Il tunnel sotto il Muro di Berlino: cronaca di una fuga
Dal workshop di scrittura creativa organizzato da Berlino Schule, un racconto che parla del Muro di Berlino. Intitolato «Gli alberi oltre il confine» e scritto da Sibylla Pace.
Non sembravano le mani di un vecchio. Quelle del signor Thomas erano forti e grandi; aveva dita robuste come se avesse sempre lavorato la terra, eppure con le faccende agricole non aveva mai avuto niente a che fare. Era sua moglie che sin dall’inizio si era dedicata all’orto e alle galline. Lui invece per una vita era stato titolare di un’impresa di trasporti e ora dedicava le sue giornate alla lettura. La sera, anche d’inverno, sedeva fuori in giardino accanto al pollaio, fumava un sigaro, guardava verso il muro che gli avevano costruito a pochi metri da casa e pensava: «Io in questa gabbia non ci voglio morire.»
Quando Bernd, il giovane vicino di casa, gli aveva detto di non seguirli, il signor Thomas non aveva battuto ciglio né maledetto i suoi quarant’anni per gamba: non voleva essere d’intralcio alla libertà di nessuno, lui che per una vita, con il proprio lavoro, aveva assicurato il movimento di merci e di persone. Bernd e i suoi amici erano giovani, agili, veloci e l’angusto tunnel che si erano costruiti per raggiungere l’aldilà lo avrebbero percorso in fretta. I signori Thomas erano vecchi e in questi casi non era la saggezza a contare, ma l’abilità fisica. «E se dovesse succedervi qualcosa, là sotto?», gli aveva chiesto il ragazzo, giustificando così il suo diniego.
A Bernd il signor Thomas non volle rubare la libertà di correre senza intoppi verso una nuova vita, però l’idea gliela scippò. E con i suoi compagni si mise a costruire un tunnel grande quasi due volte quello del vicino così da poterci stare addirittura in piedi: 175 centimetri di altezza per 80 di larghezza. Ci vollero due settimane, quattordici ore di lavoro al giorno e un mucchio di spatole, vanghe, nude mani per scavare la strada sotterranea. «Lo ricorderanno come il tunnel dei pensionati», scherzava il signor Thomas ogni volta che cominciava a spalare insieme ai suoi undici compagni di avventura, tutti ultracinquantenni desiderosi di varcare il confine. «Nella parte finale ci costruiremo anche una rampa per rendere l’ascesa ai più traballanti meno difficile!». Rideva. E – sicuro del successo della propria impresa – già immaginava le facce dei poliziotti quando finalmente si sarebbero resi conto di essere stati beffati anche da un gruppo di vecchietti. A conti fatti, un gioco da ragazzi.
La sera della fuga la combriccola si diede appuntamento alle due di notte, di fronte al pollaio. Da quando erano giovani i signori Thomas non erano più usciti in gruppo insieme a degli amici. Era proprio in una di queste occasioni che i due si erano conosciuti, un giorno d’estate prima della guerra, quando nelle campagne del Brandeburgo ancora sembrava che non fosse successo nulla e loro facevano pic nic e ballavano all’aria aperta. Nonostante i settantanni, la signora Thomas si muoveva agilmente nel suo corpo esile e muscoloso. Quella sera camminava veloce da una camera all’altra per controllare che tutto fosse a posto; non voleva che quando sarebbero piombate in casa, le guardie trovassero disordine. Prese la scopa e in maniera quasi maniacale si mise a spazzare via le poche briciole da sotto il tavolo. Il cuore le rimbalzava in petto come un tamburo: l’ultima volta che si era sentita così era stato un anno prima quando, giorno dopo giorno, con le lacrime agli occhi aveva visto scomparire le amate querce davanti alla sua casa dietro a un muro di cemento. Presto, se lo sentiva, quegli alberi avrebbe potuto riabbracciarli.
Il prossimo corso di scrittura creativa diretto da Gabriele Iaconis avrà luogo dal 18 settembre al 20 novembre 2017.
Foto di copertina: © Malkav / CC BY – ND 2.0 kozumel
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