Colonia, se l’Internazionale cambia il titolo di Der Spiegel per smorzarne i toni. E sbaglia

di Francesco Castelnuovo

Dieci giorni fa Der Spiegel pubblica un articolo. Il titolo è “Come il Capodanno a Colonia ha cambiato la Germania“. Il sottotitolo è “Il Capodanno a Colonia si è trasformato in un attimo in un caos incontrollato fatto di assalti sessuali e furto, la maggior parte commessa apparentemente da stranieri. Un fatto che ha provocato un aspro dibattito sull’immigrazione e i rifugiati, di quelli che possono cambiare il Paese”.

Qualche giorno dopo Internazionale riprende l’articolo del Der Spiegel. Gli dedica addirittura la copertina del numero. Ma – piccolo particolare – ne cambia titolo e sottotitolo. Il titolo diventa “La trappola di Colonia” (espressione che io non ho trovato in tutto l’articolo originale). E al posto del sottotitolo originale, mette le parole presenti all’inizio dell’articolo: “A Colonia la notte di Capodanno sono successe tante cose: molte contraddittorie, molte reali, molte immaginate”.

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Una bella differenza rispetto all’originale. Che, anche a non voler pensar chissà cosa, ingenera per lo meno una sensazione di semantica ambiguità. Già solo nell’uso della parola “trappola”. Per non parlare del suo accoppiamento con le parole “cose contraddittorie…cose immaginate”. Ambiguità che nell’articolo è assente, visto che – al di là dei vari punti di vista sull’accaduto che offre – il pezzo del Der Spiegel è chiarissimo su un punto, sia nelle sue premesse che nelle sue conclusioni: l’impotenza dello stato di fronte ai crimini commessi e l’impotenza di una ripetizione astratta del concetto di “integrazione” che non metta le mani nella sempre più torbida realtà dei fatti.

Ecco…Internazionale, che è diretta da Giovanni De Mauro figlio di un grande uomo, Tullio De Mauro, che tanti anni fa ci insegnò l’importanza dell “uso delle parole“, dovrebbe spiegarci – al netto della ovvia libertà di adattamento di un articolo – da dove nasce questo loro bisogno di lasciare a briglia sciolta in prima pagina quel mostro che gli antichi chiamavano “il tradimento della traduzione”.

PER LEGGERE L’ARTICOLO ORIGINALE DEL DER SPIEGEL CLICCATE QUI

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