“Se una notte a Parigi, una tedesca e un italiano”, il libro delicato e divertente di Federico Iarlori (di Ritals)

Il debutto editoriale di Federico Iarlori è un libro da figli dell’Erasmus scritto con un garbo e un sarcasmo che sarebbe un peccato non darsi la possibilità di goderselo

Federico Iarlori è una di quelle persone di intelligenti, ironiche e di cuore di cui si spera sempre che ce ne sia un numero maggiore in giro di quanto se ne abbia percezione. Solo essendo una persona speciale si può resistere alle continue provocazioni di Svevo Moltrasio, l’autore di Ritals (che ci permettiamo di schernire solo perché è un nostro amico). I due hanno dato vita anni fa ad una delle web-serie più argute e divertenti sul web, un concentrato di sarcasmo e belle idee sulla vita degli espatriati italiani che nel 2016 ci portò ad invitarli anche a Berlino per una proiezione speciale al Babylon. Le analogie tra francesi e tedeschi sono infatti più di quante ne potreste immaginare. Lo sa bene Federico che non solo è un attento osservatore della realtà lavorando da giornalista per tante testate in giro per il mondo, ma ancor più perché durante la sua vita in Francia, iniziata con un Erasmus nel 2010 (ma Federico da sempre sognava di vivere a Parigi) si è legato ad una donna tedesca con cui ha avuto ben due bambini. La loro vita a Parigi, recentemente trasferitasi a Strasburgo, è al centro del suo debutto editoriale, “Se una notte a Parigi, una tedesca e un italiano”.

La vita di Federico tra scrittura e figli

Federico di fatto, a parte il tempo che trova per scrivere, fa il mammo. Nils ha 6 anni, Romy solo 6 mesi. Chi va al nido, pensa alla spesa e alle faccende domestiche è più lui che la compagna, impegnata invece in un tradizionale lavoro da ufficio. Ad una premessa già da sola originale (un italiano legato ad una tedesca che fa il mammo in Francia), Federico aggiunge una bravura nella scrittura propria solo a chi è in grado di vedere la vita da diverse prospettive con tatto, sensibilità e capacità di far sorridere. Lo dimostra la lettera di qualche giorno fa con cui ha voluto lanciare la notizia della pubblicazione del suo libro e che, su suo permesso, ci permettiamo di pubblicare. Vi avvertiamo: dopo la sua lettura è probabile che vi venga voglia di cliccare su uno dei link e ordinare a casa il suo libro.

 

Cari amici,

sarò sincero. In preda al delirio narcisistico tipico di chi, dopo tanto lavoro, non vede l’ora di gridare al mondo intero “Adesso è il mio momento!”, pretendevo inconsciamente che con l’uscita del mio libro il mondo si fermasse. Che le acque si aprissero, biblicamente, e mi rendessero omaggio, come se si trovassero dinanzi a un novello Mosè con la miopia. Lo so, a 36 anni suonati avrei dovuto sapere che non funziona così. Che la vita continua, con i suoi alti e bassi, che il mondo va avanti e che gli oceani se ne fregano di noi e restano lì, a volte quieti, altre volte in tempesta, ma se ne fregano comunque. Di certo non mi aspettavo che ci piombasse addosso uno tsunami come quello che sta sconvolgendo le nostre vite e che sta divorando con la sua meschina avanzata il nostro tempo libero, le nostre passioni, i nostri progetti, col rischio che faccia lo stesso con la nostra salute.

Chi mi conosce bene sa da quanto tempo aspettavo questo momento. Una vita. Sa quanto le mie velleità letterarie mi rendessero simile a Mario Samigli, il protagonista del mio racconto preferito di Italo Svevo, del quale speravo tuttavia di non condividere la sorte. Nonostante sia difficile immaginare un momento peggiore per uscire in libreria, con l’aiuto della letteratura che così tanto amo, cerco di ripetermi che sarebbe potuta andare peggio. E non solo perché per il momento né io, né i miei cari siamo ricoverati in terapia intensiva. No. Sarebbe potuta andare semplicemente come nel romanzo di Saramago, ad esempio, che in questi giorni surreali in molti stanno scoprendo o riscoprendo: se non è piacevole leggere con la bronchite, va da sé che da ciechi lo sarebbe ancora meno.

Da casalingo disperato, da vedovo inconsolabile della movida dei miei vent’anni, ho appreso da tempo – mio malgrado – i vantaggi della segregazione domestica e sono certo che troveremo tutti il modo di rallentare, di ritrovare i nostri interessi, di leggere un buon libro o di regalarne uno a una persona cara, qualche attimo prima di dirle “arrivederci”.
“Stai per cominciare a leggere il primo romanzo di Federico Iarlori. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto.” È così che mi piacerebbe vedervi, volendo parafrasare il libro di Italo Calvino a cui ci siamo permessi di rubare l’ispirazione – non ce ne voglia il maestro. È così che vedo anche me stesso, tutto sommato, da tanto tempo: lontanissimi da Courmayeur.

Questa sera, al termine del primo giorno di quarantena nazionale, non è facile vedere la luce alla fine del tunnel, ma quando tutto sarà finito – e le vedo già quelle belle giornate calde e assolate, le famiglie a spasso con il gelato, i tavoli dei bar pieni di bicchieri di spritz, le gonne leggere, le panchine nei parchi in fiore… non qui in Francia, ma le vedo – potrò forse godere del piacere che subdolamente mi è stato negato, quello di incontrare i miei lettori e di ringraziarli uno a uno. E con un po’ di fortuna, quando l’Italia riaprirà le sue porte, riuscirò perfino a scorgere il mio libro dietro la vetrina di una delle mie amate librerie, come sognavo fin da bambino. Oppure – kafkianamente – no: ricorda, “tu sei destinato a un grande lunedì! Ben detto, ma la domenica non finisce mai… “

Nel frattempo, mi accontenterò di restare inchiodato allo schermo, in esilio forzato, ma comunque in vostra compagnia, che siete già così numerosi a scrivermi – anzi, visto che ci siamo, mandatemela qualche foto di una libreria aperta, se vi capiterà di passarci accanto mentre andate a fare la spesa. Ed è su di voi che dovrò contare, sulla vostra forza invisibile. Sulle vostre condivisioni, sul vostro passaparola, sui vostri commenti, più che mai fondamentali ai tempi del Covid-19.

Insomma, tutto questo per dirvi che il mio primo libro uscirà domani e che non smetterò mai di ringraziare il mio geniale compare Salvatore, la splendida Annalisa – oltre che una bravissima editor, un angelo custode – così come tutto il team della Giunti, fantastici! E anche per confessarvi che se questa merda di virus si levasse dal cazzo, ecco, non mi dispiacerebbe.

Love.

Se una notte a Parigi, una tedesca e un italiano

di Federico Iarlori

edizioni Giunti

costo: 15,30 €

acquistabile su Amazon qui

(e in futuro anche in libreria)

 

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