Gli esperimenti tedeschi degli anni ’20 sul sangue ed il test del campo oscuro
Dopo La storia del Poltergeist, il terrorizzante spirito burlone tedesco, un nuovo appuntamento con le interviste col mistero di Paola Biondi.
Gli esperimenti tedeschi degli anni ’20 sul sangue ed il test del campo oscuro
di Paola Biondi
“Se abbiamo uno stile di vita più equilibrato e corretto, cosa che ormai stiamo cercando di imparare, anche la struttura del nostro sangue diventa… il ritratto della salute”. Ad affermarlo è Carla Marzetti, biologa e analista italiana di Bologna, che, per la diagnosi delle malattie, studia il sangue umano con un test particolare, detto in campo oscuro.
“In Germania alcuni studiosi tedeschi si occuparono della questione già prima della Seconda guerra mondiale. Purtroppo però moltissima della loro documentazione andò distrutta. Rimangono alcune nozioni e cenni di quel che fu l’indirizzo di quegli studi. Tra di loro vale la pena ricordare Wilhelm von Brehmer, laureato in farmacia a Berlino nel 1909, che nel 1923 fu responsabile dei laboratori di Anatomia Patologica e Microbiologia a Dahlem. Lavorò sulle malattie virali in piante e animali e nel 1949 fondò l’Accademia Internazionale IFA a Bad Kreuznach. A Berlino condusse i propri studi anche il biologo Gunther Enderlein (1872-1968). Le nostre ricerche partono da lì”.
In che cosa consiste questa tecnica ?
Partiamo da un concetto semplice: se stiamo bene, anche le cellule del nostro sangue hanno le caratteristiche della salute, e questo, al microscopio, si vede. In genere, l’analisi biologica del sangue si fa su uno striscio di sangue seccato e colorato. Invece quella fatta in “campo oscuro” si fa sulle cellule del sangue vivo. Io “leggo” le cellule del sangue, per scoprire l’origine di molte “strane” malattie e per prevenirle.
Ci spiega meglio?
Ogni persona è un microcosmo nel macrocosmo: non siamo contenitori sterili, ma conviviamo normalmente con batteri, virus, funghi e parassiti, cercando un nostro equilibrio. Quando invece il nostro ecosistema è scosso da stress emotivi, fisici o tossicologici, si crea uno squilibrio, che con il tempo può dare origine a sintomi talmente insoliti, che a volte è difficile riportarli a un esatto quadro clinico. A volte mi contattano anche medici in difficoltà nel diagnosticare certi casi particolari, ma tengo a sottolineare che è meglio sfruttare questa metodica nel campo della prevenzione, dato che certe condizioni si instaurano molto prima che insorga la malattia conclamata.
Come funziona?
Per il test si utilizza un microscopio munito di un particolare condensatore. L’immagine permette un’indagine morfologica più approfondita, può essere proiettata a video e immagazzinata in un computer. Nel tempo, si può tenere sotto controllo la forma e le dimensioni dei globuli rossi, il grado di ossigenazione, la mobilità, l’integrità, oltre che determinare la presenza di parassiti, tossine, muffe e funghi. Si possono evidenziare allergie, intolleranze alimentari, stati infiammatori acuti e cronici, è possibile valutare i danni da radicali liberi e quale tendenza ha un individuo a sviluppare determinate malattie metaboliche o cardiovascolari. Si può intervenire sulle cefalee, i reumatismi, l’obesità i disturbi funzionali del fegato, del pancreas e del tubo digerente. Ogni malattia degenerativa è un accumulo enorme di tossine.
È l’unico test possibile?
No, ne ce n’è un altro, un test speciale delle urine e delle feci per “fotografare” lo stato di inquinamento intestinale, e capire se gli organi che servono allo smaltimento delle tossine funzionano sufficientemente.
Quando sarebbe consigliabile fare queste prove?
Questo va stabilito dal medico, che deve tenere conto del fatto che esista o meno familiarità per certe malattie.
Anche lei si cura in questo modo?
Sperimento sempre le mie tecniche su me stessa come facevano i ricercatori dell’800. L’approccio è olistico, cioè tiene conto dell’organismo nel suo complesso, ma si avvale di parametri scientifici.
Foto di copertina: INVISIBLE-MAN-1933_James Whale_, © tonechootero, CC BY-SA 2.0.