Germania, bambine e papà ghanesi aggrediti da un gruppo di giovani razzisti

Gruppo di giovani razzisti aggredisce due bambine e il padre ghanesi nel nord-est della Germania. Insulti razzisti anche dopo l’intervento della polizia.

Lo scorso 14 giugno è avvenuta, in Germania, nel Meclemburgo-Pomerania Anteriore, un’aggressione di natura razzista che ha visto coinvolti una famiglia ghanese e un gruppo di venti persone. La violenza è sfociata su due bambine di 8 e 10 anni – una delle quali, colpita a calci in faccia, è ora ricoverata in ospedale – e sul padre che ha inutilmente tentato di difenderle. A scatenare l’atto violento dei ragazzi che si sono avventati sulla famiglia è stata l’intolleranza per la loro etnia, manifestata anche a seguito dell’intervento della polizia. Sono ancora in corso le indagini sull’episodio, esaminato per violazione della quiete pubblica, lesioni personali aggravate, incitamento all’odio e ingiurie.

La Germania tra i Paesi che discriminano di più

Secondo un’indagine dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) – impegnata a respingere ogni forma di discriminazione basata sull’età, sulla disabilità o sull’origine etnica – il razzismo è ancora un fenomeno estremamente diffuso nell’Unione Europea. Durante l’anno corrente un rapporto ha dimostrato che l’intolleranza per etnie diverse sia addirittura incrementata, dando luogo a episodi fisici e verbali di odio. Significativo e allarmante è il trend che avvalora la tesi per la quale i migranti di discendenza africana sono maggiormente soggetti a discriminazioni e molestie.

All’interno del quadro europeo, la Germania si è qualificata nel 2023 come uno dei Paesi con il più alto livello di intolleranza, circa il 77% di casi di violenza in più rispetto ai restanti monitorati. I risultati della statistica diffusa dalla FRA sono arrivati a seguito di una precedente inchiesta, pubblicata da Nature, che denuncia il mancato impegno del paese tedesco nel raccogliere informazioni sulle diverse etnie, utili a monitorare l’inclusione nelle differenti aree europee.

L’impegno istituzionale contro il razzismo è sufficiente?

Assistere all’ennesimo caso di razzismo può far domandare se l’impegno legislativo sia sufficiente a contrastare un fenomeno che sembra non avere fine. Oltre alle direttive sull’uguaglianza razziale e alla fondazione di agenzie che sul piano europeo fanno luce sul tema, sono stati ideati dei piani di azione . Questi possano garantire, fino al 2025, una prima rimarginazione del problema, col fine ultimo di intervenire in modo mirato e contribuire alla realizzazione di una società più inclusiva.

Guardando al futuro, in occasione del discorso sullo stato dell’Unione (riportato al di sotto di questo paragrafo per intero), la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è così espressa: «È il momento di mostrare alle giovani generazioni che possiamo costruire un continente in cui ognuno può essere sé stesso, amare chi desidera e seguire le proprie aspirazioni». Queste parole, così come la politica antirazzista qui descritta, dimostrano che è già in corso un processo di cambiamento e sensibilizzazione sul tema.

Resta tuttavia fondamentale sottolineare come l’impegno civile di ciascuna persona, esprimibile già attraverso una presa di posizione dinanzi ad accadimenti del genere,  possa fare la differenza. Riconoscere il razzismo, ovunque si manifesti o si nasconda, significa comprendere che esso rappresenta un rischio strutturale, non semplicemente un problema individuale. Tale consapevolezza è fondamentale, poiché il l’intolleranza etnica può limitare la libertà degli individui all’interno della società in cui viviamo.

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