualche modo, si concepiscono idealmente come un quartetto d’archi, ambendo a raggiungere la stessa compattezza e coesione nella produzione del suono. Questo richiede ovviamente un modo diverso di suonare, così come di condurre, che deve essere imparato e acquisito.
L’ammissione ad un’orchestra in Germania avviene così: se c’è un posto vacante tra gli ottoni, il gruppo di riferimento (gli ottoni) valuta i curriculum vitae e decide chi invitare. L’orchestra in toto vota in diversi turni di audizione, ma – nella maggior parte delle orchestre – il direttore ha diritto di veto su un candidato: se è no, è no. Dopodichè, passata l’audizione, c’è un periodo di prova che va tra i 12 e i 18 mesi, dopo i quali avviene un’altra votazione dell’orchestra che decide se tenere il musicista a tempo indeterminato.
Berliner Philharmoniker a parte, c’è poi la Deutsche Symphonie Orchester Berlin (DSO), specializzata soprattutto nel repertorio del XX secolo. Orchestra della radio della Berlino Ovest e lì nata nel 1946, ha cambiato nel corso della sua storia uno svariato numero di nomi, arrivando alla sua ultima denominazione, DSO, negli anni Novanta.
In più ogni teatro dispone di una sua orchestra. La Konzerthaus Orchester, la Orchester der Deutschen Oper (134 elementi), la Orchester Komische Oper (111), la Staatskapelle Berlin (130), che appartiene all’Opera di Stato di Berlino. L’Akademie für Alte Musik, fondata nel 1982 nella Berlino Est, è di casa invece al Radial System.
Un aspetto che meraviglia è il numero elevatissimo di orchestre di non professionisti. Inutile sporgersi in confronti italo-tedeschi: alla base di ciò, indietro nel tempo, si trova una ragione storica. Il fenomeno più caratteristico della vita musicale in Germania all’inizio dell’Ottocento è proprio il dilettantismo. Diventerebbe lungo occuparsi qui anche delle orchestre meno conosciute, dell’orchestre delle università, di Singverein (società corali) e Singakademie (accademie di canto). Simili sodalizi erano numerosi all’epoca e lo sono rimasti oggigiorno.
A questo punto, però, non è più facile immaginarsi Sir Simon Rattle che con la sua chioma argentea urla agli assonnati Berliner “Il tempooo! Tenete il tempooo!”.
Foto di © Alfredo Sánchez Romero/ CC BY NC – SA 2.0
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