Berlino ti segna per sempre. Come te nessuna mai (più)
Nell’ opera “Viaggio in Italia”, Goethe celebra il nostro Paese e in particolare elogia il capolugo campano. Alle sue parole si ispira il popolare detto: “Vedi Napoli e poi muori”. Vivi a Berlino e ti sarà difficile innamorarti di ogni altra città che sceglierai come tua dimora in futuro, aggiungeremmo noi.
La capitale tedesca è meta di molti e per svariati motivi; comune è quello di trovare la propria strada, di afferrare una possibilità di cui ci sentiamo defraudati. All’ombra della torre della televisione si intrecciano storie di centinaia di giovani che vi si trasferiscono con valigie più o meno capienti, ma con sogni grandissimi.
Come si afferma nell’articolo pubblicato qui, Berlino è come una storia d’amore appassionata: ti vizia e ti seduce con tutto quanto ha da offrirti e poi una volta al capolinea hai la sensazione che, per rialzarti, ti ci voglia un’eternità.
La Hauptstadt sta cambiando molto, troppo velocemente e non necessariamente in meglio. Tuttavia, nonostante i mutamenti, la gentrificazione incalzante e l’invasione di hipster provenienti da ogni parte del globo, essa non ha perso la sua anima più profonda ed unica. Quella stessa anima che si respira in ogni angolo, dove il passato si mescola al presente, creando un cocktail magico che rende questo luogo unico ed inimitabile. Ciò che accade qui, come accade qui, non accade in nessun’altra metropoli internazionale.
Caratteristiche sono le terrazze berlinesi e le serate scandite da incontri e storie più o meno incredibili raccontate da persone conosciute pochi attimi prima e accomunate da un desiderio molto economico: una birra fresca dopo una giornata di lavoro. Per chi ne ha uno, s’intende.
E la domenica, giornata-manifesto della pigrizia, che cosa accade? I negozi sono chiusi ma Berlino sembra non curarsene: la noia, questa sconosciuta. Qui più che mai. Il fine settimana offre eventi di ogni tipo, spesso gratuiti. Musica, danza, spensieratezza e le molte cornici verdi che i parchi cittadini offrono ai suoi abitanti e ai visitatori.
Berlino e la sua insonnia
Se si è vissuto nella capitale tedesca, non si potrà mai più varcare la soglia di un club senza paragonarlo a quelli della capitale tedesca. La sua musica, le sue location, le sue persone, la sua creatività: tutto ciò non è riscontrabile in alcun altro scenario. Qui la festa, quella vera, inizia dopo la mezzanotte e continua sino al mattino. Spesso mi capita di incontrare ragazzi fuori dalla discoteca, lo sguardo (apparentemente) sveglio e inebriato, mentre io, trascinandomi in palestra, mi interrogo su quale sarà l’espressione dipinta sul volto del ragazzo alla reception quando vedrà la nitida riga del cuscino solcare le mie guance. In questi casi mi ritrovo a pensare: ma com’è possibile, stanno ancora ballando? Poi però mi ricordo di vivere a Berlino e questa è la normalità, pardon, sono ancora assonnata. A proposito di discoteche, qui care donne potete anche scordarvi la minigonna e i tacchi alti, non siamo a Milano. Anni fa, indossando dei sandali lilla con un tacco a stiletto, ebbi la sensazione di venire osservata come se fossi un alieno dalla folla che popolava l’interminabile fila all’ingresso del leggendario Bar25. Il tutto, mentre il mio vicino sfoggiava orgogliosamente dei leggings dorati stile seconda pelle, una cresta alta quanto la sedia sulla quale sto scrivendo questo pezzo e delle Buffalo anni 90, venendo però totalmente ignorato. In ogni caso, le persone qua rispettano lo spazio altrui, quindi se vi capiterà di venire palpeggiati sul dance floor avrete avuto sfortuna (o fortuna, obietterà qualcuno, a seconda da chi provenga quel contatto non richiesto), ma di certo si tratterà di un’eccezione che conferma la regola. E il tanto temuto lunedì? Quello arriva per tutti, ovviamente, ma qui le sbronze vengono smaltite pseudo-dignitosamente in giro per le strade, e non a casa, dove le tappe letto-bagno-cucina sembrano essere estenuanti e lunghe chilometri. Ogni giorno della settimana è un giorno di potenziale divertimento, e talvolta ci si ritrova a domandarsi se in effetti qualcuno lavori, in questa città.
Berlino e i suoi attori: una coesistenza armoniosa
Berlino è democratica: si può essere ricchi, poveri, sfoggiare l’ultimo modello che la BMW ha lanciato sul mercato, o semplicemente lanciarsi nel traffico cittadino con una bici che ha visto la luce prima di noi. Si possono indossare abiti sartoriali oppure t-shirt che costano come un caffè macchiato: tutto questo non conta. Gli abitanti di Berlino sono molto diversi tra loro ma nonostante ciò sono in grado di vivere come molte citta’ si augurerebbero: in pace gli uni con gli altri.
La metropolitana è senza dubbio lo specchio dell’identità cittadina. Uomini incravattati assorti nella lettura di riviste finanziarie siedono accanto a turisti esagitati, ragazzi più o meno ubriachi in seguito all’ultima festa a cui hanno preso parte o nuclei familiari numerosi e rumorosi; il tutto, senza che nessuno etichetti il proprio vicino come “strano”. Insomma, vivi e lascia vivere sembra essere la filosofia che regola il motore della capitale tedesca.
La consapevolezza storica: una città tra passato e futuro
Ma l’anima di Berlino è anche triste e malinconica e da essa non si può prescindere, se si vuole descrivere e soprattutto comprendere la città. I tedeschi ricordano quotidianamente le loro tragedie. Basti pensare agli innumerevoli programmi televisivi, agli approfondimenti, alle interviste e alle iniziative sociali. La storia li ha resi il popolo che sono e non dimenticare è un monito prezioso ed incontenstabile. La storia qui si respira come forse in nessun’altra città tedesca, o persino europea. Il passato è onnipresente. Non solo: le sue tracce, i suoi errori e le sue tragedie non vengono celate, bensì mostrate, raccontate, simboleggiate in ogni angolo. Emblematiche sono, ad esempio, le numerose Stolpersteine, le “pietre d’inciampo”. Su di esse è scritto il destino tragico di molte famiglie ebree deportate nei campi di concentramento e rappresentano delle cicatrici indelebili che stridono dolorosamente con lo scenario attuale. Le vittime che le guerre mondiali e la guerra fredda hanno mietuto vengono commemorate attivamente e innumerevoli sono gli incontri in cui i Berliner sono chiamati a raccontare la dolorosa storia della città.
Gli studenti che popolano la capitale, da qualsiasi nazione essi provengano, sono affascinati dalle pagine che non hanno mai vissuto ma solo sfogliato sui libri di scuola. Alle serate dedicate al divertimento si alternano simposi improvvisati attorno ad un piccolo tavolino, a base di teorie politiche e prodotti Ja! (brand tedesco molto economico), le opinioni accompagnate da un calice di vino e il desiderio di comprendere e farsi comprendere da tutti i presenti. Il giorno dopo, si possono ritrovare queste stesse persone in giro per le strade a supportare le loro idee prendendo parte all’ennesima manifestazione ospitata dalla capitale. Perché quegli individui sono liberi e si sentono liberi. Oggi, a differenza del passato, Berlino culla i suoi abitanti in un democratico abbraccio, che negli anni del muro fu spezzato da colate di cemento che una mattina segnarono il risveglio di un intero popolo.
Come affermò qualche mese fa Nina, una mia ex collega: “Hey, ick bin Berlinerin! (Hey, io sono berlinese!) Sono nata all’epoca del muro, era ovvio che io mi interessassi di politica, come del resto faceva ogni mio coetaneo. La politica era nel nostro dna, la si respirava, la si viveva, non si aveva altra scelta. Solo speranza, e un grande sogno”. Ora che quel sogno si è realizzato, noi tutti possiamo godere della ricchezza storica e culturale di questa città malinconica, sfrontata e giocosa, folle e gioiosa. Possiamo, traendone ispirazione, unirci ad essa, in quello slancio verso il futuro che scandisce la sua crescita ed il suo incessante mutare quotidiano.
Forse è proprio questo che riempie vuoti talvolta apparentemente incolmabili e che mi ruba un sorriso salato, mentre un’altra persona cara lascia me e il posto che ho scelto come palcoscenico dei miei sogni: la consapevolezza di vivere in un luogo tanto unico.
Foto © Sascha Kohlman CC BY-SA 2.0
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