Chi sono e come vivono i senzatetto di Berlino. Reportage
Chi sono e perché hanno deciso questa vita i senzatetto di Berlino: un reportage a firma di Marta Miotto, Alessia Pacini, Vanessa De Palma, Cristina Matteucci, Chiara Canu, Sara Mischis, Ruth Not e Federica Cozzolino
«Uno degli aspetti più difficili di vivere in strada è proteggere quel poco che hai visto che gli altri senzatetto cercano di rubarti qualsiasi cosa tu possieda». Dani ha 35 anni e vive per le strade di Berlino dal 2014. La scorsa notte, e probabilmente anche molte di quelle precedenti, l’ha passata sui gradini del supermercato Rewe di Warschauer Straße, dove vive tra vecchie coperte. Attorno a lui una decina di persone stanno ancora dormendo, c’è poi chi fuma e chi chiacchiera. Dani è l’unico ad aver accettato il nostro invito di pochi minuti prima, quando eravamo ormai pronti ad andarcene dopo aver ricevuto una serie di no, e vedendolo svegliarsi e stiracchiarsi abbiamo provato un ultimo tentativo di approccio per scoprire come si vive da senzatetto a Berlino.
A tu per tu con Dani
Ci sediamo accanto a lui e gli offriamo una sigaretta. Appena inizia a parlare notiamo subito che non è totalmente lucido. All’interno del sacco a pelo ci sono tre bottiglie di birra, due vuote e una piena. Pensando inizialmente che non sia tedesco, iniziamo a parlargli in inglese. Lui risponde, ma le risposte sono sconnesse e spesso senza un filo logico. Proviamo quindi in tedesco, ma cambia poco, anzi dopo aver iniziato in tedesco, torna senza motivo all’inglese. «Vengo dalla Sassonia. Dopo aver perso il lavoro cinque anni fa, ho deciso di voler smettere di vivere da “schiavo” del sistema burocratico tedesco. Ho viaggiato nel sud della Germania, in Francia e poi sono arrivato qui a Berlino. Nella vita di strada ho trovato la libertà che cercavo». Da allora Dani ha perso totalmente i rapporti con la sua famiglia. «Mia madre conosce la mia situazione, ma non si intromette» ci dice mentre finisce di fumare la sigaretta offerta. Ha il volto arrossato, coperto di escoriazioni e croste che scendono anche sulle braccia e sul resto del corpo e l’aria stanca, di chi dei marciapiedi conosce anche l’odore. Dimostra molti più anni di quelli che ha. Emana un odore non facile da sostenere. «Qui a Berlino ho scelto di vivere a lato del supermercato perché è un angolo protetto e riparato. Ho l’appoggio dei dipendenti del locale e una sorta di protezione. Mi tengono d’occhio e mi portano da mangiare quello che avanza a fine giornata». Sembra contento delle attenzioni che gli riserviamo. Gli fa piacere il contatto umano nonostante le titubanze iniziali. Stiamo per andarcene, ma lui ci chiede di continuare con le domande. Rimarca più volte il suo essere contento di vivere per strada e di essersi guadagnato la libertà, anche se ammette che non è una vita “facile”. «Ad un mio vicino di sacco a pelo una volta hanno rubato le scarpe mentre dormiva. Ed era inverno. Ma a parte i furti non ho paura».
Senzatetto a Berlino, i numeri
Oggigiorno i senza tetto in Germania sono circa 860 mila, 150 mila in più dal 2014. La metà di loro non sono tedeschi. Solo a Berlino, se ne contano tra i 6mila e i 10mila. Il 22,3% ha figli, ma per fortuna, non vivono assieme. Non c’è un dato specifico sull’età e il sesso, ma passeggiando per l’area intorno allo Zoo o a Moabit, lungo la Turmstraße, zona di ritrovo anche di molti migranti in attesa di risposte sulla loro domanda d’asilo, è facile incontrare anche molte donne. Nonostante l’assegno sociale di 416 € mensili e il diritto al pagamento dell’affitto di un’abitazione, molti dei senzatetto che avrebbero il diritto di chiedere il sostegno del welfare tedesco, rifiutano ogni aiuto. Non vogliono poi essere costretti a svolgere lavori socialmente utili né seguire quei corsi di aggiornamento obbligatori per continuare ad ottenere l’assistenza sociale. Preferiscono dire no a tutto anche se la vita di strada è spesso violenta. A Berlino solo nel 2016 sono state registrate ufficialmente (ma molte non sono denunciate) 120 aggressioni ai loro danni, di cui 19 con la morte. Ben due terzi dei litigi sono avvenuti tra senzatetto, l’altro terzo sono il frutto di aggressioni spesso completamente immotivata da parte di “gente normale” come dimostrano casi tragici come quello del luglio 2018 quando un uomo ha dato fuoco a due clochard.
La differenza tra Obdachlose e Wohnungslose
Quando si parla di senzatetto bisogna però chiarire che in realtà non tutti loro vivono per strada. In tedesco esiste anche una distinzione di vocaboli: l’Obdachlose non è uguale al Wohnungslose. Le rispettive traduzioni sono “senzatetto” e “senza fissa dimora”. Sono talvolta usate come sinonimi in italiano, ma in questo caso evidenziano una differenza sostanziale: mentre i Wohnungslose, pur non avendo una residenza fissa, riescono a dormire al coperto in ostelli o presso amici o famigliari, gli Obdachlose passano la notte per strada, nei parchi o nelle stazioni. «Al momento è possibile solo fare delle stime sul numero totale di senzatetto, ma il Senato di Berlino sta progettando un censimento degli Obdachlose una volta chiarite le questioni di privacy» ci spiega Reinhard Naumann, “sindaco” a capo del quartiere Charlottenburg-Wilmersdorf di Berlino ed esponente locale del partito socialdemocratico (SPD), lo stesso a capo del borgomastro Michael Müller. Continua Naumann: «Posso fornire solo i dati sul mio distretto visto che conduciamo un nostro progetto abitativo, il Probewohnprojekt, che in data 31 dicembre 2018 ospitava circa 3000 persone per un prezzo molto accessibile.
Senzatetto a Berlino, prevenzione e strutture
Il Senato di Berlino nell’ultimo anno ha aumentato i fondi per l’assistenza ai clochard di 3,9 milioni di euro, per un totale di 8,1 milioni. Naumann ha molto a cuore la situazione. È l’unico amministratore locale ad averci dato subito disponibilità ad un’intervista. Quasi tutti gli altri non ci hanno risposto, solo un paio ci ha disponibilità, ma a date molto lontane. Parlare di senzatetto non è né facile né porta voti. «Prevenire la condizione di senzatetto è il principale obiettivo della città: chiunque rischi di perdere la propria abitazione viene indirizzato al Soziale Wohnhilfe, il servizio sociale di sostegno abitativo, che viene anche informato dai tribunali delle procedure di sfratto in corso. Se i richiedenti non sono mai stati registrati in città vengono assegnati ad un ufficio del servizio sociale in base al loro mese di nascita. In caso contrario, il loro caso passa all’ufficio dell’ultimo distretto in cui avevano registrato la propria residenza. Questo perché l’amministrazione cerca di non sradicare le persone dal loro quartiere, e se possibile le aiuta a mantenere la propria casa, anche pagando l’affitto pendente. Quando ciò non fosse possibile, i richiedenti vengono alloggiati in ostelli e residenze temporanee, i cui costi possono in molti casi essere coperti dal welfare tedesco. Inoltre diverse organizzazioni, talvolta affiliate con la Chiesa, offrono ospitalità di emergenza, pasti caldi gratuiti, doccia e lavanderia e sono aperte tutto l’anno dalle sei di sera alle otto del mattino. In inverno, da ottobre ad aprile, la cooperativa Berliner Kältehilfe mette a disposizione posti letto in numerose strutture sparse per la città, servizi di cura e counselling e una lista di locali aperti di notte, mense, ambulatori e contatti utili reperibile sul loro sito».
I limiti delle iniziative politiche
«Nonostante queste strategie, per prevenire l’aumento di senzatetto è necessario che i prezzi degli affitti a Berlino tornino accessibili e che la disponibilità di case popolari aumenti. Per il comune alloggiare le persone in ostelli o residenze temporanee notte per notte è più costoso di un affitto mensile. Anche se le spese abitative sono coperte in ogni caso, l’obiettivo dell’amministrazione è che nessuno perda più la casa a causa dell’affitto arretrato e che i senzatetto trovino una sistemazione fissa e non solo soluzioni temporanee. Un anno fa Berlino ha avviato un processo partecipativo per esaminare l’intero percorso di sostegno ai senzatetto e adattarlo alle esigenze attuali. In questo processo, oltre alle amministrazioni del Senato e alle istituzioni benefiche, partecipiamo anche come Charlottenburg-Wilmersdorf. Possiamo già ora accogliere tutti i senzatetto che chiedono alloggio. Di solito lo facciamo il giorno stesso, al più tardi dopo due giorni. Tre anni fa, per soddisfare i bisogni speciali di singoli gruppi di persone, abbiamo creato un dormitorio per donne senzatetto con e senza figli minorenni. Stiamo anche progettando di espandere le offerte a persone con handicap o bisognose di assistenza. Abbiamo inoltre condotto un anno di ricerche sulla situazione delle senzatetto e senza fissa dimora, istituito una sezione femminile nel progetto di edilizia abitativa e ampliato ulteriormente la sistemazione per le donne. Fondamentalmente, cerchiamo di raggiungere chiunque viva per strada, perché lì la loro sicurezza non è garantita. Tuttavia, le persone che non sono in grado di essere ospitate da Soziale Wohnhilfe, hanno la possibilità di tenere i loro oggetti di valore al sicuro nei centri diurni e di ricevere pasti e cure mediche».
Come gestire chi rifiuta aiuti e alloggi
«Ci sono diversi motivi per cui i senzatetto non chiedono aiuto o rifiutano l’alloggio. Alcuni di loro accettano aiuti parziali, come un caffè, una coperta o un pasto, ma rifiutano di servirsi di un riparo di emergenza. Alcuni lo fanno perché hanno le loro abitudini quotidiane. Le attività che hanno pianificato per se stessi possono scontrarsi con il servizio offerto e fornito dallo stato. Se lasci un’area in cui hai messo radici, c’è il rischio che non vengano ripresi i legami stretti lì o che gli oggetti lasciati andranno persi. Dobbiamo essere consapevoli che i senzatetto che si trovano ad affrontare una situazione difficile da diversi anni, ormai abbiano preferenze, idee e credenze che si sono evolute e solidificate nel tempo. Un’altra ragione è che molti senzatetto soffrono di gravi malattie mentali. Non sono in grado di fare il punto della loro situazione. Una situazione che non può migliorare in strada. Hanno bisogno di sostegni speciali. A volte, quando rischiano la vita, sono necessari provvedimenti contro la loro volontà. In generale, ci vogliono molta pazienza e profondo rispetto da parte di tutti gli operatori di strada, al fine di offrire loro aiuto e opportunità di reinserimento». Tra i tanti progetti per il recupero di persone ai margini a Berlino è nata nel 2012 anche un’Università per senzatetto per “risvegliare l’interesse per l’arte, la musica, la conoscenza, di persone che spesso sono demoralizzate e sfiduciate”. Non solo giovani emigranti da varie parti del mondo occidentale. Una nuova vita a Berlino deve essere possibile per chiunque. Sempre se, chi ne ha voluto prendere le distanze, lo voglia davvero.
[adrotate banner=”39″]
RIMANI AGGIORNATO SU BERLINO, SEGUI BERLINO MAGAZINE SU FACEBOOK
[adrotate banner=”34″]
Photo Cover: © Dorran – Pexels CC0