«Arrivederci Puglia, vado a costruire la mia vita a Berlino»

Lasciare famiglia e amici per una città distante, che sia Berlino o altro, significare accendere un  uragano di emozioni difficili da spiegare…

“Amara terra mia, amara e bella” è una delle più belle canzoni di Domenico Modugno. Descrive, con struggente verità, il dolore del distacco e della lontananza da parte di chi è costretto – e, perché no, sceglie- di lasciare la propria terra natia. Nel suo caso, che è anche il mio caso, la Puglia, una terra bellissima,  dove il mare ti fa da colonna sonora. Dove non riesci a dire “no” ai piatti preparati dalla nonna. Dove l’inverno non è freddo e l’estate è così calda che passeresti tutti il giorno immersa in acqua, a lasciarti cullare dalle onde. Cosa è successo, allora? Com’è possibile che ora, a 27 anni, sia a Berlino?

© adriano7492, Puglia – Mare

Puglia, Giovinazzo

È vero. Abbiamo il mare, il sole perenne, le uscite quotidiane con gli amici di sempre e le famose abbuffate che fanno invidia a tutte le persone che hanno anche solo sentito nominare la Puglia. Eppure il mio paesino – Giovinazzo, a venti chilometri da Bari- non mi è mai piaciuto. Ho sempre odiato il modo in cui qui tutti sapessero di tutti e tutto, quella mentalità r che ti condanna perché: “no, figlia mia, che devi andartene a fare via da qua. Qua stanno papà e mamma, stai comoda”. E io, diciamolo, l’idea di fossilizzare la mia esistenza in questo modo di vivere non l’ho mai avuta. Sognavo il successo, la realizzazione personale, i viaggi che mi portano in giro per il mondo. Una donna in carriera, senza base fissa, che non ha certamente tempo per tante cose. Men che meno per l’amore.

Poi succede che un ragazzo ti fa perdere la testa. E la perdo così tanto che decido di preparare le mie valigie e di raggiungerlo al nord Italia, dove il lavoro non manca – dicevano. Lui un lavoro ce l’ha. Un lavoro di responsabilità, di quelli seri, di quelli sicuri. Allora sì, sembra bello questo nord Italia, la stabilità è servita su un piatto d’argento e presto per il mio paesino divento “la torinese”. Parto, saluto i miei vecchi amici, la mia famiglia e parto con la certezza che finalmente la realizzazione che cerco arriverà.

“Allora, torinese, come va lì?” E come vuoi che vada? É diverso da qui, si vive bene, la gente si fa i fatti propri. Sto cercando lavoro, con una laurea in lingue trovarlo è questione di attimi. Attimi che diventano giorni, settimane, mesi. A volte mi chiedo chi me l’abbia fatto fare, ma poi guardo quel che sto costruendo nella mia nuova città, le nuove amicizie che ti fanno sentire meno sola perché –chiaro, no?- vivono il tuo stesso “dramma della distanza”. Nel frattempo quel famoso ragazzo capace di farmi perdere la testa mi chiede di sposarlo, di costruire il nostro futuro insieme, di perseguire il nostro obiettivo insieme.
Un obiettivo che si chiama Germania.

© denisasterbova, Puglia – ulivi

Germania, Berlino

Avevo otto anni quando mi sono scontrata per la prima volta con una lingua straniera dai suoni a tratti duri, che mi affascinava tantissimo. Il tedesco è diventata in poco tempo la mia passione, una passione che ha segnato tutte le scelte che ho fatto in seguito: alle scuole medie il corso con l’inglese e il francese, al liceo il linguistico dove ho ritrovato e approfondito lo studio della mia lingua preferita e in ultimo l’Università. Curriculum? Mediazione linguistica. Prima lingua? Tedesco.

Uno dei punti in comune che ho con mio marito – è ancora strano dirlo- è la nazione che è vista come sinonimo di opportunità. Saranno i luoghi comuni sulla Germania, i racconti di chi ci ha vissuto e ci vive ancora, che l’ha resa nella mia testa la nazione per eccellenza, dove poter ricercare la mia rivincita nei confronti dell’amara Italia, incapace di trattenermi a lei.

E Berlino? Berlino era nel mio cuore, un desiderio, dalla prima volta che l’ho vista ben sei anni fa. Di lei mi ha colpito la diversità che la rende unica rispetto alle altre città tedesche che ho visitato in precedenza. Una full immersion nella storia che l’ha resa tristemente famosa e che l’ha eletta a “museo a cielo aperto”. Qui diverse culture si incontrano, si scontrano, si mescolano. E le ritrovi tutte li, ad aspettare la U- Bahn o la S- Bahn, a girovagare e parlare animatamente ad Alexanderplatz, nei locali, nelle strade. Berlino ti fa venire voglia di scoprirla giorno per giorno e di stupirti alla vista di quel duomo dall’aspetto imponente, della porta di Brandeburgo sempre gremita di turisti, della torre della televisione che padroneggia tutta la città. Impari a gustare la vera birra, la stessa che non riuscivi a bere in Italia. Ti lasci ammaliare dal suo hinterland e ogni fine settimana sei lì in macchina, pronta a scoprire Postdam o Cottbus.

Qui il talento e l’esperienza vengono premiati e così capita che una candidatura inviata quasi per gioco, accompagnata dal classico “figurati, non mi chiameranno mai”, diventa un trampolino di lancio che non puoi eclissare. É l’occasione che hai sempre aspettato, che abbiamo desiderato. Corri, amore, non facciamocela scappare.
Ci siamo detti, perchè no?

Ed eccoci in Germania, Berlino, da circa due settimane. In molti hanno risposto al nostro “ci trasferiamo” con gioia, altri un po’ meno felici hanno chiesto se fossimo completamente pazzi a lasciare la certezza per l’incertezza. Alcuni ci hanno detto che la decisione di lasciare l’Italia è la decisione più facile, meglio scappare che affrontare la disoccupazione. Ma sapete cosa penso? La via più facile è quella di sedersi ad aspettare che le cose cambino e non quella di stravolgere completamente te stesso, le tue abitudini, persino la tua lingua madre – ed è dura non farsi capire- per conquistare quello che si vuole. Mi sveglio la mattina e mi sento più determinata, felice nel sapere che sono esattamente dove ho sempre voluto essere pronta a riorganizzare la mia – la nostra- vita. Inizio ad orientarmi per le strade, in metro, persino al supermercato. Mi lancio in questo progetto con Berlino Magazine, che ho sempre seguito dall’Italia, e scopro tanti ragazzi che come me hanno dato l’arrivederci all’Italia per vivere qualcosa di unico e irripetibile. Siamo a Berlino, il luogo che mi fa sentire a casa.

© maja7777, Berlino- Reichstag

 

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Photo Cover: © Alessandro_Altieri, Giovinazzo- Centro storico