Plastica, latte, nuovi vestiti: a Berlino un gruppo di persone vive da un anno senza qualcosa…
Trascorrere un anno senza comprare vestiti o senza mangiare carne; senza usare buste di plastica o consumare latticini; senza acquistare oggetti nuovi o senza bere il secondo caffè. MeinJahrOhne, “Il mio anno senza”, è un progetto avviato il 1 gennaio 2014 da un gruppo di persone che si è riproposto, in nome della critica al consumo e alle sue dinamiche legate allo sfruttamento di risorse, animali e persone, di vivere un anno rinunciando a qualcosa. Senza rimorsi.
Jan ha deciso di rinunciare alla plastica. Non solo alle buste, ma a qualsiasi prodotto che vi sia imballato. Finché si è trattato di comprare frutta e verdura, facilmente acquistabile senza confezione, il ventottenne è riuscito ad aggirare l’ostacolo senza problemi. Le difficoltà sono subentrate quando al supermercato si è reso conto che la gran parte dei prodotti, dal riso al müsli ai cosmetici, non viene risparmiato da imballaggi poco ecologici. E infatti qualche eccezione alla regola ha dovuto concedersela: medicinali, dentifricio, carta igienica continua a comprarli, nonostante la plastica che li avvolge.
Alternative ci sarebbero, ma si sono ben presto rivelate troppo costose per il giovane libero professionista che in un primo momento aveva cominciato a comprare il dentifricio in farmacia in barattoli di vetro. “Il mio anno senza e’ per me anche la storia di un fallimento”, ammette Jan; è consapevole dei propri limiti e di quelli dettati dal “sistema”, che non aiuta nell’offrire soluzioni facili e economiche alla massiccia produzione quotidiana di rifiuti, lasciando spesso a chi è più ricco il privilegio di potersi definire ambientalista.
Ciononostante, vie di fuga alla portata di tutti esistono, ed e’ anche questo che i partecipanti al progetto vogliono, con la loro rinuncia, dimostrare. Non si tratta soltanto di trovare soluzioni pratiche alla mancanza di sacchi di plastica per l’immondizia o al consumo di carne, oggetto della rinuncia di Nikolai, carnivoro incallito. Impegnarsi a vivere in maniera meno consumistica vuol dire anche cercare, nello spazio virtuale come in quello fisico, dei luoghi di condivisione, baratto, prestito; realtà in cui il riciclo e il riutilizzo rientrino nelle buone pratiche quotidiane o dove la prevenzione alla creazione di immondizia (il cosiddetto Precycling) rappresenti una priorità, come è il caso di negozi in cui i viveri vengono venduti senza imballaggio (un esempio è dato dal negozio “Original unverpackt” a Berlino, ma i buoni vecchi mercati ne sono la dimostrazione più antica).
Per Jan e i suoi compagni, l’anno di rinuncia si articola dunque come un viaggio nel mondo del consumo e delle sue alternative. Ad oggi sono in diciassette ad aver intrapreso questo cammino. Le rinunce più frequenti riguardano l’acquisto di vestiti o di oggetti nuovi in generale – alla cui mancanza, creatività e manualità offrono una soluzione economica e fair. C’è anche chi ha deciso di rinunciare al latte o al secondo caffè quotidiano, consapevole dell’immensa quantità di acqua consumata per la produzione di una singola tazza.
Provocazione o presa in giro? Cosa succederà quando, scoccata la mezzanotte del 1 gennaio 2015, Kathrin, Martina, Franziska, Friederike, Sabine e Sarah potranno darsi di nuovo allo shopping sfrenato? O quando Antje potrà sorseggiare finalmente il suo secondo caffè e Almut regalerà al figlio l’agognato nuovo giocattolo? Scopo del progetto non è il tentativo di trovare una soluzione ai problemi ecologici, né tantomeno la creazione di compratori modello; l’intento è piuttosto quello di sensibilizzare le coscienze a un approccio sempre più responsabile verso il consumo e la produzione di rifiuti. Nella speranza che i buoni propositi restino, anche dopo aver brindato al nuovo anno.
Photo ©Andreas Lehner CC BY SA 2.0