A Berlino quando ti svegli ti chiedi “Cosa scoprirò oggi di nuovo?”
Da quando ho lasciato l’Italia per approdare con valigie enormi, conserve alimentari rigorosamente salentine e infinite raccomandazioni familiari a Berlino, la domanda che mi sveglia ogni giorno non è più “Di cosa dovrò lamentarmi oggi?” ma “Cosa scoprirò oggi di nuovo?“.
Perché ora, dopo un mese di organizzazione e assestamento, sto iniziando a capire cosa faceva brillare gli occhi a chi entusiasta mi parlava così bene di questa città, senza poi saper motivare una reazione simile, senza sapermi dire cosa effettivamente vi avesse trovato. Il punto è che quello che vedi è solo una piccola porzione dell’atmosfera più generale che senti intorno. Quando ne attraverso le strade, quando la città stessa mi invita a fermarmi di fronte ad una semplice targa in Bebelplatz o ad uno spoglio, e ancora più significativo, tragitto di Muro di fronte alla Topographie des Terrors, che mi trovi nei meandri dell’Holocaust Mahnmal o inciampi in una Stolperstein, mi chiedo se ho il diritto di calpestare la Storia, di camminare a cuor leggero là dove è trascorso il dolore altrui.
Perché esiste una cultura della memoria alla quale non si può restare indifferente, ma allo stesso tempo non puoi non avere l’impressione di una città che si muove sinuosa verso il proprio futuro, assaporando sorridente un interessante presente. Esiste un equilibrio tale da regalare anche a te una stabilità che non credevi possibile. E come puoi crederla possibile quando arrivi in un posto che di diverso non ha solo le temperature già glaciali a fine ottobre e la birra che costa meno dell’acqua?
Arrivi convinta che le 10 parole di tedesco che hai imparato ti salveranno in ogni situazione per poi accorgerti che pronunciate da te non formano nessuna frase di senso compiuto; dopo 4 anni di università italiana in cui la possibilità di seguire una lezione si basava sul patto che tu e i tuoi compagni teneste la bocca chiusa, improvvisamente ti viene chiesto ad ogni corso di presentarti, di motivare il tuo essere lì, di portare la tua esperienza e conoscenza per interagire e discutere; il momento di fare la spesa ti occupa almeno un’ora se cerchi di decifrare ogni etichetta e ti velocizzi solo quando decidi di basarti sull’aspetto estetico e di rinunciare a cercare l’acqua minerale, il pangrattato e il sale grosso.
E allora Berlino ti viene in aiuto, ti offre i suoi mercati alimentari che non avresti mai creduto essere così silenziosi e multi-culturali, i mercati delle pulci da cui non torni mai a mani vuote, le caffetterie e i club dalla loro atmosfera calda, accogliente e sempre diversa, i sorrisi dei bambini in metro, un sistema di trasporti che ti fa sentire libera di andare ovunque, un’offerta culturale che ti fa perdere ore solo a scegliere cosa vuoi fare oggi, i tramonti che ti riempiono il cuore di bellezza. E nonostante continui a sentirti così lontana da tutto ciò che è “familiare”, nonostante vorresti che tutte le persone, esperienze, libri, note, passi fossero concentrati in un solo luogo, a portata di mano, invece di questi fili ingarbugliati che è difficile stringere in due sole mani, senti che la Vita sta scorrendo dentro e intorno e ti addormenti col cuore un po’ più pieno, ringraziando di essere arrivata qui, nella inafferrabile Berlino.
Foto: Berlin Kreuzberg Kottbusser Bruecke Ankerklause ©Andreas Lehner CC BY SA 2.0