«Fare la cuoca? In Italia ritmi insostenibili. A Berlino ho ritrovato serenità»
«Ero venuta in vacanza a Berlino a bordo di un furgone Volkswagen dell’ ’84 per vedere un amico di Ancona che si era appena trasferito qui. Poi sia il mio compagno di viaggio che il furgone hanno imboccato un’altra strada e allora io ho deciso di cercarmi un lavoro per restare un po’ più a lungo di quanto previsto. Ho trovato un lavoro stagionale in un locale italiano e, nel frattempo, mi sono innamorata di Berlino. Non tornerei mai in Italia».
Giulia Terni, vincitrice del premio della giuria di qualità nel campionato amatoriale di tiramisù di Berlino Magazine, entra in redazione sorridendo. Il suo tiramisù classico con sesamo e croccante ha conquistato i giurati e anche il pubblico, che le ha tributato il terzo posto. Si presenta e si accomoda, pronta a raccontarci la sua storia di vita berlinese. Ha lavorato per un anno come cuoca in Italia, poi, dopo la vacanza berlinese, ha deciso di trasferirsi nella capitale, perché è una città «rilassata e folle» al tempo stesso. Di rientrare in Italia, non se ne parla.
Da quanto tempo sei a Berlino? Di cosa ti occupi?
Sono qui dal 2011, con un anno di pausa tra il 2013 e il 2014 per fare un corso professionalizzante in Italia: avevo 28 anni e volevo una certificazione come cuoca, dato che già lavoravo nel settore.
Di locali italiani a Berlino ce ne sono molti… com’è stato doversi iniziare a muovere in questo ambiente?
È un mondo vasto ma in fondo ristretto, quello della ristorazione italiana a Berlino, una grande famiglia. Una volta entrata nel giro, non è poi così difficile. Mi aspettavo una cultura molto più fredda, qui. All’inizio immaginavo Berlino come una specie di Londra tedesca, ma mi sbagliavo.
Cosa ti è piaciuto di Berlino?
Me ne sono innamorata perché è rilassata e folle. È una capitale, ma sembra un paese. Ci sono tante opportunità, la vita costa pochissimo, gli orari di lavoro sono più flessibili dell’Italia e, nonostante questo, tutto funziona meglio. La qualità della vita è ottima. È una società esigente, ma dà tanto in cambio.
Quindi pensi di restare?
Non faccio mai progetti a lunga scadenza. Ma i ritmi in Italia, per chi lavora nella ristorazione, sono veramente pesanti. Si può fare qualche stage lì, ogni tanto, per crescere professionalmente, ma tornare non è pensabile. Hai un giorno libero a settimana, in cui solitamente sei svenuto sul letto con mille lavatrici arretrate. Lavori anche 14 ore al giorno. Ho lavorato in Italia per un anno e penso che sia insostenibile, non hai più una vita. Qui, invece, nel tempo libero, mi piace molto leggere di cucina e mettermi ai fornelli per sperimentare. E avrei anche la possibilità e il tempo di dedicarmi a una possibile famiglia. Dal punto di vista lavorativo, meglio Berlino. Berlino per sempre.
C’è qualche differenza per quanto riguarda i menù, tra i ristoranti italiani in Italia e i ristoranti italiani berlinesi?
Noi italiani siamo tanto rigidi, per quanto riguarda la nostra tradizione culinaria. I ristoranti italiani a Berlino hanno un menù standard: pizza, vitello tonnato, carbonara: tutte cose ottime, ma già viste. Ora, però, c’è questo nuovo trend che punta alle innovazioni, ricette regionali o completamente nuove.
Per il tuo futuro lavorativo, hai mai pensato di aprire un locale tutto tuo a Berlino?
Ho pensato di aprire una cosa mia, sì, ma non mi sono mai realmente informata. Non è ancora il momento. Alcuni miei ex colleghi hanno aperto un’attività a Neukölln: quando cercavano il locale, erano molto stressati – questo è il paese della burocrazia e ci sono un sacco di paroloni lunghissimi quando si approccia a documenti e permessi. Non so se in Italia sarebbe più facile. Ci sono mille leggi, comunque. Prima di iniziare a gestire un ristorante è importante capire se quel tipo di vita ti può piacere. E aprire un locale è qualcosa di davvero importante.
L’idea di un tiramisù “croccante” è stata apprezzata dai nostri giurati. Come ti è venuta in mente?
Il tiramisù è un dolce buono, ma molto morbido. Ho pensato di dargli consistenza con cose croccantissime, come noci e sesamo.
Tra la cucina italiana e quella tedesca quale preferisci?
Secondo me i tedeschi sono molto bravi nei dolci, più che nel salato, noi invece abbiamo una cucina più duttile. Non mangerei tedesco tutti i giorni, perché è una cucina pesante, ma ci sono cose della loro cultura gastronomica che adoro, ad esempio il pane. Mi piace da morire e, quando torno in Italia, mi manca. Hanno mille farine diverse qui.
In copertina: Giulia Terni con la giuria di qualità – Photo © Linda Paggi