Berlino, due donne guardie carcerarie arrestate: una è amante di un boss dietro le sbarre

Corruzione dietro le sbarre a Berlino: il boss del clan Remmo e la relazione segreta con una guardia carceraria

Nasser Remmou, leader del clan Remmo, avrebbe ricevuto favori speciali nel carcere di Plötzensee. Le due guardie penitenziarie coinvolte sono state corrotte poiché una di loro avrebbe avuto una relazione sentimentale con Rammou stesso.

Il detenuto, condannato per gravi reati, avrebbe avuto accesso a cibo, vestiti e un telefono cellulare, continuando a gestire i suoi affari illeciti dall’interno della prigione. Rammou ha una lunga storia malavitosa che include traffico di armi, droga ed episodi di violenza. La sua ultima condanna a nove anni di carcere è avvenuta dopo l’hackeraggio al sistema di messaggistica criminale EncroChat.

L’indagine della Procura di Berlino solleva dubbi sulla sicurezza carceraria e sul potere dei clan criminali anche dietro le sbarre della struttura. Per il momento le due donne sono state rilasciate.

Relazioni segrete e favori fra boss e guardia nel carcere di Plötzensee

Nasser Rammou, boss del clan Remmo, ha goduto di parecchi trattamenti di favore nel carcere di Plötzensee a Berlino. Infatti, le indagini hanno rivelato che una delle agenti penitenziarie ha avuto una relazione sentimentale con lui, permettendogli di ricevere cibo, vestiti e un telefono cellulare.

Così, i privilegi del boss gli hanno consentito di vivere in condizioni ben più comode rispetto agli altri prigionieri e di mantenere contatti con l’esterno per gestire i suoi affari illeciti. L’altra guardia coinvolta avrebbe aiutato Rammou, introducendo clandestinamente nella struttura oggetti proibiti.

La relazione tra Rammou e la guardia non era un mistero per chi lavorava nel penitenziario. Numerosi testimoni sostengono che il suo comportamento arrogante e spavaldo in carcere venisse ignorato senza conseguenze.

Per di più, nessuno perquisiva mai la sua cella, un privilegio concesso solo a pochi. La sua influenza nel clan Remmo gli garantiva potere anche dietro le sbarre, indebolendo le misure di sicurezza del carcere e alimentando il sospetto che le autorità abbiano ignorato le sue azioni.

Chi è Nasser Rammou e il clan Remmo

Il clan Remmo, di origini arabe, è temuto per i suoi legami con la criminalità organizzata berlinese e la sua implicazione in reati violenti e furti di una certa importanza. Nasser Rammou, 46 anni, figura di spicco della famiglia, è uno dei suoi leader più influenti. Il clan gestisce operazioni su larga scala, dal traffico di droga al riciclaggio di denaro, e vanta una rete estesa di centinaia di membri.

Nel 2017, alcuni membri del clan hanno partecipato al furto di una moneta d’oro dal Bode Museum di Berlino. Nel 2019, invece, hanno partecipato al saccheggio del tesoro della Green Vault di Dresda, rubando gioielli per un valore di 116 milioni di euro.

L’anno seguente, le autorità olandesi e francesi hanno scoperto e bloccato l’uso criminale di Encrochat, un sistema di messaggistica criptata. Tra gli utenti c’era Nasser Rammou, coinvolto nel traffico di cocaina e armi. Le forze dell’ordine hanno intercettato milioni di messaggi, raccolto prove e arrestato il boss, portandolo alla condanna di 9 anni.

Nasser ha trascorso molti anni in carcere per reati gravi, tra cui traffico di armi e cocaina. Nonostante la sua lunga carriera criminale, nessuno ha mai messo in discussione la sua posizione di potere, e a quanto pare, nemmeno all’interno del sistema penitenziario.

Indagini e accuse di corruzione

Le autorità hanno avviato un’inchiesta approfondita contro le due dipendenti del carcere di Plötzensee, accusate di corruzione e concussione. Il 30 dicembre 2024, la polizia ha eseguito una perquisizione simultanea, ispezionando la cella di Rammou e le abitazioni delle due guardie.

Gli investigatori sospettano che le due funzionarie abbiano introdotto oggetti non autorizzati nella prigione, ma non hanno trovato stupefacenti o altre sostanze vietate. L’inchiesta punta a scoprire se altre guardie abbiano partecipato e se la relazione tra le agenti e il detenuto abbia compromesso la sicurezza del carcere.

Al momento, le due donne sono state rilasciate, ma le indagini continuano a intensificarsi, con l’obiettivo di scoprire l’eventuale portata di questa rete di corruzione.

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