Tentativo di occupazione alla Freie Universität

Tentativo di occupazione alla Freie Universität, venti persone incappucciate hanno fatto irruzione nell’edificio giovedì

L’occupazione è stata portata avanti da un gruppo di attivisti filo-palestinesi, che nella giornata di giovedì 17 ottobre sono entrati nella FU di Berlino. Non vi è assoluta chiarezza sul numero esatto di protestanti, con le autorità che ne segnalano 15-20, mentre dall’università pare essere di almeno 40 persone. L’occupazione è stata rapidamente interrotta all’arrivo della polizia. Un tentativo fallimentare, che è però costato caro all’università e ai propri dipendenti.

Si parla infatti di un atteggiamento particolarmente aggressivo nei loro confronti. Durante il tentativo di occupazione, i protestanti avrebbero srotolato uno striscione rivolto alla polizia, comunicando che se gli agenti avessero fatto irruzione nell’edificio, gli incappucciati avrebbero distrutto l’impianto informatico. L’infrastruttura tecnologica è stata gravemente danneggiata, con i singoli telefoni che non funzionavano più. I dipendenti che si trovavano all’interno dell’edificio hanno lamentato anche problemi con Internet. Gli stessi dipendenti si sono ritrovati faccia a faccia con l’aggressività del tentativo di occupazione: oltre ai danni alla proprietà, anche conflitti fisici tra gli incappucciati e i dipendenti. Attualmente tutti i dipendenti avrebbero lasciato l’edificio. Un aiuto psicologico li accompagnerà a seguito delle violenze subite.

L’intervento della Polizia

Per quanto riguarda l’irruzione della polizia, l’operazione è andata avanti nel pomeriggio ed è stata completata con successo. Gli incappucciati hanno per lo più lasciato l’edificio all’arrivo dei poliziotti, i quali sono riusciti comunque ad arrestare alcuni sospettati. Non arrivano comunicazioni ufficiali dalla polizia di Berlino, ma gli agenti avrebbero fermato tre donne e un uomo con sufficienti prove di colpevolezza e partecipazione all’occupazione. Tali prove vengono considerate dalla polizia come “prove complete”. La polizia è stata informata dell’occupazione alle 13:15 circa e si è subito recata sul posto con un totale di 70 agenti. Le valutazioni fatte dalla polizia hanno portato a ridurre il numero di intrusi da 40-50 persone a una ventina in totale.

Il Presidente dell’Università denuncia l’accaduto

“È un attacco massiccio, criminale” sono le parole riportate dalla RBB, con Günter Ziegler, Presidente della FU, che si è scagliato fortemente contro l’occupazione. Il gesto portato avanti dagli attivisti segna per Ziegler un superamento netto del confine, un attacco nei confronti dell’università. Stando alle parole del presidente, la Freie Universität è sinonimo di dialogo. Il mandato della stessa università, tra le altre cose, è quello di negoziare i problemi grandi e difficili del mondo, tra cui è immancabile citare proprio l’attuale situazione in Medio Oriente. Oltre a denunciare il tentativo di occupazione, il presidente Ziegler considera l’attacco fallimentare proprio per l’istituzione che è stata colpita e nella quale è fermamente convinto risieda il dialogo alla ricerca di soluzioni.

L’edificio si ritrova attualmente deturpato dalla breve occupazione. Gli occupanti hanno imbrattato le pareti con slogan inerenti alla situazione in Medio Oriente. Le scritte rosse sull’ingresso attestano “Killers”, “Free Gaza” e “Still Complicit”, come riportato dal Berliner Morgenpost. Nel resto dell’edificio appaiono anche altri segni di vandalismo, tra cui il triangolo di Hamas.

Le reazioni reprimono l’occupazione

Si sono aggiunte varie voci dal mondo politico, che hanno espresso un forte dissenso nei confronti dell’accaduto. Forti sono le parole di Ina Czyborra, senatrice scientifica dell’SPD, che condanna l’occupazione. “I reati devono essere puniti”, nessuna tolleranza dunque nei confronti degli occupanti. L’atteggiamento violento, gli attacchi fisici ai dipendenti e l’infrastruttura dell’università gravemente danneggiata. Un’opposizione ferma a tali atteggiamenti, con la promessa di mantenere tale determinazione. Nella dichiarazione scritta della senatrice trova spazio anche un plauso alla rapida reazione della direzione dell’università e della polizia, che hanno permesso l’interruzione del tentativo di occupazione.

Anche il gruppo parlamentare dei Verdi si è espresso a riguardo. “La violenza non è mai un mezzo di libertà di espressione e una protesta democratica”, con queste parole si accodano alla condanna nei confronti dell’occupazione di giovedì. Alle dichiarazioni segue la solidarietà per i dipendenti colpiti dall’attacco, augurando loro una pronta guarigione. Anche l’AfD si è espressa attraverso le parole di Martin Trefzer, portavoce della politica universitaria. A preoccupare è la radicalizzazione dell’attivismo pro-Palestina, con il partito che sottolinea l’assenza di paura nel compiere crimini all’interno delle università. Anche Kai Wegner, sindaco di Berlino, ha condannato l’occupazione priva di dialogo, coi conseguenti danni alla proprietà e la violenza attuata.

Il precedente di Maggio: l’occupazione del cortile nella FU

Nel Maggio scorso, 150 attivisti pro-palestinesi avevano infatti occupato il cortile della Freie Universität. Si trattava del cortile del teatro sul cosiddetto Rustlaube dell’università, nel distretto di Dahlem. Al tempo gli studenti avevano allestito alcune tende, trattandosi di un’occupazione importante che ha poi richiesto l’intervento di 200 poliziotti. Le autorità hanno represso ogni tipo di protesta, annunciando che non avrebbero tollerato manifestazioni sostitutive. Di fronte alla mensa si erano riunite due manifestazioni spontanee, una pro-palestinese e l’altra pro-israeliana. I gruppi di studenti avevano rilasciato delle dichiarazioni congiunte sui propri profili Instagram: “In solidarietà con il popolo palestinese, noi, gli studenti di Berlino, abbiamo allestito il nostro campo alla Freie Universität”. Tra le loro richieste, l’invito alle università di Berlino a sostenere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e boicottare Israele “accademicamente e culturalmente”.

Anche al tempo, il presidente della FU Günter Ziegler aveva detto che le università non sono il luogo per questo tipo di protesta, ma piuttosto una dimensione adatta al dialogo scientifico e allo scambio. Una critica all’operato dell’università è arrivata dal Consiglio centrale degli ebrei in Germania: “L’odio per Israele e lo sfondo antisionista e antisemita dell’azione sono evidenti”, aveva detto Josef Schuster, presidente del Consiglio centrale. Al tempo, le manifestazioni pro-palestinesi impazzavano nelle università degli Stati Uniti, i quali studenti avevano dimostrato un grande dissenso nei confronti dell’intervento militare israeliano nella Striscia di Gaza.

Leggi anche: Gaza e non solo: ora le università di Berlino possono cacciare gli studenti che protestano

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Immagine di Copertina: Foto di Farahim Gasimov da Pixabay